mercoledì 22 giugno 2011

Totem

Bisogna tener presente che non esistono spaccature tali da separare le generazioni al punto da ritenere che ci sia una barriera di incomunicabilità fra noi e gente nata secoli fa, fra noi e gente che nascerà nel futuro. È importante affermare a voce alta che il mondo è sempre quello, le persone sono sempre quelle. Non è vero che un uomo del secolo scorso era stupido, il sapere a sua disposizione era così limitato rispetto a quello odierno da fare di lui un minorato mentale, se anche gli fosse dato modo di imparare non avrebbe potuto imparare nulla a causa di una prevalenza animale che lo rendeva più simile a una scimmia che a un uomo. Quando pensiamo a uomini del passato visualizziamo gente sporca, malata, cattiva, intenta a subire angherie dai nobili, soprusi dal potere, violenza perfino dalla chiesa. Ogni generazione esprime un atteggiamento di superiorità, più o meno intriso di condiscendenza, nei confronti delle generazioni passate. Negli ultimi secoli, con i progressi scientifici che hanno provocato a loro volta progressi economici e sociali, il fenomeno della tensione alla supremazia morale è sfociata nella superbia autoreferenziale: si è costruita l'identità collettiva per antitesi, come forma di rifiuto di un insieme di caratteristiche riassumibili nel totem dell'irrazionale.

Quando vogliono spaventarti, farti sentire inadeguato, retrogrado, povero, incolto, tutta una serie di qualifiche denigratorie, ti costringono a inginocchiarti di fronte al totem. Il principale ribaltamento di prospettiva, la revisione profonda nei criteri di rispettabilità sociale, il fantomatico riscatto dell'illuminismo, il colpo di reni post-moderno, tutto si riduce in escamotage per lasciarsi qualcosa alle spalle che è durato secoli definiti bui, per ri-trovarsi, ri-generarsi, un esperimento di resurrezione culturale dove qualcosa è andato storto, dove il risultato sono zombie, robot, macchine animate che possono simulare attività senziente senza comprenderne la natura, senza incorporare alcuno spirito vitale. Mi spiego meglio: siamo passati dal compiere sacrifici per non incorrere nelle ire di un totem irrazionale al ballare ubriachi attorno al totem del razionale. L'irrazionale si declina nella superstizione e nel terrore del soprannaturale, certo, ma anche nell'infantile stupore di fronte all'ignoto benigno fino al sacro timor d'Iddio. Il razionale si declina in filosofia morale, certo, ma anche nell'illusione di perfezioni possibili e nelle catastrofiche conseguenze degli azzardi tecnologici massificati.

Prendete lo sbarco sulla luna, cosa può meglio simboleggiare la fase dell'ascesa, il compimento della costruzione del nuovo totem? È la fase che precede la caduta, quando l'umanità si è trovata su un punto di massimo della curva del petrolio. C'è sempre qualcosa di concreto sotto ogni mutamento della Storia, in questo caso è l'oro nero. Popolazioni di contadini sottomessi all'autorità civile e spirituale per secoli dominati dall'assenza di elettricità (secoli bui nel vero senso della parola), di questo stiamo parlando. Chi nasce adesso pensa che il mondo è stato costruito così dagli avi in base a un progetto millenaristico, che la realtà sia pervasa dalla Ragione, il cui totem è raffigurato ovunque sotto forma di piccoli esempi di coraggiosa sicumera e di slancio ottimistico verso un futuro sempre più luminoso, dove la luce non è più quella del sapere o dell'illuminazione interiore ma è quella dell'intelligenza applicata, dell'energia a basso costo per mantenere in funzione l'apparato produttivo della società consumistica. Il problema non è più interrogare gli spiriti per scoprire se questo è un bel giorno per morire, ma fare in modo che nessun giorno lo sia, mai più, per nessuno.

La sfida all'impossibile, è sempre la stessa storia, fin da Icaro, fin da Milton, lo sforzo iperbolico di trovare fuori di sé una motivazione per vivere. Il totem, l'idolo, gli archetipi, fate riferimento ai correlati empirici che preferite, troverete sempre il nucleo invariato dell'essere umani. La necessità di avere certezze indubitabili, la pretesa di non doversi affidare all'indimostrabile, il bisogno che viene da un mondo ostile di governare gli eventi e garantirsi la sopravvivenza. Agli occhi di chi vive qui e ora i faraoni hanno fallito, i guru hanno fallito, gli dei e le dee hanno fallito, il Dio degli eserciti che si storicizza e si identifica nel suo popolo ha fallito, il misticismo della realtà come apparenza e inganno ha fallito, le ideologie hanno fallito e via dicendo. L'unico totem che traballa ma resta in piedi è quello della ragione che in versione popolare viene adorata sotto forma di scienza i cui sacerdoti più o meno laureati vanno aumentando di numero e il cui funzionamento rimane misterioso agli occhi dei profani. Chiunque si opponga o dissenta viene accusato di non capire o di parteggiare per qualche religione da secolo buio, di ostacolare il cammino del progresso, di non essere degno di far parte del consesso umano.

Ma guardiamo da vicino alcuni effetti collaterali, alcuni prodotti di scarto, alcune conseguenze impreviste. Per esempio non esiste più il vero con la V maiuscola: la ricerca della verità è diventata una guerra di opinioni che viene condotta a colpi di argomentazioni condivisibili e l'ultima parola viene delegata a un arbitro o giudice terzo che valuta e compensa le rispettive convenienze. Neppure l'arte esiste più. Esistono modelli di successo proposti dal mercato in prima istanza e dalla comunicazione mediatica in seconda battuta, grazie a investimenti (una volta erano spese, ora sono investimenti) pubblicitari. Sportivi, intellettuali, attori, scrittori, musicisti, cantanti (adesso si chiamano performers), qualsiasi professione necessita dell'imprimatur dell'unico potere rimasto in grado di esercitare l'autorità sulla forma come sui contenuti: i media. La vita non è più riconoscimento di un'autentica e originale espressione di se stessi, non necessariamente esemplare, ma il sostegno all'artificiale proiezione di altro da sé, con i prevedibili effetti patologici sulla genuinità del proprio mondo interiore. Avete idea delle dimensioni del senso di colpa che va maturando nella coscienza collettiva? Avete idea dell'inferno individuale in cui vengono precipitati gli innocenti che si aggrappano alle promesse dell'ultimo totem rimasto a disposizione?

