venerdì 26 marzo 2010

Mi basta un riassunto (breve se possibile).

Guardo poca televisione, qualche documentario e poche altre cose che in rete non si trovano, programmi per bambini - anche quelli sempre meno dato che mio figlio, come me, preferisce il computer. Per qualche strano motivo la televisione è tuttora molto importante se si considera che la maggior parte, se non la quasi totalità, dei cittadini italiani alimenta il proprio cervello utilizzando come fonte esclusiva di informazione i programmi televisivi. Non che leggere un solo giornale, schierato a destra o a sinistra, possa garantire un'informazione completa. Fatto sta che la televisione sembra avere il potere di comandare le persone, di stabilire le opinioni dominanti riguardo a un fatto, di definire e convalidare la realtà. Se questo è vero e chi ha il compito di produrre contenuti televisivi lo sa, allora non si capisce perché la televisione propone sempre materiale così scadente. Se la televisione è un'insegnante non si capisce perché insegni di tutto tranne ciò che sarebbe utile insegnare. Almeno su Internet puoi cercare un'alternativa più edificante, se non in Italia nel resto del mondo, con la televisione sei obbligato a prendere la sbobba che ti propinano. La maggioranza dei cittadini è proprio la sbobba che vuole. Anche se fosse, la logica del mercato, in cui si dà sempre al cliente ciò che chiede, non è applicabile senza interrogarsi sull'opportunità di soddisfare una domanda ignorando gli effetti che ne scaturiscono. Per semplificare, siamo sicuri di volere un popolo di fessi e rincoglioniti? I ragazzini vogliono giocare, non studiare scienza e letteratura. Che facciamo, li accontentiamo? Quei pochi che capiscono l'importanza dello studio si cerchino da soli un modo di procurarsi libri e insegnanti? Quando ci penso non riesco a darmi una risposta su come sia stato possibile accettare e permettere la deriva imbecille della televisione. Ma ormai è roba vecchia, si spera che Internet distrugga presto quel poco che rimane della tv.

Non era mia intenzione fare un pistolotto. L'impulso a scriverne mi è venuto stamattina quando ho visto in giro nel web un sacco di rimandi a una trasmissione andata in onda ieri sera ovunque tranne che sulla tv “normale”. Ieri alle 21 ero già a letto, forse avevo già anche chiuso il romanzo di Gibson che sto leggendo e avevo spento la luce. Comunque mi sono informato su wikipedia, per curiosità, per contribuire alla discussione su questo programma televisivo che riesce a far tanto parlare di sé oggi sul web. Ecco cosa ho trovato sui alcuni dei protagonisti e un cenno a cosa hanno detto di fondamentale e indimenticabile nell'imperdibile evento di ieri. Scusate se non mi pento di essermi perso questa sensazionale e formidabile trasmissione tv.

Michele Santoro: 59 anni, laurea in filosofia a Salerno, si iscrive al gruppo maoista comunisti italiani per il quale scrive sul loro quotidiano, passa al quindicinale del partito comunista e viene licenziato per non essere allineato alla posizione ufficiale del partito, fa varie cose tra cui uno sceneggiato radiofonico e nel 1982 entra in RAI. Nel 2004, con Lilli Gruber, viene eletto al parlamento europeo ma si dimette da parlamentare dopo qualche mese perché la legge vieta ai politici di partecipare alle trasmissioni in tv e lui vuole assolutamente partecipare alla trasmissione di Adriano Celentano. Al momento sono dunque 28 anni che è in RAI, è stato licenziato nel 2005 ma un giudice ha imposto alla RAI di riassumerlo e di fargli fare programmi in prima serata. Le accuse di faziosità, provenienti sia da destra che da sinistra, dei suoi programmi non si contano.

Nella trasmissione ha paragonato l'attuale governo a quello del ventennio fascista, ha equiparato il tentativo di Silvio Berlusconi di interferire nella libertà di informazione paragonandolo a Nixon e allo scandalo Watergate.

