giovedì 27 gennaio 2011

Ebreo a chi?

Ogni volta che sento nominare la parola nazista io penso a Fabio, che lo era, un nazista, ma solo per quanto riguarda l'odio verso gli ebrei, per il resto Fabio era normale, nel senso di normale come chi invece gli ebrei non li odia. Che Fabio fosse un po' strano lo si capiva anche dai simboli che disegnava sui muri, sulle pagine dei libri di scuola, la svastica a volte la disegnava al contrario e diceva che era un portafortuna indiano, la croce celtica diceva che anche quella era un talismano antichissimo. Insomma questa cosa del nazismo aveva per lui una valenza superstiziosa dove la cultura era interpretazione magica dei segni. Supponevo che nella sua personale dottrina gli ebrei, molto semplicemente, portassero sfiga. Fabio non si vestiva di nero e non si rasava la testa, dovevi conoscerlo meglio per capire che nutriva del rancore irrazionale verso gli ebrei. Capitava che si mettesse a fissare qualcuno e che poi mi dicesse “Secondo me quello là è un ebreo.”
“Perché? Come fai a saperlo?”, chiedevo.
“Si vede”, rispondeva con l'aria di chi la sa più lunga di te, “Si capisce.”
A quei tempi di ebrei che sapessi per certo essere ebrei io non ne avevo mai incontrati. Questa cosa di Fabio che si diceva in grado di capire se qualcuno era ebreo oppure no mi lasciava dubbioso, non riuscivo a decidere se mi stesse o meno prendendo in giro.
“Da cosa lo capisci?”, chiedevo.
“Un insieme di particolari, è una cosa abbastanza intuitiva.”
“Quali particolari?”
“Da lontano è difficile, bisogna fare allenamento, ma da vicino è facile.”
“Allenamento?” Come ci si allena a distinguere gli ebrei?
Fabio era un nazista di quelli che di nazista hanno solo il fatto che odiano gli ebrei, non l'ho mai visto fare niente di male a un ebreo. Nemmeno un insulto, una smorfia di disprezzo. Solo in seguito ho compreso le sfumature del suo atteggiamento, ho realizzato che Fabio degli ebrei aveva paura, e tanta. Nello stesso momento in cui ho capito la vera natura dei sentimenti che sostenevano l'antisemitismo di Fabio, ho capito anche cos'era che lo spingeva a frequentarmi: non riusciva a classificarmi come ebreo o non ebreo.
“Per esempio tu”, disse Fabio l'ultima volta che ci frequentammo, “da lontano non si capisce che sei un ebreo.”
Rimasi stupito, senza parole, come avrebbe fatto chiunque, immagino, al mio posto. Specialmente se, come me, ignorasse il proprio valore booleano di ebreo. Il paradosso è stato che fu il mio stupore a fare di me un ebreo agli occhi di Fabio.
“Visto? Lo sapevo”, mi piantò il dito nel petto, raggiante.
“Come fai a dirlo?”, balbettai.
Ormai era fatta, non avevo modo di fargli cambiare idea. La logica di Fabio prevedeva che il sospettato si sentisse insultato dall'ipotesi e che protestasse immediatamente di non essere ebreo. Avendo io tentennato, esitato, non potevo più permettermi di sostenere il contrario senza dimostrare ancora di più, così facendo, di essere ebreo, o meglio, un ebreo. Fabio non diceva tu sei ebreo, come aggettivo, diceva tu sei un ebreo, ci metteva l'articolo indeterminato e rendeva così tua caratteristica principale l'essere ebreo e non, per esempio, umano o giovane.
Comunque non mi sentivo oltraggiato e Fabio smise di rivolgermi la parola e di guardarmi, offeso più lui di me per lo sviluppo della situazione. Si aspettava che balzassi in piedi a dargli del bugiardo e invece il mio atteggiamento aveva rivelato la verità sul mio conto. Dal canto mio ero perso nell'elenco di ebrei famosi in tutti i campi del sapere, nell'arte, nella scienza, nella filosofia, nel commercio, nella finanza, nell'industria. Pensavo tanto meglio se sono ebreo. Poi mi sono chiesto se davvero non li perseguitasse più nessuno o se fosse meglio tenere nascosto il proprio essere ebreo, anzi, un ebreo. Insomma, di quel che pensava Fabio non m'importava, ero concentrato su di me, sulla mia nuova condizione di ebreo. Possibile che nessun parente me l'abbia mai detto? Forse è una cosa che tentiamo di lasciarci alle spalle. Riflettevo.
Ero così perso nelle mie speculazioni da non accorgermi che Fabio se n'era andato. Da quel giorno non volle più aver nulla a che spartire con me. Ogni tanto lo vedevo fissarmi da lontano e sapevo che, riferendosi a me, stava per dire a qualcuno: “Lo vedi quello là, secondo me è un ebreo.” Mi veniva da ridere perché immaginavo che Fabio mi vedesse nella sua fantasia con una kippah in testa a dondolarmi in lunghe nenie sussurrate, come gli ebrei che si fanno crescere i boccoli sulle tempie e mangiano solo animali sgozzati vivi. Adesso quando incontro persone come Fabio mi dichiaro subito ebreo e poi chiedo “L'avresti mai capito se non te l'avessi detto?”