L'inganno della non-cultura mediatica sta producendo danni enormi. Non in termini di soldi, ma di ricchezza immateriale, fatta di energia non accumulabile nelle batterie. Mi chiedo se coloro i quali si prestano al gioco si rendono conto di essere vittime quanto gli altri, se ogni tanto fanno fatica a dormire rimuginando sul dubbio di millantare, di essere ingranaggi della banalizzazione e della mercificazione dell'inutile. La cultura da intrattenimento che mira a fare ascolti per vendere pubblicità ripagata dagli stessi fruitori/consumatori in un circolo vizioso che macina risorse umane e materiali ai ritmi folli dettati dalle esigenze di sostentamento del sistema. Tutto è diventato intrattenimento fine a se stesso. La droga è partita come sperimentazione per comprendere aspetti della realtà altrimenti preclusi (suona ridicolo ma così è in alcune culture e nella nostra con gli hippies), oggi la droga è una forma di intrattenimento. Il sesso pure. Il teatro nasce come intrattenimento e sta morendo proprio perché in un mondo fatto di intrattenimento il teatro non intrattiene abbastanza rispetto alla concorrenza, è di scomoda fruizione e sottilmente pretenzioso. La letteratura una volta era vademecum alle emozioni e ai sentimenti, era scuola di stile, era testimonianza educativa, oggi contano la trama e i personaggi, horror, draghi, vampiri, qualsiasi cosa si adatti a una trasposizione cinematografica da blockbuster, sono scrittori tutti quelli che trovano un editore, che pubblichino ricette, barzellette, libri comprati da ghost writers di professione (magari stranieri e poi tradotti male, non faccio nomi), saggi di politica a quattro o più mani per sfruttare nomi di personaggi resi famosi dall'esposizione mediatica dovuta a risultati in campi che nulla hanno a che vedere. Perfino il lavoro viene spacciato per intrattenimento, vedi posti di lavoro pieni di giocattoli per far capire che lì ci si diverte, che lavorare per alcuni fortunati è un puro e godurioso intrattenimento.

Nel mondo del razionale tutto diventa prodotto e ogni risposta irrazionale è comprensibile, governabile, trasformabile in un impulso di acquisto destinato a placare la più velleitaria delle aspirazioni, a soddisfare il più ardito desiderio conscio o inconscio. La dimostrazione ce l'abbiamo davanti agli occhi: sono i santi, i mostri sacri, morti o vivi che siano, gli intoccabili, i non criticabili, gli osannati dalle folle plaudenti che si specchiano nelle celebrità e partecipano della gloria e del successo per mezzo del fanatismo, del ruolo da supporter, del fedele di una setta dove per essere accolto ti viene richiesto solo di pagare il biglietto d'ingresso, non devi credere a niente che non sia dimostrabile. Poi qualcuno si sveglia una mattina e gli viene da chiedersi se per caso manchino dei valori, se forse non è il caso di fermarsi un momento a riflettere, se val la pena vivere così, se sia davvero il miglior modo di vivere. Certo, quale alternativa? Se cercare un nuovo totem portasse a trovarne uno peggiore dell'attuale? Si può pensare che la risposta verrà a galla nel futuro o che sia stata smarrita da qualche parte nel passato. Quello che non vi dicono è che non può durare, che le risorse sono scarse, che il pianeta non regge più di tot persone, che rinnovare promesse a oltranza non le fa avverare.

lunedì 20 giugno 2011

Elementi di bonus malus

Uno dei tentativi di razionalizzare che tengono impegnati i sacerdoti del positivismo e i predicatori dello stato etico riguarda il confine tra la responsabilità e la colpa, la suggestione del sentirsi buoni compiendo in effetti azioni dannose. Il relativismo morale che svuota di ogni valore la decisione d'imperio, la sottomissione a una autorità riconosciuta: una cosa è potenzialmente dia buona che cattiva fino a quando non si adotta un criterio per stabilire un giudizio condiviso. Lo stesso requisito della condivisione è una delle molteplici crepe che rendono fragile l'intero palazzo della pretesa oggettività dei risultati, secondo un procedimento che di scientifico ha solo la pretesa. La colpa come elemento di convenzione: la maggioranza, il consiglio degli anziani, il referendum ha fatto emergere la necessità sociale di ritenere perseguibile a norma di legge, che ne so, un esempio a caso, l'evasione fiscale o l'aborto o la guida in stato di ebrezza. L'illusione della morale oggettiva, dell'etica come semplice dipanamento di un'evoluzione della giurisprudenza che viene guidata dalle preferenze è ciò che porta ai tentativi di orientamento delle masse ottenuto con il convincimento, l'indottrinamento o la persecuzione dei dissidenti. Sto scrivendo queste righe non perché voglia ottenere effetti concreti, cambi di governo, autorizzazioni al commercio di prodotti o a sperimentazioni discutibili. Voglio solo invitarvi a riflettere sull'acquario culturale nel quale state nuotando. Se l'esistenza è qualcosa di più delle reazioni chimiche, se esiste un pensiero svincolato dalla legge causa effetto impossibile da prevedere analizzando le scariche elettriche fra i neuroni, allora forse pensarci o non pensarci è più di una scelta voluttuaria, forse ne va della vostra vita.

