martedì 25 ottobre 2011

Utilitarismo, individualismo e tecnocrazia.

I media, con la stupidità che li rende indistinguibili da chiunque prenda una notizia battuta da un'agenzia stampa e decida di commentarla o meno a seconda di quanto si presti a essere strumentalizzata a fini di propaganda. I media attribuiscono al Papa un comunicato del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, un 'organismo' costituito durante il Vaticano II che si propone di 'stimolare' i cattolici e promuovere sviluppo paesi poveri e pace nel mondo. Avrei preferito parlare, che ne so, della gente a cui piace vedere altra gente che rischia la vita come se sopravvivere equivalesse a sconfiggere la morte. Gente che tifa per chi vince e si unisce al coro delle prefiche di chi lascia le penne. Anche gli animali lo fanno, con l'unico obiettivo di riuscire a scopare o di mangiare il cadavere. E invece arriva questa nota che dice cose interessanti, le cose più rivoluzionarie alla fine arrivano sempre dai presunti custodi della tradizione. Adesso parlano, tra l'altro, di governo mondiale. Ne sentivo parlare negli anni '70, ero piccolo ma l'epopea del progresso contava una miriade di seguaci pronti a qualunque sacrificio pur di realizzare quella specie di razionalismo robotico da scientismo totalizzante. Un problema culturale ancora attuale, purtroppo, nonostante i vistosi fallimenti di tutte le strutture concettuali che tentano di prescindere dall'innata imperfezione umana, dalla tensione all'errore dell'essere umano. Pur di non abbandonare un progetto che richiede individuo disumanizzati e perfetti, cerca di aggiustare gli uomini, di eliminare i bug a costo di eliminare tutti gli individui non compatibili con il sistema. Di dittature che spediscono dissidenti e inadatti nei campi di rieducazione o di concentramento ce ne sono ancora in giro, e parecchie, nel mondo.

Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, non il Papa, ha pubblicato un nota, non un'enciclica, contenente una critica e una proposta. Parliamo prima della proposta: si tratta di incontro/confronto globale fra tutti i popoli e le nazioni finalizzato alla realizzazione di un'autorità mondiale incaricata di appianare i contrasti, organizzare la distribuzione delle risorse, smussare le differenze per annullare le divisioni. Un mondo pieno di gioia e armonia, una specie di paradiso in terra, ecco, non sto dicendo che è un piano utopistico perché quando parli con un prete il più delle volte è un invasato, un visionario, un soldato di Cristo. A certi livelli si presuppone che i preti abbiano esaurito la carica eversiva della fede che a loro piace considerare alla stregua di un sentimento altruista, un impulso succedaneo all'appagamento sessuale pregiudicato dal voto di castità. Invecchiando di solito vengono toccati dalla saggezza dell'esperienza come chiunque altro, tranne poche eccezioni che non stiamo a indagare. Ecco perché il Papa di solito è vecchio, intelligente e colto, e non giovane, battagliero e avventato. Bisogna dirle queste cose altrimenti la proposta del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace magari viene fraintesa. Nello specifico si propone, al fine di regolamentare l'economia globalizzata per impedire eccessi e distorsioni, l'istituzione di un governo mondiale con tanto di leggi mondiali, un'ONU con poteri esecutivi, la subordinazione degli stati nazionali a una autorità sopranazionale in grado di imporre la fiscalità con finalità solidaristiche fra paesi, di gestire la scarsità delle risorse per dividerle in modo equo, insomma il governo mondiale che c'era nei fumetti, dove il Presidente della Terra (che il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ci veda bene il Papa?) telefonava alla sede della lega dei supereroi quando l'umanità chiedeva aiuto per fronteggiare una minaccia planetaria che stava per distruggere il mondo.