martedì 25 gennaio 2011

Non toccatemi il Papa

Come ho già detto, questo Papa mi sta simpatico. Se fosse un animale e mi invitassero a lasciarlo mangiare dal palmo mi tirerei indietro, però mi sta simpatico. Ieri ha pubblicato questo documento in cui parla di internet e dei social network. Dice cose interessanti e condivisibili, e questo ha fatto imbufalire più del solito gli innumerevoli deficienti che popolano il web italiano perché il fatto che le parole del Papa non si prestino facilmente a distorsione strumentale rende furiosi gli accaniti rosicatori mangiapreti. Si inventano cose che il Papa non ha detto, sfruttano l'occasione per agganciare altre tematiche, insomma tutto lo stranoto armamentario dell'opinionista truffatore.

Fate una prova: contate i siti web, i blog, verificate quanti sono che attaccano il Papa e quanti che lo sostengono o difendono. Oggi ho visto roba allucinante, c'è gente che è proprio scalmanata, ossessionata e accecata dall'odio nei confronti del Papa e della Chiesa e della religione qualunque essa sia. Seguo alcuni blog e noto che si rimandano uno con l'altro, si linkano a vicenda, sono un gruppetto di poveri coglioni che dedicano la vita a divulgare in forma anonima le loro inconsistenti opinioni e darsi ragione l'un l'altro. Fanno le battute spiritose, a me non fanno ridere per niente ma è chiaro che vogliono essere spiritosi nonostante l'umorismo non sanno nemmeno dove stia di casa. Chi ce l'ha col Papa ce l'ha anche con la destra, in generale, ovvero se non sei di sinistra automaticamente sei di destra. Ditemi voi in quale altro paese del mondo, civile e sviluppato, ci sono ancora così tante persone che rivendicano e predicano una sinistra massimalista che era già vecchia quando stavano costruendo il muro a Berlino. E mi vengono a dire che sono pochi e non hanno peso, ma chi vuoi prendere in giro? Lo danno al 9% il pifferaio, lì, don Nichi, al 6% il Robespierre de' noialtri.

Dicendo le cose che sto dicendo uno si gioca la possibilità di sfruttare il meccanismo del marketing 2.0, quello del passaparola, la cosiddetta pubblicità virale. Alcuni di questi blog addirittura se inserisci un commento vieni accusato di usare stratagemmi per farti conoscere, in pratica stai sfruttando intenzionalmente e colpevolmente la possibilità di raggiungere la manciata di habitué di quel sito per rubare attenzione, amore, per succhiare loro il sangue dal collo. Sembra una cosa seria, vero? Sembra che girino grosse somme di denaro, che ci siano personaggi potenti seduti sopra siti potenti. Invece no, sono ego ipertrofici dentro a soggetti microcefali che si sentono realizzati quando vanno alle feste dei bloggari e si incontrano a vicenda. La logica del branco che mi dava fastidio quando ero ancora bambino mentre c'è chi ha i capelli bianchi e ancora minimizza quello che riguarda la propria parte e ingigantisce quello che riguarda l'avversario-nemico-diavolo in persona.