Non so se riesco a farvi comprendere la condizione di una scialuppa di salvataggio nel bel mezzo di un uragano. Se visualizzate i vettori che uniscono i punti nodali della questione la prima reazione fisica sarà di smarrimento, di aver abbandonato una nave irrimediabilmente compromessa per ritrovarsi su una piccola scialuppa, o addirittura potendo contare su un misero salvagente. Per questo non posso biasimare chi preferisca ignorare il mio punto di vista e starsene comodo in cabina ripetendo a se stesso che va tutto bene. Perché in realtà non va bene per niente, in realtà il percorso del pensiero occidentale (ovvero del pensiero filosofico al momento più avanzato del pianeta) ci ha portato a restare orfani, senza più nemmeno un dio-padre cui affidarci, la nostra fonte di autorità e quindi di disciplina, di orientamento, di conoscenza, è stata spodestata in favore del possibilismo vincolato alla dimostrazione (e anche qui, per quanto molti si sforzino di ignorarlo, Popper ha strappato il tappeto sotto ai piedi di coloro che è giusto se non dimostri il contrario, facendolo diventare è giusto per adesso e fino a quando non verrà dimostrato il contrario). Oggi è giusto o sbagliato in base allo scopo più votato dagli aventi diritto. Oggi è bene o male a seconda di quanto venga considerato tale da coloro i quali sono autorizzati dalla legge a definirsi scandalizzati. Per questo girano libri patetici che invitano a indignarsi, sortendo lo stesso effetto della pubblicità di un lassativo. Non voglio invitare a riflettere sull'importanza del coordinamento, dell'integrazione, della selezione, tutta le vecchie parabole sul ruolo del pastore di un gregge, nessuno compra qualcosa per sentirsi pecora, chiedetelo a chiunque si occupi di pubblicità. Il ruolo del marketing, logico, ci arrivate da soli, non offendo la vostra intelligenza in spiegazioni inutili.

Quello che voglio studiare invece oggi è un altro aspetto della questione morale, più piccola, meno sociologica e più ermeneutica: la comprensione del bene e del male. Quanto può essere autentica e originale, diretta, senza mediazione culturale, la comprensione del valore morale di un'azione o perfino di un evento? Il nichilismo ci ha portato a rifiutare qualsiasi forma di sovrastruttura nel tentativo di superare la tradizione dell'esegesi e spingersi a una relazione univoca con il reale e dunque con la verità, con la V maiuscola o minuscola, per rifondare l'uomo e l'umanità su basi più profonde, così profonde da risultare svincolate perfino dall'esigenza del dualismo. Ma questo è l'uragano, il nichilismo non affonda navi, è solo la naturale esplosione di energia che è andata accumulandosi nei secoli, che le navi affondino è una conseguenza involontaria, fatto sta che molti di noi si sono buttati in acqua nel tentativo di trovare la salvezza individuale mentre altri sono rimasti a fingere che sia ancora possibile una salvezza collettiva. Da una parte abbiamo pecore in cerca di pastore, uno qualunque, che sia una pop star, un'ideologia rivoluzionaria, qualsiasi cosa che prometta più o meno solennemente di aprire il mare in tempesta e permettere l'attraversamento in totale sicurezza dei fedeli. Essì, la fiducia è una caratteristica umana che, con la speranza, fa da portabandiera all'irrazionale e all'impossibilità di un'esistenza dedicata in modo esclusivo all'esercizio della ragione. Per cui la domanda è: quale ragione? A tutti coloro i quali insistono nella molestia del positivismo come fonte esclusiva di giustificazione morale chiedo: quale ragione? A tutti gli orfani parricidi che si adombrano nel venire paragonati alle pecore chiedo: quale ragione?

La ragione, se genera mostri da chissà quante teste e corna nel sonno, allora lo fa anche e soprattutto da sveglia. Perché sono mostri nel senso originario della parola (qualcosa che genera stupore) i prodotti di una ragione che parte da presupposti e fissa postulati con pretese di supremazia sulla vertigine dell'ignoto. Perché a ben vedere la ragione non ci ha portato a conoscenza di nulla se non di una pallida rappresentazione della ragione stessa. Ora, prevengo l'astiosa gioia dei polemici, nessuno qui sta facendo affermazioni speculari sulle possibilità fondative dell'irrazionale al di là di tensioni coercitive mascherate da altruismo paternalista. Sono così stufo della voglia di litigare di soldati in guerra per la conquista del nulla. Chi vuol capire capisca, chi non vuol capire si arrangi. Sarebbe già il raggiungimento di un buon equilibrio riconoscere la coerenza di chi afferma che è in atto una cura omeopatica, ovvero che la ragione tenta di smarcarsi dal dualismo manicheo del bene-male sostituendolo con uno identico ma più compatto. Sarebbe giù un primo passo rispettare la posizione critica di chi indica come sbarrata qualsiasi possibilità di superamento dell'impasse utilizzando strumenti che sono disponibili già dal secolo scorso, niente di trascendentale. L'uomo nel suo oggettivizzarsi sociale non è in grado di proiettare sul mondo la perfezione di una individualità che necessita del confronto per realizzarsi. Ogni tentativo di implementare il soggettivo per costruire regole di validità oggettiva è destinato a fallire. Ogni tentativo di liberare l'umanità dei vincoli della continuità è destinato a rivelarsi controproducente.

Alcuni semplici problemi morali per esercitare a casa il relativismo. Se non sei povero devi comprare un biglietto della lotteria per vincerla o solo per aumentare il montepremi? Se vinci devi rinunciare ai soldi, donarli a un povero che conosci di persona, donarli a un povero a caso? Se vince un ricco e se li tiene andrebbe punito? Se li usa per curare una malattia grave sua? Di sua moglie? Di un parente di quinto grado molto cattivo che sta nella stessa stanza di una bambina molto brava che in futuro potrebbe diventare Madre Teresa oppure presidente di uno stato che bombarderà uno stato nemico uccidendo milioni di persone? Se vedi passare per strada un ricco che non ha comprato biglietti della lotteria pensi che sia egoista per non aver contribuito al montepremi o che sia altruista per aver lasciato più possibilità ai poveri? Se è povero e l'ha comprato pensi che sia egoista per aver buttato soldi coltivando sogni di ricchezza al posto di nutrire i figli o che sia altruista dando una possibilità di benessere alla propria famiglia? Se l'autorità prende i soldi di chi è sterile per darlo a chi ha figli è giusto? Se li prende a chi lavora per darli ai disoccupati? In ipotesi di terribile carestia si deve far vivere i più giovani, i più forti, i più ricchi, i più intelligenti, i più buoni, le donne, come si decide chi va lasciato morire di fame per consentire la sopravvivenza degli altri? Decidiamo a caso? A maggioranza? Se ti dicono che la ragione dice che è il tuo di figlio che deve morire al fine di ottenere il risultato migliore, il risultato accettabile dalla maggioranza, il risultato che ci permette di affermare che le regole condivise sono state rispettate, tu che rispondi, mettetelo in croce? Non esiste un concetto di bene (e quindi di male) senza un'autorità riconosciuta come fonte di legittimazione del potere di esercitare la giustizia. Ma quale potere? Quale giustizia? Quale bene, quale male, quale ragione? La risposta è che nella realtà non esiste e non può esistere, o se preferite una citazione è che il suo regno non è di questo mondo.

