giovedì 29 aprile 2010

Solo chiacchere e distintivo.

Ci vorrebbe una volta all'anno un riassunto, una tabella schematica, un grafico a torta. Ci passano notizie sotto il naso in branchi selvaggi che galoppano pancia a terra verso l'oblio. Parlo di notizie che contengano informazione. Informazione è data, lo sa bene chi scrive codice per computer, da tipo, valore e attributo. Si spaccia troppo spesso opinione per informazione e viceversa. Ci vorrebbe un etichetta come il semaforino dei programmi alla tv: rosso, è un'opinione, verde, è un'informazione.

Tipo significa che l'informazione ti deve fornire una quantità o una qualità: vero o falso, maggiore o minore, tesi o postulato, uguale o diverso. Valore significa che l'informazione ti deve fornire un correlato empirico: cento o mille, questo lo dimostra, vale entro questi limiti. Diffidate delle percentuali, si può giocare con la statistica. Attributo significa che l'informazione ti deve fornire a cosa si riferisce. Cento (valore) morti (tipo) non è informazione se non ci metti in un incendio (attributo).

Una tabella con scritto tot (valore) bambini morti (tipo) e diversi attributi tipo uccisi, abortiti, causa accidentale, inedia, malattia curabile. Un livello di dettaglio a scelta, la prime dieci o venti cause di morte dei bambini, per esempio. Ci mettiamo danni ambientali, omicidi fra parenti, suicidi, morti per cancro, infarto, incidente stradale. Chi è stato imprigionato dove e per cosa.

Poi una tabella con le cose positive. Bambini nati, invenzioni utili, aumento produzione energia pulita, diminuzione inquinamento. Buone azioni, coincidenze fortuite, serendipity, scomparsa di estremismi e fondamentalismi.

Poi una tabella con scritto chi compra cosa da chi. I flussi di materie prime, soldi, e prodotti lavorati fra gli Stati. I nomi di ditte e persone che controllano questi flussi di ricchezza. Quanti soldi passano di mano per petrolio, gas, droga, armi? Non lo possiamo sapere, è vietato?

Sui contenuti di queste tabelle dovrebbero confrontarsi i politici. Informazioni, non opinioni. Che fastidio quando vengono fuori a far leva sui sentimenti per ottenere i voti, come se ci stessero vendendo qualcosa. Quando litigano fra di loro e ci sembrano due rappresentanti di fronte a un solo cliente. Il suo prodotto è razzista. Il mio prodotto è buono. Il suo è pericoloso. Il mio è utile a tutti. Il suo è immorale. Il mio ti risolve un sacco di problemi. Il suo è difettoso. Il mio è garantito.

Tutte queste polemiche in cui gli editori accusano internet di annientare l'informazione tradizionale fornendo notizie gratuite è ridicolo. Quale informazione ci danno? Bullshit, ecco cosa ci danno, e vogliono pure che gliela paghiamo. Questi sedicenti professionisti dell'informazione che non hanno alcuna base scientifica, sanno solo dare opinioni e riferire quello che hanno sentito dire da qualche altro mentecatto più o meno potente. Anche i fatti, certo, come se i fatti avessero bisogno di essere trovati, come se non esistessero senza qualcuno che li prenda e li metta su un giornale. Esistono, solo che c'è questo filtro per cui non possiamo venire a conoscenza di nulla che non sia sdoganato e confezionato dal quarto potere.

Sono andato sul sito dell'Istat e mi sono accorto che non ti danno accesso all'informazione. È un'azienda privata? Andiamo su Marte e non siamo capaci di metter su un database pubblico che ci faccia capire in che mondo viviamo? Dobbiamo affidarci a giornali e politici? O è tutta una strategia per tenerci incatenati alla pubblicità, per impedirci di schermare i raggi del telecomando che ci governa come robottini teleguidati? A volte penso che non riuscirò a sopravvivere fino al giorno in cui internet riporterà la gente nel mondo reale con la forza dell'informazione.


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