Antonio Cornacchione: 51 anni, autore di sceneggiature per alcuni fumetti come Topolino e Tiramolla, si dedica poi al cabaret. La sua comicità è caratterizzata dal tormentone “Povero Silvio” e nel 1998 interpreta il ruolo del portinaio in una sit-com sui canali televisivi Mediaset.

Nella trasmissione ha divertito il pubblico facendo satira politica.

Marco Travaglio: 46 anni, laurea in storia contemporanea, diventa giornalista e lavora nel 1987 per Indro Montanelli, prima a Il Giornale poi a La Voce, è visto come un giornalista scomodo per le sue inchieste giudiziarie. Si definisce un liberal-montanelliano che ha trovato asilo nell'area di sinistra, lo definiscono reazionario e giustizialista i suoi detrattori. Il suo curriculum è pieno di processi per diffamazione a mezzo stampa. In 26 anni ha pubblicato 20.000 articoli e 30 libri. Fanno 2 articoli al giorno e più di un libro all'anno.

Nella trasmissione ha sostenuto la rilevanza politica di quanto emerso dalle intercettazioni ribadendo una similitudine col Watergate.

Giovanni Floris: 43 anni, da studente ha lavorato come animatore nei villaggi turistici, laurea in scienze politiche, assunto in RAI nel 1996, si trova a New York l'11 settembre e viene nominato corrispondente. L'anno dopo gli viene affidata la conduzione di un nuovo talk-show.

Nella trasmissione si è dissociato dalle opinioni di Santoro ma ha espresso contrarietà all'idea che un politico possa influire direttamente su ciò che viene mandato in onda alla tv.

Gad Lerner: 56 anni, ebreo apolide, diventa cittadino italiano all'età di 30 anni. Nel 1976 scrive per Lotta Continua, organo dell'omonimo movimento di sinistra extra-parlamentare. Dopo 3 anni passa a Il Lavoro, Radio Popolare, Il manifesto, L'Espresso. Nel 1993 arriva a La Stampa. Poi entra in RAI. Nel 2000 diventa direttore del TG1, non manda in onda l'ultima intervista del giudice Paolo Borsellino dicendo in seguito “Non sono per niente coraggioso. Vivo nella bambagia e non l'ho mai nascosto.” Si dimette per un servizio del TG che manda in onda immagini pedopornografiche. Nel 2006 ha dichiarato il suo voto per la Margherita, attualmente è attivo nel PD.

Nella trasmissione ha puntato il dito contro la lottizzazione partitica della tv di Stato e contro la presenza nelle trasmissione dei soliti politici.

Daniele Luttazzi: nome vero Daniele Fabbri, 49 anni, arriva alla tesi ma si rifiuta di discuterla e quindi non si laurea. Si butta nella comicità. Cerca di importare in Italia il talk-show in stile americano, dove Luttazzi/Fabbri dovrebbe indossare i panni di un nostrano David Letterman o Jay Leno. Come professione ha una lista: attore, scrittore, musicista , giornalista e illustratore.

Nella trasmissione ha spiegato il suo pensiero riducendolo a metafore sul sesso anale e concludendo con l'odiare innalzato a gesto nobile.

Roberto Benigni: 58 anni, diploma di ragioneria. Anche lui si dedica alla comicità. Canta delle canzoni, appare in televisione, ottiene il successo nel campo cinematografico come attore, regista e sceneggiatore. Riceve 7 lauree honoris causa da varie università. Negli ultimi tempi si dedica alla divulgazione della Divina Commedia.

Nella trasmissione ha fatto battute comiche.

Emilio Fede: 79 anni, non c'è scritto se ha e qual è il titolo di studio. Inizia con la RAI nel 1954. Realizza dei servizi in Africa al termine dei quali gli viene dato un soprannome legato al conto spese: “Sciupone l'africano”. Nel 1979 si candida per il Partito Social Democratico. Nel 1987 il passaggio del potere dal Partito Socialista alla Democrazia Cristiana lo portano a uscire dalla RAI e a entrare in Mediaset.

Nella trasmissione ha difeso il Presidente del Consiglio.

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