lunedì 13 giugno 2011

Stato noi voi loro

Non cito mai nessuno, o quasi, specialmente se il qualcuno è ancora in vita, per evitare rogne (non puoi mai sapere se avrà piacere o fastidio nell'essere citato, in generale, a essere citato da te, nello specifico). Ma l'editoriale del Corriere di ieri l'ha scritto una di quelle che considero una delle menti più brillanti, nel suo campo, che abbiamo al momento sotto mano. Galli Della Loggia ha scritto "Specie a partire dagli anni Settanta, infatti, corporativismo e privilegi hanno progressivamente soffocato la società italiana costruendo (o avvalendosi di già pronte) costruzioni ideologiche menzognere, le quali avevano regolarmente al proprio centro i «diritti», la «democrazia», la «solidarietà»: parole d'ordine, discorsi, che agitando ogni volta la bandiera del bene e del giusto in realtà sono serviti unicamente a promuovere il più spietato particolarismo o a saccheggiare le casse pubbliche." Non so se vi rendete conto del livello di lucidità che bisogna raggiungere per scrivere un commento così preciso e rivelatore. La sintesi è una delle doti che apprezzo di più, non solo come capacità d condensare in poche parole, no, ma anche come quella particolare abilità nel coniugare sostanze concettuali eterogenee. Certo, non si può pretendere che venga abbandonato il punto di vista singolare in favore di una stereoscopia che risulterebbe ai più sintomo di trattazione confusionale. C'è sempre un limite espositivo da rispettare per assicurare all'interpretazione, o alla mera spiegazione, il riconoscimento della coerenza.

Sì, poteva dire la spesa pubblica è uno strumento per tattiche clientelari che viene nascosto sotto l'ipocrisia di un altruismo di comodo. Però sarebbe stato troppo sintetico e soprattutto troppo diretto. La gente si offende se gli dici le cose in faccia, preferisce che si scopra il misfatto ma non il colpevole, specialmente se il colpevole è quello che si offende. Poteva dire lo strumento del controllo di spesa è da sempre il principale problema in un paese frammentato in amministrazioni microscopiche e intere galassie di aziende di interesse e/o partecipazione pubblica. Ma poi al corriere mi sa che storcono il naso, poi ti arrivano montagne di lettere di protesa in redazione e ci vai tu a spiegare alle segretarie chi +è il responsabile dell'aumento delle scartoffie. Segnati questo aforisma, te lo regalo: ogni lavoro tende a minimizzare le proprie scartoffie e ad aumentare quelle altrui. Poteva parlare di stipendifici a tasso agevolato, di tassifici a fondo perduto, e parchi dove gli animali per garantisti il diritto alla protezione istituzionale devono raggiungere/comprare la laurea e trovare accoglimento in un registro delle arti e dei mestieri e delle professioni, ma se non adotti un linguaggi consono, un atteggiamento dotto, non ti prendono sul serio, pesano che è un'opinione qualunque con lo stesso peso di quella del parcheggiatore abusivo sotto casa (per dire un intellettuale a caso, va bene anche il parrucchiere, il barista, l'idraulico, la massaia, chiunque citi si sentirà offeso e nominato con dolo).

E a questo bellissimo squarcio sulla realtà del nostro paese, fermo agli anni '70, vi rendete conto?, 40 anni fa, gli anni degli uomini adulti che ora sono i vecchi ovunque ai posti di potere. È anche, ma non solo, nel '70 che va fatto risalire il paziente zero delle ideologie menzognere. I nostri anticorpi quali sono? La mafia che si sostituisce allo Stato nel bene e nel male? Il nord che ha un pil del 2 e passa per cento quando il sud ha pil negativo? Un paese che si difende dall'infezione ideologica agendo da criminale, perché se non ve ne siete ancora accorti, sveglia, qui delinquono tutti, ma non troppo, il giusto, per esempio un po' di tasse le pagano, ma non tutte, per quello abbiamo tasse più alte del mondo, per fare bella figura che tanto non le paga nessuno, solo gli scemi e chi non ha la minima possibilità di evaderle. Grazie alla mentalità avversa al potere in tutte le sue forme (chi non lo avversa è solo perché ha da guadagnarci) che il nostro Stato non è diventato la Cuba del mediterraneo, la Nord Corea del Sud Europa, oppure metteteci paesi di estrema destra se vi parte l'embolo dell'ira a sentir parlare male della sinistra. Adesso sono tutte opinioni mie, non dell'editorialista, c'è bisogno di dirlo? Sì, c'è bisogno sì, altrove magari no ma qui bisogna essere molto precisi, abbiamo più avvocati a Roma che in tutta la Francia.

È inutile che si continua a parlare in Italia di destra e di centro e di sinistra. Sono tutti della stessa pasta, la differenza è fra statalisti, lo sono tutti, e liberisti, non lo è nessuno se non a parole o per vendere a debito una società pubblica agl'amichetti di industria e/o di finanza legati al partito, per esempi concreti vedi storia privatizzazioni italiane. La destra in Italia non c'è, ci sono caste e gilde (GDL dice 'corporazioni'), in tutte le attività, in politica, nella distribuzione, nella produzione, nelle banche, nei servizi. Le aziende italiane sono quasi tutte sotto i 10 dipendenti, sottocapitalizzate, a capitale e conduzione e amministrazione familiare. Lo Stato è formato da migliaia di minuscoli comuni che comportano uno spreco di soldi immenso (GDL dice 'particolarismi'). L'italia è privilegi legati alle conoscenze, alle raccomandazioni, dove se ti querelano chiedono miliardi che tanto in caso di perdita della causa non li paga l'accusatore al querelato. Chiamali privilegi, chiamali potere contrattuale, chiamali esercizio dell'intimidazione legalizzato, sono l'ambiente giuridico in cui nuota il pesce cittadino, l'acqua in Italia è così sporca da così tanto tempo che l'acquario ormai è uno stagno mefitico, una fogna a cielo aperto.

