lunedì 8 marzo 2010

Come il quipu, i mulini, i ferri di cavallo.

Un giorno la scrittura morirà. Ci ho pensato realizzando che non scrivo a mano, con la penna, la matita, non scrivo niente che non sia la lista della spesa: olio, grana, frutta. Sul retro di un vecchio scontrino o di una ricevuta del bancomat. Tutto quel tempo passato a insegnare alla mia mano il complicato utilizzo di uno strumento banale come può esserlo un bastoncino con la punta sporca. Gli infiniti esercizi per fare in modo che il segno depositato sulla carta rispondesse a rigidi criteri estetici, regole di conformità stilistica.
Pagine e pagine di lettere che differivano solo per la pressione esercitata da una mano stanca e dolorante, per sottili divergenze negli svolazzi o variazioni di pendenza dei trattini. Stampatello e corsivo, maiuscolo e minuscolo. Col tempo una vasta gamma di sperimentazioni per trovare una calligrafia, per lo studio di una firma autografa dotata di carattere. La riproduzione manuale a pennarello fluorescente dei font brevettati che rendevano speciale l'esistenza di parole svincolate da qualsiasi messaggio, il culto delle variazioni del segno che lo snaturano eppure lo mantengono riconoscibile.
Che importanza può avere la parola come strumento di comunicazione quando le singole lettere possono diventare oggetto meritevole di un culto alfabetico? La pittografia, gli ideogrammi, quanta fatica per tramandare un gesto. Ogni forma di scrittura sta per morire. Tornerà a venire usata da un piccolo esercito di mandarini, scrivere diventerà una professione nel vero senso della parola, basata sulla capacità di produrre fisicamente i segni di un alfabeto ieratico.
Per il momento siamo passati dalla matita alla tastiera, ma è solo un passaggio intermedio. Ci saranno solo immagini e suoni nel futuro. Se ci sarà bisogno di scrivere ci sarà un software che ascolterà la nostra voce e produrrà dei segni che ci sembreranno antichi, strani. Se ci sarà bisogno di leggere ci sarà un software che tradurrà a voce alta quei segni in parole e a questo punto non avranno più importanza i segni che i computer useranno per rendere possibile lo scambio.
E un giorno diventerà assurdo l'intero processo. Perché non mandare direttamente il file audio piuttosto che sprecare tutto quel software per scrivere e poi leggere? Perché non mandare un riassunto, con immagini descrittive che mi facciano risparmiare tempo. Si penserà che ci fu un tempo in cui la gente perdeva ore per scrivere e leggere, così come ora pensiamo che ci fu un tempo in cui la gente perdeva ore per andare tutti i giorni ad attingere l'acqua dal pozzo, o decenni interi per tirar su un tempio e riempirlo di decorazioni che si sono frantumate prima di arrivare a noi.
È tutta questione di tempo. Di gestione del tempo. Perché i film durano un'ora e mezza e non, che so, otto ore? I grandi romanzi che ci impieghi un mese a finirli e magari non ne valeva nemmeno la pena. Scrivere è chiedere alla gente di darti il tempo, di darti la vita, di fermarsi e dedicarsi a te. Non ci si può fermare, ogni fermata accorcia la vita. Un libro che ti occuperebbe un mese a leggerlo lo puoi ascoltare mentre fai altro, lo puoi vedere in un film cliccando sulla barra per saltare i pezzi che ti annoiano.
E poi chi sono tutti questi autori che scrivono, chi sono gli editori che scelgono cosa pubblicare, chi mette i soldi per la promozione? Un prodotto si vende se è sostenuto e promosso da una massiccia campagna pubblicitaria, a prescindere dalle sue effettive qualità. Il prodotto è un investimento che deve avere un ritorno in termini di introiti. È sempre stato così, specialmente se il prodotto non ha alcun utilizzo pratico e soddisfa i bisogni di un mercato di nicchia.
Scrivere e leggere accorcia la vita, digli di smettere. Musica, viaggi, televisione, bellezza, gioventù, sballo, non è più il tempo di attività sofisticate come la letteratura. Se non riesci a dirmelo con uno slogan non val la pena di farmelo sapere, se non trovi un vip che ci metta la faccia non mi interessa, se non è in cima alle classifiche non posso discuterne con i colleghi in ascensore. Un giorno la scrittura morirà, e in un certo senso è già morta.

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