Beh, comunque il Papa dice in sostanza non createvi false identità, usate il vostro nome vero, siate voi stessi come lo siete nella vita vera che mica vi fingete di essere chissà chi quando andate dal medico o a far la spesa, non sostituite le relazioni virtuali con quelle reali anche se quelle virtuali sono più facili e non si sente mai la puzza di ascella. Eppure oggi c'è chi salta in piedi a dire che il Papa non deve occuparsene, che deve stare fuori da politica e scienza, che deve parlare di favole religiose e basta, come se secoli di filosofia e teologia si riducessero a Darwin contro Noè. A proposito di Darwin, ho visto ieri un'immagine tratta da un questionario scolastico: si vedevano due giraffe col collo lungo mangiare e una col collo corto morire di fame. Le risposte possibili erano su Darwin, Maltus e Lamark ma lo studente le aveva cancellate tutte e aveva aggiunto sotto una risposta personale: le giraffe sono animali senza cuore.

Mi riferisco sempre all'Italia, perché di siti in inglese faziosi e pieni di fesserie come i nostrani non ne conosco, se sono io che trovo solo blog e siti di merda datemi suggerimenti vuol dire che ho una calamita che attira solo blog di pirla e siti di imbecilli. Li ho divisi in varie sottocategorie. Ci sono quelli della mela, parlano bene di tutto quello che ha sopra una mela, sono sfacciatamente di parte, esaltano Jobs e tutto quello che fa, ti raccontano com'era vestito, lo idolatrano e magnificano i suoi prodotti, descritti come il meglio del meglio anche qualora ti esplodessero in mano. Avranno qualcosa da guadagnarci, lo spero per loro perché altrimenti avrei grossi dubbi sulla possibilità di recuperare l'uso delle facoltà mentali legate alla critica. Poi ci sono quelli della politica, più o meno travestiti da siti di informazione, gestiti da persone che si definiscono giornalisti così come un killer psicopatico si definisce un giardiniere. Anche qui ditemi se ho la calamita perché tutti quelli che trovo sono smaccatamente sinistroidi. Vorrei sapere a questo punto se quelli di sinistra che hanno tempo e soldi e voglia di scrivere su internet usano tutti apparecchi Apple, sarebbe una scoperta significativa.

Va bene, vien da dire, se il web è così squilibrato accontentiamoci dei social network. E invece no, è anche peggio. Ho solo qualche decina di amici su Facebook eppure ce n'è sempre qualcuno che la butta in politica, e ovviamente per sostenere la sinistra e colpire la destra. Mai, dico mai nessuno che faccia il contrario, il che alla lunga diventa noioso, non c'è contraddittorio, non c'è dialogo. C'è gente con centinaia di amici che non fa altro tutto il giorno che condividere link di sinistra, battute di sinistra, articoli di sinistra. Cazzo mi sembra di essere a pranzo con mia madre che dopo un po' mi sento soffocare e non capisco come ho potuto lasciare che accadesse. Hanno centinaia di amici, e io dovrei essere amico di uno che ha già centinaia di amici, dovrei essere l'ennesima vittima dei suoi innumerevoli post marchetta? Quando mi chiedono perché secondo me in Italia vince da decenni la destra io rispondo sempre: forse perché, a differenza della sinistra, non rompe i coglioni. La capacità di non essere un rompicoglioni sostenuto a gran voce da un esercito di rompicoglioni mi sembra un buon motivo per meritare il voto.

lunedì 17 gennaio 2011

Socialismo for dummies.

Sto per dire una banalità che potrebbe risultare sconvolgente, si pregano gli storditi e i mentecatti di sedersi: non vi spaventate voi che credete nel primato della politica sull'economia, ma c'è della matematica sotto l'economia. Come nella fisica c'è l'horror vacui e la legge per cui non si crea nulla dal nulla, nell'economia stampare soldi non crea ricchezza, al massimo, con buona pace di Keynes, la anticipa.