Aggiungi che lo Stato è visto da tutti come nemico, anche da chi ci sta dentro, se gli elettori ti sbattono all'opposizione cambia tutto, quella che prima era democrazia ora è dittatura. Chi delinque (che evada le tasse o tiri sampietrini) è visto come complice nella lotta al Potere tanto quanto chi riesce a farsi dare soldi dallo Stato perché è così furbo da sfruttare un cavillo. Lo Stato è un nemico, percepito come tale o davvero contro questa o quella fetta di popolazione, che siano di volta in volta i borghesi, i sindacati, i dipendenti pubblici, i meridionali, i commercianti, i giovani, i pensionati, i disoccupati, le forze armate. L'unico punto di contatto è il denaro. Partiti che controllano grandi catene di distribuzione, banche, assicurazioni, giornali, televisioni, enti pubblici, società partecipate, consigli comunali, eserciti di dipendenti pubblici, giudici della stessa corrente ideologica che utilizzano il loro arbitrio inquisitorio per colpire la parte politica avversa, questo è il vero Potere, non quello esercitato in parlamento. E il popolo in tutto questo? Il popolo è bue. Il popolo è quello che te lo tieni buono aprendo i cordoni della borsa. Il popolo è quello che stai attento con gli appalti per evitare che le organizzazioni aumma aumma ti piazzino delle bombe in giro. Il popolo è quello che gli fai credere quello che vuoi con gli slogan, gli fai vedere foto raccapriccianti, la bambina napalm vietnamita, il bambino tumorale cernobillita, la modella che posa per la campagna contro la violenza, è tutto marketing se paghi un agenzia pubblicitaria con le palle vinci le elezioni il popolo si esalta e ti riempie le piazze.

GDL usa il termine 'saccheggiare', è l'unica nota rivoluzionaria che si permette di decorare l'eloquio dell'aplomb britannico (che fu britannico, pure i britannici oggi prediligono gli approcci rozzi e osceni, è la globalizzazione baby, fattene una ragione). 'Saccheggiare' è ingeneroso, come minimo, ma a GDL gli lascio passare questo e altro. 'Saccheggiare' presuppone intenzionlità, consapevolezza, e invece le casse sono state svuotate per evitare il peggio, per titare avanti, e l'ideologia menzognera non è tanto la formalizzata utopia deresponsabilizzante del sesso droga rockenroll, il favolistico sessantottino per menti semplici, quanto piuttosto la speranza nutrita a colpi di espansione artificiosa, di produzione ma anche di consumo, nella completa ignoranza dei vincoli materiali legati alle materie prime, ai limiti ineludibili nell'incrementi di efficienza/efficacia di programma e di processo, insomma la baldoria dell'abbondanza sia in termini di produzione che di riproduzione. Le casse pubbliche per supplire a mancanze capacitive (non abbiamo grosse industrie ad alta intensità di capitale e di brevetti che producono per tutto il mondo) e povertà naturali (non abbiamo petrolio, miniere, foreste, il nostro territorio è molto piccolo e ultradensamente popolato) non è un problema solo italiano, anche se in Italia lo Stato agisce da sempre come nemico del popolo, e se non agisce come nemico allora vuol dire che il popolo italiano è composto di matti che lo pensano. Secondo me è più facile che lo Stato faccia davvero schifo e gli italiani se ne rendano conto, ma può darsi che sia tutta un'illusione.

Questo non vuol dire che se cambi il governo cambi tutto, lo Stato rimane quello che è se chi va al governo non lo cambia, se cerca di fare le riforme (se non liberiste almeno liberali, ovvero di destra, impossibile in un paese che non ha mai avuto la destra liberale, anglosassone, ma solo varie sfumature di sinistre comuniste, fasciste, socialiste, democristiane, socialdemocratiche) e viene buttato giù se solo ci prova da lontano, a cambiarlo. Ma questo argomento è roba a riunione condominiale, l'Italia non conta niente nel mondo, è un piccolo pese litigioso che non ha voce in capitolo, non viene nemmeno invitato alle riunioni dell'Europa (dove invece partecipa l'inghilterra che nell'Europa ci ha messo un piede solo). Hanno le colonie e ci bombardano l'unico partner commerciale petrolifero straniero che abbiamo. Insinuano affari privati perché riusciamo a farci dare il gas da quello lì, come chiamarlo, l'ex kgb, se sbaglio a parlare mi trovo un agente segreto sotto casa che mi siringa cianuro alla schiena. Chi c'è poi? Obama, Nobel preventivo per la pace, l'unico presidente americano in tutta la storia degli Usa ad aver bombardato un paese straniero, la Libia, senza la preventiva autorizzazione del congresso. Poi chi c'è? L'Inghilterra dei sinistri che Blair a confronto è un gigante, il che è tutto dire. Il Re svedese che va a puttane senza che si riempino le piazze di manifestanti scandalizzati, mica siamo in Italia, popolo di buffoni masochisti. Il possibile nuovo presidente della repubblica francese che viene arrestato per stupro di cameriere a che lì niente, non succedono casini, il marito della cantante di origini italiane non fa un piega, mette una francese nella poltrona lasciata libera dal presunto molestatore (potenza di uno Stato si misura anche nel rispetto che gli viene tributato: nel frattempo lo stupro con sodomia francese sui giornali è diventata presunta molestia). Invece il nostro presidente del consiglio viene insultato, e con lui un intero Stato perché non puoi insultare Sarkozì senza insultare la Francia, Putin senza insultare la Russia, la diplomazia si scatenerebbe, incidente diplomatico, tensioni, tutta una serie di ripercussioni che si tendono a evitare. E invece con l'Italia no, noi possiamo essere presi a sberle, che tanto come potremmo reagire? No abbiamo nemmeno l'atomica, la bomba, l'energia atomica invece la compriamo dalla Francia perché noi siamo contrari, siamo ecologici. Bravo pirla, complimenti. Il Brasile non ci ridà assassini terroristi comunisti? Fa niente. L'Economist accusa l'attuale presidente del consiglio di avere 'fottuto' il Paese? Fa niente. Anzi, siamo contenti, lo Stato italiano lo odiamo anche noi cittadini, se lo insultate quando al governo c'è l'avversario politico ci fate un favore doppio. E basta, che ci sono cose molto più importanti da pensare che la politica.

mercoledì 8 giugno 2011

Una donna sola al comando.

