lunedì 3 ottobre 2011

Hero today

Per capire la mentalità dell'uomo contemporaneo non serve studiare la storia, basta leggere il viaggio dell'eroe, la matrice di tutte le storie che hanno raggiunto le persone che vivono in zone provviste di cinema e televisione. La cultura non è più formata da letture di formazione, aristocratica o borghese che sia, postmoderna o underground che sia, no, la cultura maggioritaria è stata costruita da racconti fondati sul viaggio dell'eroe, veicolati per mezzo di fumetti, serie tv, film. La figura stessa dell'eroe si è trasformata per aderire alle esigenze del copione, passando dal santo martire o dal soldato coraggioso al prescelto dal fato, dal destino, dalla genetica. Si è passati dal sacrificio altruista e volontario alla vittoria del più dotato, il migliore che si assume le responsabilità e i doveri di un ruolo di guida e sostegno (vedi spiderman: un grande potere dà grandi responsabilità). Lo schema si adatta alla perfezione all'etica protestante (dove se vai all'inferno è perché sta scritto nel tuo dossier celeste fin dall'inizio dei tempi, dove se sei più forte hai il dovere di comportarti da più forte senza vergognarti della tua forza), e si adatta anche agli USA come superpotenza mondiale in grado di imporsi per vedere affermarsi ovunque il proprio stile di vita improntato sulla democrazia e sul benessere diffuso della classe media.

Questa è la fotografia della civiltà occidentale nel XXI secolo. Africa, asia, oriente, lì il discorso si sporca di localismi e infezioni culturali ma comunque l'intero mondo gravita attorno al nucleo puro della cultura occidentale, come è da sempre, dai tempi di greci arabi e romani. L'incongruenza del teorema che ipotizza la crescita economica infinita è esplosa anzitempo e creando grossi squilibri ovunque con l'ingresso di miliardi di cinesi con redditi prossimi allo zero nel sistema economico globale. Perfino in sperdute isolette del pacifico è arrivata la cartamoneta e gli abitanti vendono le proprie risorse in cambio di pezzi di carta da scambiare con televisori coreani, t-shirt colorate, attrezzi fatti di buon vecchio acciaio americano. Cercare di fermare tutto questo è come spegnere il sole con lo sputo. Anche semplicemente rallentare è un tentativo che suona ridicolo a chiunque abbia un minimo di conoscenza approfondita e concreta del mondo e del suo funzionamento. La cultura si diffonde mediante le informazioni, così come le specie animali si diffondono mediante i trasporti. Abbiamo nutrie canadesi in europa, zanzare indocinesi nel mediterraneo, pesci siluro russi in francia, pesci persici in italia, pesci sudamericani nel mississippi. Gli animali si diffondono in nuovi ambienti e li colonizzano, distruggendo le specie autoctone. Allo stesso modo la cultura più forte distrugge quelle più deboli.

La cultura più forte è senza dubbio quella che si diffonde meglio, che si riproduce più rapidamente, che si adatta con maggiore dinamismo. Torniamo al viaggio dell'eroe. Stiamo parlando dell'equivalente della vita eterna promessa dal cristianesimo, del paradiso in terra promesso del comunismo, stiamo parlando della versione 3.0 del desiderio di qualunque essere umano. Per capire meglio vediamo come si è sviluppato nel tempo il concetto di ricco, il grande signore, il miliardario, il potente, il re. All'inizio era esempio di saggezza e dispensatore di giustizia e comandante di eserciti. Potremmo scrivere libri sulla concezione dell'autorità nei tempi antichi. Poi è diventato signorotto locale, un po' vanesio, peccatore, afflitto da problemi struggenti, tutta paccottiglia fornitaci dal romanticismo nel quale ancora viviamo. Noi siamo ancora romantici e continueremo a esserlo fino a quando ci lasceremo alle spalle lo schema in tre atti nel quale si articola il viaggio dell'eroe. Quando analizziamo un qualsiasi problema o situazione noi usiamo questa apparecchiatura mentale che si chiama cultura e che, in questo momento storico, su quasi tutto il pianeta, si rifà al romanticismo (che non è languore sentimentale ma tutta una serie di argomentazioni filosofiche, morali, artistiche) e al viaggio dell'eroe.