Il problema fondamentale della conoscenza, in tutti i campi del sapere, è che la verità si nasconde dietro spiegazioni complesse, e spesso ne ha ben donde risultando piuttosto sgradevole. La menzogna invece è a portata di mano e si traveste in modo da risultare molto attraente. Chi si trova a disegnare la mappa per aiutare qualcuno a trovare una verità abbastanza importante, e quindi molto sgradevole e molto nascosta, è come se parlasse una lingua straniera se chi ha di fronte non ha gli strumenti per capire. Abbiamo molti esempi in passato di questo fenomeno: spiega a un contadino del 1600 che la terra è una palla che viaggia attorno al sole a più di 100mila km orari. Spiega a un Thug che la tutta la faccenda collegata alla dea Kalì è andata un po' troppo oltre per i canoni di una civiltà illuminista.

Ecco, spiegare a chi crede che se uno è povero quello che bisogna fare è prendere dei soldi a chi ne ha più di quanti gliene servano (già qui siamo fuori di testa, chi decide quanti soldi servano a chi?) e li si dà al povero. Semplice, no? Che c'è di complicato nell'economia, la capisce anche chi ha il quoziente intellettivo di una lumaca morta. Oppure, ancora più semplice, lo Stato stampa un po' di soldi e li dà al povero, così non si va nemmeno a disturbare il così definito in precedenza in base a parametri soggettivi ricco. Facciamo una legge per cui se uno è povero gli stampiamo dei soldi, ecco risolto il problema della povertà

Come gli spieghi che esistono cose come l'inflazione, la svalutazione, la bilancia dei pagamenti e quella commerciale a quello che ti dice che non c'è giustizia se non stampiamo soldi da regalare ai poveri, se non togliamo un po' di soldi a quei malvagi bastardi dei ricchi? Fino a quando a dirtelo è uno che va in giro a sparare idiozie per divertimento non senti il bisogno di spiegargli niente, ci ridi sopra e lo mandi a quel paese. Quando però sono tanti quelli che sostengono teoremi assurdi e quesi tanti vanno tutti a votare allora la faccenda assume tutta un'altra importanza.

Immaginiamo di essere dei. Creiamo un mondo e lo popoliamo con 100 abitanti divisi equamente in 2 stati. Nello Stato A il servizio X è finanziato dalle tasse, nello stato B no. Lasciamo perdere un sacco di argomenti come il cambiamento della domanda di fronte a un prezzo nullo, il fenomeno dell'eguale diritto al servizio X di due persone identiche sotto tutti gli aspetti tranne che una lavora tanto e l'altra invece il meno possibile. Ci sono un sacco di problematiche legate alla domanda e all'offerta. Lasciamo perdere tutto tranne l'aspetto monetario: è sufficiente quello per far cadere le ragioni di chi crede che l'economia sia un mero strumento nelle mani della politica.

Elenchiamo le casistiche. Lo Stato A fornirà il servizio X a un livello di qualità compatibile con le tasse che introita. Più tasse prende e più il servizio X sarà apprezzato, in caso contrario il servizio X sarà così scadente che i cittadini di A, quelli che possono permetterselo, quindi automaticamente definibili ricchi egoisti e demoniaci?, preferiranno andare a pagare nello Stato B che ricevere gratis nello Stato A. Nel momento in cui vanno a pagarlo nello Stato B, cercheranno di non pagare più le tasse in A per un servizio X che fa schifo. Viceversa se il servizio in A è più che accettabile, ovvero migliore di quello fornito a pagamento in B, allora saranno i cittadini di B a cercare di entrare in A per averlo anch'essi gratis.

Quando si verificano i due casi? Analizziamo. In A l'offerta di X è fissa, indipendente dalla domanda. Che il servizio venga fornito a tutti e 50 gli abitanti di A o a uno solo di essi, alla comunità costerà, per ipotesi, 10 monete d'oro. Nello Stato B invece il servizio avrà un prezzo che varia, il che complica le cose. Il costo di 10 monete dovrà essere coperto dagli introiti, ciò significa che esisterà un prezzo ottimale grazie al quale tutti i cittadini che hanno bisogno del servizio X potranno riceverlo e la soma degli introiti sarà proprio 10 monete d'oro. Poi ci sarà un prezzo troppo alto e impedirà ad alcuni cittadini di ricevere il servizio, uno troppo basso che impedirà di coprire il costo complessivo delle 10 monete.