Ogni tanto ricevo email come questa

"Ciao, mi chiamo Salim, ho visitato il tuo profilo in questo sito ha ottenuto il mio interesse!, ho amato e spero che possiamo essere buoni amici, o più di un friend. you può contatto me con il mio indirizzo e-mail. I sarà in attesa di ricevere la gentile risposta più presto, per cui io possa inviare le mie foto, vi prego di contattarmi qui con l'amore dal tuo cuore, hanno un giorno molto grande."

sono messaggi, voglio sperare, prodotti da organizzazioni più o meno criminali che gravitano nell'ambiente della prostituzione, della pornografia, delle agenzie matrimoniali, della tata per la nonna che magari fa servizi extra, insomma tutto può essere tranne che Salim incappi in me su internet e decida di scrivermi una mail del genere.

Mi è venuta in mente una cosa: perché se una donna riceve mail a sfondo sessuale si presume un maniaco e se le riceve un uomo invece si deve sentire lusingato? Perché io non mi sento lusingato, mi sento minacciato. Sarò paranoico ma queste cose mi fanno un po' paura. Se davvero fossi entrato nel mirino di Salim l'unica cosa da fare sarebbe avvisare le forze dell'ordine per controllare che non sia un pazzo maniaco assassino che sceglie le sue vittime su internet. Ma un uomo no, un uomo deve correre a verificare che esista la possibilità concreta di fare sesso con qualcuno. Il teorema è questo, specialmente in culture arretrate e in paesi malati, ovvero che l'uomo deve essere cacciatore e fare più prede possibile, come nelle isolette del mediterraneo che sparano a tutti gli uccelli di passaggio per il puro gusto di farlo, per tradizione, per virtuosismo. Se sei uomo uccidi e scopi e ti metti in mostra, se sei donna tieni gli occhi aperti, ti mimetizzi, cerchi di scamparla.

Il maschio subisce una discriminazione al contrario che implica diverse conseguenze. Per esempio leggevo un pezzo su un blog che parlava di regole per la sicurezza dei figli, in particolare c'era questo suggerimento: nel caso si smarrissero in un luogo pubblico, come per esempio al supermercato, di rivolgersi subito alla donna più vicina, meglio se una donna con bambini, evitare di rivolgersi a uomini. Ho inviato un commento chiedendo la ragione mi hanno risposto che si sa che gli uomini sono violenti, che la probabilità di incontrare un pedofilo sono più alte, che insomma i bambini sono vittime potenziali degli adulti. Come se parlassimo di leoni, i quali si sa che hanno la discutibile abitudine di uccidere i cuccioli sia propri che altrui. E invece nella nostra cultura l'uomo è classificato come pericoloso a prescindere. Nella realtà è l'unica fonte di reddito della famiglia, in caso di divorzio paga gli alimenti e la casa viene assegnata alla donna, non ha mai picchiato nessuno tanto meno moglie e figli, insomma è una bravo cittadino/marito/padre che ha la grave colpa di essere nato uomo.

Come questa faccenda dell'allattamento. Ci stanno facendo una testa così per fare in modo che le donne allattino e la cosa, vedi quanto è assurda la realtà?, è vista come una conquista femminista. Negli anni della contestazione le donne moderne salutavano con urla di giubilo il biberon come strumento di libertà e di emancipazione dal ruolo costruito sul sessismo machista e sciovinista, adesso protestano perché non tutti i locali pubblici sono entusiasti di vedere una mamma sfoderare una tetta e ficcarla in bocca all'infante. Non scatta la hola e l'applauso quando la madre apre la finestrella del reggiseno facilitato da puerpera (certo che me ne intendo di lattanti, forse un padre non può capirne di neonatologia per deficienza genetica?) e va avanti a telefonare o bere il cappuccio come se una parte di sé non finisse in questo preciso momento sotto forma semiliquida nella bocca di un altro individuo parecchio affamato. Che poi se chiedi di scaldare il biberon ti guardano strano lo stesso ma almeno non ti viene il dubbio che un mucchio di curiosi ti stiano fissando di nascosto il petto.

Non dipende in fondo né dai maschi né dalle femmine, entrambi i sessi vanno d'accordo quando si tratta di nutrire pregiudizi. Ci sono delle differenze insuperabili e scientificamente dimostrabili, ma quando si tratta di relazionarsi, di valutare costi benefici, di esercitare il potere, di raggiungere posizioni di supremazia relativa, di ottenere risultati anche a scapito dei risultati altrui, sono tutti casi in cui il peso delle differenze concrete si riducono parecchio e, viceversa, aumentano di importanza le differenze culturali, quelle che trovano giustificazione in scelte giuridiche e comportamenti ritenuti normali. Le differenze più ingiuste non sono infatti connaturate ai muscoli o al cervello, sono piuttosto consuetudini e tradizioni, le affermazioni che appaiono immediatamente condivisibili ma che analizzate a fondo si rivelano tutt'altro che vere. Sono fenomeni culturali di massa che tendono all'autoconferma, come le previsioni irrazionali sui mercati azionari, come il terrore che la banca fallisca spinge tutti a prelevare i contanti e questo fa fallire davvero la banca che altrimenti non sarebbe fallita, come l'annuncio pubblico di epidemie che poi non avvengono grazie a comportamenti di prevenzione che il panico stesso ha provocato.

