lunedì 25 gennaio 2010

CyberPapa

Mi sta simpatico, il Papa, il Papa in generale, ma questo in particolare. Fin dal primo giorno, quando tutti gli si sono scagliati addosso, forse volevano un Papa nero, come nella canzone dopo miss Italia un Papa nero, e invece non solo è bianco ma è tedesco: apriti cielo! Il pastore tedesco, paparazzi-nger, da giovane era un SS, bruciava le formiche con la lente di ingrandimento, incollava le zampe delle lucertole, cattivo cattivo non si fa.

Lui che veniva fuori, nonostante tutta 'sta cagnara, e sorrideva che ti metteva i brividi, ce l'ha ancora quel sorriso che fa a pugni con lo sguardo, ti punta addosso gli occhi e tu pensi: puoi sorridere fino a farti venire una paresi, mi fai paura lo stesso. Così questo Papa mi sta molto simpatico, mi affascina. Tu pensi al Papa e pensi che sia un tipo un po' via di testa, tutto perso nella mistica del buonismo, dalla lacrima facile, il Papa che deve accarezzare i bimbi sulla testa come fossero cuccioli di cane, che deve benedire da lontano, che deve dolersi per tutto il male che vede succedere e dire cose semplici piene di amore e di speranza. Voglio dire, un Papa che non dà fastidio.

Invece lui no, ti sembra quasi che lo irriti dover interpretare il Papa, con tutte le cose che ha da fare gli tocca pure fare il Papa, sembra pensare. Forse perché ha letto molto, ha studiato molto, l'impressione è che sappia troppe cose, che sia troppo avanti. Eppure ha i capelli bianchi, dovrebbe essere un vecchietto che dove lo metti sta, se ne sta lì e aspetta che gli porti la minestrina con l'omogeneizzato. Non ti aspetti che sappia parlare con te, che abbia qualcosa da dirti che sia interessante. Dirà le solite cose che dicono i Papi, pensi, la Chiesa non è mica una roulotte che la sposti dove ti pare quando ti serve, ci vogliono secoli prima che si decida anche solo a spostarsi di un passo. Allora lo guardi con più attenzione e - esclamazione scurrile! - magari mi sbaglio, ma mi sembra che ci sia qualcosa di strano, di diverso, non è il solito Papa che gli cambiano solo il corpo.

Infatti dice sì quello che ci si aspetta da un Papa, ma ogni tanto ci mette del suo, ti sembra quasi di vedere i preti che si agitano e si guardano intorno per capire in che direzione potrebbero scappare, i vescovi che si sentono improvvisamente scomodi sulla sedia, le suore che sbarrano gli occhi e si portano la mano alla bocca. In passato avvelenavano i Papi per molto meno, ci vuole molta cautela quando fai il Papa, è molto più sicuro leggere quello che ti mettono sotto il naso e lamentarti borbottando quando sei da solo in camera tua.

Mi sta simpatico, Benedetto, anche perché ieri ha detto “cyberspazio”. Non credo nessun Papa l'abbia mai detto prima. Ha detto “cyberspazio” e nella stessa frase non c'era né satana né male né pericolo. “La parola di Dio potrà prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare i diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca.” Non so se mi spiego, questo Papa è un grande, senti cosa dice - esclamazione scurrile! - è un Papa digitale. Prendere il largo, fitto intreccio, diritto di cittadinanza di Dio. Un Papa cerebrale che non perde tempo a crogiolarsi nei sentimenti quando può sublimarli in puro pensiero. Sembra proprio uno che sa di cosa parla, non è un critico qualunque che non ha idea di cosa significhi. Dio che entra in rete, te lo immagini? Riesco a malapena a sondarne le implicazioni.

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