Già a questo punto molti Thug della dea Politica sono tornati a danzare attorno al falò e a far roteare i pugnali ricurvi. Abbandoniamo lo Stato B coi suoi problemi di definizione dei prezzi, gli ammortamenti, i finanziamenti, le gestione e l'organizzazione del personale, la ricerca, tutta quella roba noiosa e per niente politica che un'azienda deve fare per restare competitiva e non dichiarare fallimento. Concentriamoci sullo Stato A, dove le recenti elezioni hanno fatto salire al potere i Thug della dea Politica. Il programma di governo dei Thug prevede un potenziamento del servizio X perché i cittadini poveri, ovvero non schifosamente e oscenamente ricchi, che non possono andare in B a pagarselo devono poterlo ottenere un servizio di altissimo livello anche in patria. Chi non darebbe il voto ai Thug? Sono delle brave persone che vogliono equità, giustizia, progresso e tutte quelle belle cose di cui parlano nelle manifestazioni di piazza.

Molto bene, per aumentare il livello del servizio X nello Stato A occorre aumentare le tasse. I Thug hanno promesso che avrebbero combattuto l'evasione fiscale ma in pratica non ci stanno riuscendo perché la gente piuttosto che pagare le tasse così elevate trova conveniente smettere di produrre alti redditi e lavora meno o si trasferisce in B, in entrambi i casi il reddito nazionale cala, così il gettito fiscale, così il livello di X. I Thug hanno detto che avrebbero aumentato le tasse solo a quegli esseri immondi dei ricchi ma a conti fatti i ricchi non sono così tanti da reggere da soli un servizio X di alta qualità e gratuito per tutti, inoltre il loro dissanguamento produrrebbe nel medio e lungo periodo risorse finanziarie comunque deludenti a meno di mettergli un giogo al collo e legarli alla ruota del pozzo frustandoli come fossero buoi o somari.

Così i Thug di A, in preda al panico perché le proiezioni di voto li danno perdenti alle prossime elezioni, si riuniscono per trovare la quadratura del cerchio e a uno di essi viene un'ideona: perché non stampiamo i soldi che ci servono? In realtà non vengono stampati direttamente ma si dà alla zecca un foglio di carta con su scritto io Stato mi impegno a ridarti prima o poi tot miliardi. A parte questi tecnicismi, i Thug esultano, le elezioni sono ancora aperte, non vinceranno i nemici della libertà, della giustizia, dell'eguaglianza, e tutte quelle belle cose di cui i Thug si riempono la bocca sui giornali e quando vanno in televisione. Bene, lo Stato A accumula debito pubblico per dare un ottimo servizio X gratuito e la gente è felice, dice viva i Thug! Intanto il debito pubblico aumenta, aumenta, aumenta.

Intanto in B che succede? Succede che si investe per migliorare il servizio X in previsione di ottimistici sviluppi della domanda futuri. Dove si prendono i soldi per fare ciò? Nello Stato B la zecca è fuori discussione, almeno direttamente, bisogna prima passare dalle banche e dal mercato mobiliare: mutui e azioni e obbligazioni. Se X (per chi non l'avesse ancora intuito è possibile considerare X come progresso e fare altre considerazioni) in A produce debito pubblico, in B produce debito privato. Il debito privato non è garantito dallo Stato, ovviamente, o almeno non lo è fino a quando il mancato intervento cosiddetto di salvataggio da parte dello Stato avrebbe effetti così massicci e conseguenze così deleterie da imporre il trasferimento delle sofferenze sui conti pubblici, cosa che i Thug detestano perché la considerano usare soldi dei poveri per ripianare i debiti delle banche, che sono per i Thug l'incarnazione del male.

Torniamo ad A. L'espansione monetaria, è così che si chiama in politica economica, ha prodotto inflazione perché non ha sostenuto la domanda aggregata né è stata dettata da esigenze scaturite dalle dinamiche del credito. Il linguaggio diventa ancora più specifico, un altro bel po' di Thug decide che son tutte balle e si sta perdendo la festa che tra poco inizia il concerto e si sente odore di cibo alla griglia fin da qua. Inflazione vuol dire ricchezza bruciata. Vuol dire che la moneta di A si deprezza sui mercati internazionali. Vuol dire che chi ha debiti ride, chi ha risparmi piange. I Thug più estremisti non lo dicono ma adorano l'inflazione, la mano invisibile dello Stato per eccellenza. Inoltre continuano a crescere i tassi richiesti dal mercato per assorbire i titoli di debito dello Stato, e questo non ha importanza fino a quando l'economia tira, il pil cresce, la popolazione in generale e specialmente quella in età da lavoro aumenta, insomma quando le cose vanno bene c'è posto anche per quei fuori di testa dei Thug. Quando le cose vanno male però cambia tutto e i nodi vengono al pettine, se B si ritrova a fare salvataggi delle banche, A si ritrova a rischiare il default con moneta che non vale più niente e esplosione di iperinflazione. (Se A è furbo come l'Italia entra in Europa e chiede ai tedeschi che vengano emessi titoli di debito comunitari.)