Allo stesso modo abbiamo uomini che si conformano all'uomo platonico proposto dalla società in cui vive e la cui ombra viene proiettata nella grotta dell'inconscio collettivo e donne che si aspettano che gli uomini lo facciano. Se un uomo non si adatta sia gli altri uomini che le donne non o considerano vero uomo, se si applica invece gli altri uomini lo considerano adeguato alle aspettative femminili e le donne lo ritengono pietosamente troppo uomo nel modo in cui si perdona una colpa involontaria. Anche se il costo è così alto da indurre un bambino a diffidare e temere un qualsiasi uomo adulto, (e il se stesso maschio che diventerà crescendo, non sto dicendo che diventa gay o violento, e il se stesso femmina da grande continuerà a temere il maschio, non sto dicendo che diventa lesbica o sottomessa). Lo stesso vale per le donne, che altrimenti si rifiuterebbero di pitturarsi la faccia e spaccarsi i piedi sui trampoli, altro che allattamento al seno. E i maschi starebbero a casa a spendere l'assegno di alimenti (per ora l'uomo sta solo cedendo poltrone in politica e nei cda, prima per legge, le quote rosa, come i posti riservati ai disabili, ora per convenienza, come si compra la macchina al figlio per impedire che usi sempre la nostra), è tutto da dimostrare che il casalingo sia un lavoro più pesante del camionista, del muratore, del vaccaro, del minatore, mica tutti hanno un lavoro impiegatizio di tutto riposo, un impiego di concetto si diceva una volta. E poi c'è chi si stupisce che l'istituzione famiglia è andata a ramengo, che non si sposa più nessuno, che i giovani sono confusi e sbandati.

venerdì 3 giugno 2011

Ricchezza immateriale.

Ci sanno motivi legali, clausole, non saprei, fatto sta che non vengono tradotti articoli interessanti come l'ultimo di Franzen sul NYT, frammento di un discorso alla Kenyon. Qui in Italia è come essere in un paese straniero, per molti di noi italiani, è come essere allo zoo, uno di quegli zoo dove a un certo punto non capisci chi è in gabbia e chi fuori, chi sta osservando chi, chi è davvero libero e chi si è dimenticato di essere prigioniero. Non è solo un problema di lingua. Certo, se ci fossi io al governo la lingua italiana la dichiarerei morta, è una lingua falsa, costruita a tavolino, imposta dall'alto, usata per unire un popolo diviso. Hai voglia a risalire al latino, a tirare in ballo Dante e Petrarca e Manzoni, sono tutte balle, noi italiani siamo così abituati a vivere nella menzogna, di menzogna, noi la menzogna la mangiamo e ci lecchiamo i baffi, la spacciamo come droga strizzando l'occhio ai bambini che ci provano per la prima volta. I nostri libri sono pieni di menzogne. I nostri giornali raccontano menzogne anche semplicemente evitando di raccontare verità scomode o sconvenienti o pericolose. Le nostre televisioni non sanno nemmeno più distinguere tra cosa è vero e cosa è falso. Siamo così marci di natura da essere l'unico paese della cintura sovietica a essere anche base americana, siamo stati sia con che contro i nazisti. Siamo così bugiardi da dichiararci italiani quando nessuno di noi lo è, tranne chi non ha capito che è una palla, non esiste né l'Italia né gli italiani, sono un'invenzione del risorgimento, sono un format, come si dice oggi, sono un brand, come il made in Italy, con tanto di slogan we do it better, in inglese ovviamente, perché l'italiano chi lo parla nel mondo? L'italiano è un dialetto, è il gergo della mafia, è la lingua che si usa con le forze dell'ordine, i notai, i giudici, i professori, i medici, la lingua della nomenclatura, dell'intellighenzia, per il popolo è la lingua che usano le tribù della nostra penisola per entrare nel circuito della politica, dello spettacolo, del commercio. Dopo 150 anni dalla nascita dell'Italia i miei nonni parlavano dialetto, i miei genitori pure, io conosco il dialetto e sono l'ultimo della mia famiglia che lo parla, i più giovani hanno solo questa lingua da due soldi, l'italiano, che nel mondo se parlassero in dialetto sarebbe uguale perché il mondo parla inglese, magari cinese, ma non italiano, così come non parla swahili o svedese.

La lingua è un grosso ostacolo. È una gabbia di provincialismo perché spinge a ritenersi al sicuro dal mondo esterno, ma è anche un grosso ostacolo alla comprensione, al diritto dell'intelligenza a non subire il ricatto della menzogna. Se ti raccontano balle in italiano (come ieri sera in tv, a dire che il fotovoltaico è una soluzione, quando è palese che come minimo servirebbero batterie grosse come palazzi per soddisfare il fabbisogno anche di notte), non possono impedire agli stranieri di raccontarti la verità quando tu capisci l'inglese. Se tu dici a un cinese i motivi per cui ritieni sbagliato uccidere le neonate femmine (o abortire il feto quando l'ecografia rivela il sesso femminile) il cinese potrà essere indotto a riflettere sul controllo delle nascite solo se capisce quello che stati dicendo. Non è che io mi devo mettere a imparare una lingua che usano in pochi per farmi capire, a un certo punto si arrangi, cuocia nel suo brodo, se vuole dialogare usi una lingua più diffusa, più utile, come fu ai tempi il greco e il latino. Invece no, eccoci qui, orgogliosi di usare una lingua morta ancora prima di nascere, italiani che ci vantiamo di cosa? Di un paese che conta solo come mercato di consumatori? Cosa produciamo? Siamo l'unico paese europeo dove le ditte hanno meno di 10 dipendenti e sono a conduzione famigliare. Un paese di microindustrie che lavorano negli indotti, dove i migliori scappano all'estero quando si rendono conto che l'Italia, a livello mondiale è solo un piccolo quartiere malfamato di periferia dove si va per provare emozioni forti nel week-end, per concedersi qualche trasgressione, dove ci sono bei ristorantini, un ambiente naturale affascinante (quel che ne rimane, fra cemento e rifiuti). Qui vige la logica della conoscenza, del traffico, della bustarella, del piccolo tornaconto, del favore da ricambiare, non del merito, del progetto, del raziocinio. Quello che succede per la lingua, ovvero un lenzuolo formale fresco di bucato che nasconde il materasso sporco, succede per tutto il resto, viviamo una menzogna grossa come un intero Stato, un intero popolo. Siamo passati dall'economia di sussistenza agricola all'industria del consumismo di massa senza capirlo, guidati dal mero istinto predatorio, dalla sete di ricchezza e di potere, dall'opportunità di sedere come pari al tavolo con tedeschi, inglesi e francesi.