Torniamo al miliardario, emblema del successo e del potere. Siamo partiti dal re che somministra giustizia e sconfigge i nemici (paternalismo del conquistatore pre-romantico) principe che tutte le ragazze vorrebbero sposare (versione romantica). Siamo passati alla regina vittoriana che amministra con efficacia (maternalismo dell'eguaglianza pre-moderna) all'industriale studioso e filantropo che aiuta bambini bisognosi (versione romantica). Siamo giunti al miliardario attuale che sfrutta manodopera a basso costo e si arricchisce inquinando il mondo alla faccia di miliardi di persone che muoiono di fame (il rigetto dell'organo produttivo che ti mantiene in vita e dei medicinali che ti guariscono quando sei malato, come l'idea della morte quando sei giovane: non esiste, non fa paura, è lontana) da affiancare alla (versione romantica) fama da patheon del cantante famoso che si batte per i diritti e contro le malattie, il genio del computer che ha fatto prevalere la propria intelligenza sul mare di desolazione che promana da un'umanità composta quasi del tutto da idioti, consumatori/elettori/soldati utli alla causa che si possono benissimo sacrificare sull'altare di grandi obiettivi. E come la figura del 'ricco' potrei citare molte altre figure, come a estrarre carte da un mazzo di tarocchi: il santo, il furbo, il pedone e la pedina, il malato fisico e il malato mentale, e via dicendo.

Cosa c'entra il viaggio dell'eroe? È la chiave per comprendere tutto quello che vi circonda, ecco cosa c'entra. Perfino le manifestazioni in piazza di chi non trova soddisfacente rivolgersi ai propri rappresentanti eletti democraticamente e preferirebbe una specie di democrazia diretta con voto popolare telematico so ogni singolo provvedimento (non me lo invento, c'è gente che recita il suo credo religioso dentro a chiese laiche di tutti i tipi), oppure che protesta perché non ci sono proposte condivisibili di buon senso oppure perché ci sono proposte che richiedono drastici e rovinosi interventi e vengono o non vengono adottate. Perfino le mode e come la gente si sente è comprensibile leggendolo col filtro del viaggio dell'eroe. Perché da sempre l'uomo imita un modello, lo fa come singolo da quando nasce e lo fa come gruppo quando è adulto. Modelli, ecco cosa offre la cultura, modelli per fabbricare il ricco, il santo, il furbo, istruzioni per costruire un uomo con l'insieme di caratteristiche specifiche in grado di garantirgli la definizione cui ambisce. L'essere umano vuole essere accettato, rispettato, invidiato, desiderato, imitato, osannato, obbedito. Vuole essere nutrito, guarito, salvato, servito. Sono cose che non cambieranno mai.

L'eroe un tempo salvava il villaggio uccidendo cento guerrieri nemici, poi si lasciava uccidere pur di non perdere la propria integrità morale, poi si avventurava nella giungla o altra azione temeraria in nome della scienza, in seguito andava in aiuto dei ribelli o dei rivoluzionari per combattere il potere costituito e provocare la rivoluzione (vista come passo che avvicina a una società ideale, al progresso indirizzato alla perfezione ideale incarnata nel modello capitalismo protestante USA o nell'ormai ex modello comunismo ateo URSS), oggi cos'è l'eroe? Questa è la domanda che vi pongo stamattina. L'eroe descritto nel viaggio, che è poi quello hollywoodiano e disneyano, diventa eroe quando il mondo gli crolla addosso e lui decide di reagire e di vincere a qualsiasi costo. L'eroe dei nostri tempi non si sa cosa fa dopo, quando ha ucciso il mostro, quando torna a casa ferito e con i postumi di una sbronza di adrenalina. Perché è così che vi sentite quando chiudete il libro, finisce il film, si spengono le luci e gli altoparlanti, con gli effetti di un post coito conto terzi, l'immedesimazione da epos e da eros che vi nobilita di rimando, per contaminazione, per aggregazione, per consenso e spirito di partecipazione. Oggi anche gli eroi sono finti, sono eroi di plastica.

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