La soluzione per i Thug è trovare una risorsa naturale. Avviene così nel nostro mondo. Nei paesi ricchi di risorse naturali: gas e petrolio importanti in questo secolo, legno grano pesce metallo carbone in altri tempi. Ma può essere anche lavoro umano a prezzi ridicoli e senza garanzie né protezioni legali, in pratica se in un mondo dove il lavoratore viene pagato bene e gode di molti diritti tu hai 5 miliardi di schiavi da offrire la gente viene a produrre da te, ti dà un sacco di soldi come li dà a chi vende petrolio. Ecco, per tornare al nostro esempio, se A prende un sacco di soldi da B per una risorsa di A che B non possiede, i Thug di A possono darsi un sacco di arie, possono rimanere al potere quanto gli pare, finché offrono gratis un ottimo X a tutti possono perfino andare in giro per il mondo a predicare la loro religione e a cercare di convertire, o uccidere, un po' di infedeli. Non è difficile, però è sempre più difficile che bersi un mucchio di balle che suonano sensate e, soprattutto, non richiedono lunghissime e complesse spiegazioni.

lunedì 10 gennaio 2011

e vissero felici e contenti

La cultura è anche l'insieme delle credenze popolari, anche quelle così incistate nell'immaginario collettivo da non essere percepite come tali. Mi riferisco in particolare alla cultura in cui vivo io, quella dei paesi occidentali, nella quale sono maturate molte credenze popolari prive di fondamento che però vengono considerate vere in virtù di un irrazionale buon senso, di una palese evidenza. La proliferazione di favole e leggende ha motivazioni antiche, come il bisogno di speranza e ottimismo, e motivazioni più moderne, come il mutismo dell'esperto.

Le motivazioni antiche sono le stesse che hanno nutrito il mercato delle opere d'arte, la narrazione in tutte le sue forme, dai pittogrammi rupestri ai distici elegiaci, dalla rappresentazione teatrale al romanzo gotico. L'umanità, sia come singolo individuo che come soggetto sociale non ha bisogno di qualcuno che spieghi, che racconti il vero, che distrugga illusioni e scoraggi slanci di ottimismo elencando teoremi e statistiche. Ha bisogno di qualcuno che racconti, che inventi risposte adeguate a domande che si ha paura di porre. Nessuno vuole che alla sera, prima di dormire, ci venga ricordato che la probabilità della Terra di essere nel mirino del lampo di raggi gamma di una supernova che collassa è del cento per cento, solo il quando è aleatorio. Le motivazioni antiche sono di ordine psicologico e non hanno niente di strano, anzi, sono necessarie alla sopravvivenza della specie umana. La religione, non l'insieme di comportamenti ritualizzati e le regole condivise ma la spinta interiore al vivere, il desiderio di guardare il cielo, il senso di colpa e l'enorme ventaglio di sentimenti ed emozioni sono una parte fondamentale dell'essere umano. Tutto ciò che fa leva sulle motivazioni antiche della narrazione, della finzione, ha una caratteristica religiosa non necessariamente malvagia e/o dannosa: l'uomo ha bisogno di fantasticare per sopravvivere.