La storia dell'Italia è da sempre la storia dei conquistatori che l'hanno depredata, dei dittatori che l'hanno sfruttata, dei monarchi che l'hanno usata come bastione per dare un tetto sulla testa alle loro dinastie, dell'oligarchia che ha fatto gli interessi dei molti come conseguenza inevitabile del fare gli interessi dei pochi. Gli italiani hanno raggiunto un livello di benessere accettabile nonostante i governi, nonostante il sistema, nonostante se stessi e la loro natura di outsider, la politica socialista ha usato l'Italia come terreno sperimentale e ha prodotto uno degli esempi keynesiani più significativi che possiate trovare nel mondo intero perché solo qui potete assistere a governi che fanno leggi sia di destra che di sinistra, sia liberali che comuniste. L'unica costante è stata sempre la spesa pubblica, spendere soldi pubblici per andare al potere o per rimanerci, spendere per rovinare i conti a qelli che prenderanno il nostro posto se perdiamo le elezioni, spendere per favorire i nostri amici che a loro volta finanziano, legalmente o di straforo, il partito. Ma come sono finito a parlare di questo? Parlavo di Franzen, un articolo molto interessante che in Italia non arriverà mai tradotto e che arriva in inglese solo grazie a internet e al NYT che mi permette di leggerlo on-line. Senza internet, senza il NYT, senza Franzen, io oggi non avrei riflettuto sui contenuti dell'articolo e sarei una persona più povera perché la ricchezza della cultura è qualcosa in grado di cambiarti la vita dal di dentro molto più di quanto potrebbe cambiartela dal di fuori una vincita alla lotteria. Se ti viene un cancro i soldi della lotteria magari ti permettono di pagare i migliori dottori del pianeta, di usare macchinari e medicine in grado di allungarti la vita di qualche mese, qualche anno, ma quello che impari ascoltando quello che hanno da dirti alcune persone che per fortuna, per caso, per dono naturale, un giorno gli capita di dire delle cose che potrebbero cambiare la vita di qualcuno dal di dentro, ecco, a quel punto magari non hai i soldi per farti operare dal luminare, non vivrai qualche anno di più, ma potrebbe essere che cambia il modo col quale affronti le cose che ti capitano, che quello che sei, quello che hai attorno, che è come svegliarsi o capire la dimostrazione di un teorema, su certi regali non c'è attaccato il cartellino del prezzo.

E poi ti giri e vedi quelli che dovresti considerare fratelli perché vivono entro i confini artificiali e convenzionali di un paese dichiarato tale 150 anni fa, in cui per molti cittadini la lingua ufficiale è tuttora una lingua straniera, li guardi e ti senti ancora più lontano, ancora più alieno, perché sai che pochissimi di loro sanno l'inglese, hanno internet, hanno letto l'articolo, e anche se tutto ciò fosse accaduto, non è detto che l'abbiano apprezzato, che abbiano pensato, come te, di leggere cose che una volta lette sembrano ovvie ma prima di leggerle non ci avevi mai fatto caso. Come trovare la soluzione in quei giochi delle differenze, dell'immagine che appare dai puntini, arricchimento culturale. Accendi la tv e ti sembra di vedere persone che non ti assomigliano, che non mangiano come te, non pensano come te, non si comportano come te, non hanno lo stesso senso dell'umorismo, non hanno lo stesso standard emotivo nel giudicare i fatti, non hanno nemmeno i tuoi stessi gusti. E ti dici ma sono io fuori dalla gabbia o sono loro? Se pensi di essere tu allora ti sforzi di diventare italiano, altrimenti li mandi tutti a cagare e pensi che potendo tornare indietro e avendone la possibilità, scapperesti da qui, andresti dove parlano inglese per scrivere cose che arricchiscono o che almeno non ti abbruttiscono e impoveriscono, dove non hai sempre l'impressione che ti stiano raccontando un sacco di balle e la vita è svalutata a subire l'intrattenimento, a non disturbare e adeguarti. Comunque l'articolo parla della codardia del piacere e invita alla scoperta di ciò che urta. L'unico italiano che ne parla in rete dice cose così stupide (dice che l'unica parte che val la pena è quella ecologica, ovvero l'unica che può avere valenza politica, può essere sfruttata per fare propaganda politica. Assurdo, ogni cosa in questo fottuto paese dev'essere buttata in politica) che mi sono depresso ancora di più al pensiero che è italiano come me. Il punto centrale dell'articolo è un altro, ben più importante dell'impegno per la salvaguardia dell'ambiente, e riguarda la differenza fra il narcisismo implicito nell'edonismo consumista e invece il sacrificio stoico dell'amore. Per cui quello che ho detto sopra non conta niente, non conta avere internet o meno, non conta sapere l'inglese, non conta essere un popolo o un insieme di individui eterogenei, se non possiedi gli strumenti per capire, se non percepisci la potenziale ricchezza per la tua vita che può derivare dalla cultura (la cultura vera, non la liturgia accademica, non il nozionismo scolastico, non l'eredità ideologica), allora è tutto inutile. Forse è meglio vincere alla lotteria, forse è meglio essere stupidi, restare ignoranti, vivere cantando e ballando, in fondo c'è il cartello di avvertenza sulla cultura e ce l'ha messo un tizio morto millenni fa, Quelet, che disse il sapere aumenta il dolore, che disse tutto è vanità. Quanto si può soffrire prima di arrendersi e appendere la vita al chiodo? Ha senso questa sofferenza o non ci sarà premio né riconoscenza ma, anzi, solo compatimento e sberleffo per averci creduto? Verrà mantenuta la promessa della montagna, vi sarà consolazione per gli afflitti? Come può qualcuno anche solo pensare di avere scelta quando si tratta di affidarsi, che alternative ci sono a parte la finzione che ci viene offerta da una bestialità volontaria, da una scelta fasulla di incoscienza? Morire, dormire, forse sognare? Non c'è altro e bisogna accontentarsi, arrabattarsi, trovare un buco libero in cui strisciare?