Un mondo più giusto, in cui tutti gli abitanti sono buoni. Il lieto fine. Il bene che trionfa sul male. L'eroe che vede premiati i suoi sforzi. Un mondo senza malattie, carestie, litigi, diseguaglianza, ingiustizia. Siamo circondati da credenze popolari che ci trasciniamo dietro da millenni. Il problema sorge quando qualcuno cerca di dimostrare che non sono solo storie della buonanotte ma qualcosa di realizzabile. A un certo punto c'è sempre qualcuno che salta in piedi e dice noi dobbiamo fare qualcosa, combattere perché questo inferno diventi, o ritorni a essere, un paradiso. Siccome nel passato si sono ottenuti dei progressi – si sono ottenuti davvero? Molti filosofi avrebbero opinioni contrarie e motivate da esporre – allora anche in futuro si otterranno. Un'iperbole che si avvicina all'asintoto, questa è la geometria di un punto di vista siffatto. Come quelle ragazze che vedono film romantici e li scambiano per matrimoni possibili. Ragazzi che vedono film di guerra dove le pallottole colpiscono l'eroe sempre di striscio. Nei racconti ci sono persone sensibili e intelligenti che raggiungono la felicità e persone grezze, egoiste e ingrate che finiscono male. Nella realtà non funziona così, nella realtà non c'è destino, fortuna, deus ex machina. Ecco che interviene qualcuno che dice: allora facciamolo noi, prendiamo in mano la situazione. È quello che ignora cosa sia un free raider, una scelta ottimale nel dilemma del prigioniero, la crescita sostenibile, la scarsità delle risorse. È quello che non riesce vedere che il mondo non è un paradiso perduto ma un hotel abbandonato, se c’è stato fasto e lusso ora non c’è più.

E qui appare la motivazione moderna delle credenze popolari: esigenze di politica e di economia che impediscono la maturità dell'individuo, fatta di presa di coscienza, di disillusione, di responsabilità. Laddove prima chi non sapeva taceva e non aveva potere, ora non più, perché il cittadino vota per chi lo convince, non per chi dice cose intelligenti e sensate, guarda la tv e fa aumentare lo share di programmi stupidi, compra i prodotti più assurdi. La politica e l'economia preferiscono avere una popolazione di persone stupide, ignoranti e malvagie. Per loro fortuna l'umanità è da sempre composta in prevalenza di persone stupide, ignoranti e malvagie. È una legge matematica: ci vogliono decenni di costante applicazione per vincere l'ignoranza in almeno una materia, la propria stupidità si riconosce ogni tanto ma comunque a posteriori, la malvagità è lo stato naturale dell'uomo, se così non fosse avremmo leggi che suggeriscono di provare a delinquere per una volta nella vita. Appurato che non si può incolpare l'umanità per il fatto di essere composta di stupidi, ignoranti e malvagi, non possiamo nemmeno incolpare una minoranza di intelligenti, istruiti e altruisti. Incolparli di cosa poi? Di non aver istituito una dittatura elitaria finalizzata a impedire lo sfruttamento della situazione? Ritorniamo al punto di partenza: la credenza popolare che sia possibile avere un governo composto esclusivamente da persone intelligenti, istruite e altruiste. Nella realtà non esiste alcun modo di trasferire nel mondo reale la perfezione di meccanismi simulati. Le persone non sono programmabili, le ideologie politiche ci hanno provato in mille modi, uccidendo milioni di persone e creando assolutismi del terrore.

Oggi molta gente nutre credenze popolari nella convinzione di discutere di politica, economia, filosofia, scienza e via dicendo quando in realtà non sa di cosa sta parlando, non ha studiato la materia. Assistiamo a credenze popolari moderne causate dall'impossibilità dei sacerdoti del sapere di chiarire a profani e ingenui perché quell'affermazione è falsa, quel ragionamento è illogico, quel teorema è assurdo. È difficile rendere comprensibile la verità a chi è privo degli adeguati strumenti intellettuali. Nella dialettica moderna vince chi dice cose magari sbagliate ma facili da capire, che fanno leva sul buon senso, che si richiamano a valori condivisi, che fanno appello ai sentimenti o, più semplicemente, che promettono vantaggi e guadagni. Se c'è uno slogan in rima, una modella seminuda e una musichetta orecchiabile tanto meglio. L'esperto perde anche se sta dicendo il vero perché la maggioranza che esercita il potere sotto forma di voto o di acquisto non capisce di cosa sta parlando. Per risolvere il problema dovremmo rinunciare a libertà e democrazia, un prezzo eccessivo per credere a una brutta verità al posto che a una bella favola.