Non mi sto prendendo gioco del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Sono sicuro che sono a conoscenza del fenomeno del free raider, della teoria dei giochi, della neutralità del capitalismo come sistema di regole rispetto alle scelte di chi entro quelle regole si muove e prende decisioni. Non sono degli sprovveduti o degli stupidi, suppongo, al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, sanno benissimo anche quante persone deve ospitare al massimo il pianeta per consentire a tutte una qualità di vita dignitosa, per via del nulla si crea dal nulla, della povertà relativa, dell'entropia che mai diminuisce, che una parte dell'energia viene consumata dal processo che serve per produrre energia. Sanno tutto, ci scommetto, eppure mi propongono un'autorità mondiale con tanto di superpoteri, del tipo questo mese carestia in Somalia ergo resto del mondo manda 10% riserve di cereali stop, seguono dettagli operativi stop. Oppure Cinesi siete in troppi non fate più figli per 40 anni o uccidete il 60% degli ultrasessantenni. Oppure inglesi tre volte più ricchi dei birmani prego versare differenza sul conto corrente numero. “Dalla Torre di Babele allo Spirito di Pentecoste”, hanno perfino inventato lo slogan, che io quelli del marketing li detesto, son delle serpi, ma in questo caso farò finta che sia una parola d'ordine da occupazione scolastica negli anni di piombo, qualche vecchio trombone che ha avuto un attacco di nostalgia dentro al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, da ora PCGP, che sembra la sigla di qualche partito rivoluzionario marxista sudamericano. Senti qua: “passare dallo spirito di Babele, dove regna la divisione o l’unità di facciata, allo Spirito di Pentecoste, che è il disegno di Dio per l’umanità, vale a dire l’unità nella diversità”, quando sento nominare Dio da qualcuno che mi dice di conoscere il disegno di Dio a me vengono i brividi e tendo a scappare, ma al PCGP non sono matti, al massimo dicono queste cose per accarezzare le menti semplici, come i politici che fanno i comizi davanti a gente che sventola bandiere, lo sanno che stanno dicendo delle gran cazzate ma alla gente piace venire rassicurata, esaltata, sostenere il condottiero (almeno fino a quando fallisce e allora lo fa a pezzi e ne cerca uno nuovo).

Per cui la proposta, ripeto per chi si è distratto, è questa: un'autorità pubblica mondiale. Lo scopo principale è di tipo pratico, il governo mondiale. Lo scopo secondario è annientare tre 'ideologie devastanti': utilitarismo, individualismo e tecnocrazia. Come può un'autorità pubblica mondiale distruggere queste tre 'ideologie devastanti'? Già definirle ideologie devastanti è sintomo di un disturbo mentale molto serio, ma facciamo finta tromboni utopia PCGP i vecchi telefilm di fantascienza, non ti sto dando ragione come si dà ragione ai matti. Queste ideologie come si esprimono? Indovinato? Esatto, nell'economia e nella finanza. È lì che volevano arrivare, quelli del PCGP, a consigliare una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali, tanto per cominciare. Una tassa sulla produzione di inquinamento. Questa autorità mondiale avrebbe molto a cuore il bene comune, è ovvio, come ho fatto a non arrivarci da solo?, e ci consentirebbe di 'recuperare il primato dello spirituale e dell’etica e, con essi, il primato della politica sull’economia e la finanza', viva la politica etica e spirituale, abbasso l'economia e la finanza utilitariste, individualiste e tecnocratiche. Guardate che questi del PCGP le stanno sparando grosse, non sto scherzando, questi sono professionisti del machiavellismo travestiti da preti, addirittura, per prevenire accusa di paternalismo, mettono le mani avanti a danno del paternalistiche alle politiche nazionali iperprotettive che impediscono ai mercati alti livelli di efficienza e di efficacia. Questi sono professionisti, ti ribaltano addosso l'accusa prima ancora che la pronunci. Peccato che qui si incartino correlando efficacia/efficienza dei mercati a una non meglio precisata etica, ovvero un insieme di regole convenzionali che non sono frutto di considerazioni razionali ma di concertazione maggioritaria o di imposizione autoritaria. Anche al PCGP parlano di economia senza averla studiata? No dai, non possono essere così ingenui da pensare di sparare cavolate e passarla liscia, forse spiegano i dettagli in un allegato di settemila pagine che mandano su richiesta dell'interessato.

Ma veniamo alle premesse, giuste, a sostegno della tesi, sbagliata. È retorica di primo livello, se le mosche hanno le ali come gli uccelli e entrambi volano, allora gli aerei dobbiamo costruirli con un numero di zampe che va da due a sei. Sembra logico, ma è una cazzata. Le tre 'ideologie devastanti': utilitarismo, individualismo e tecnocrazia sono espressione naturale delle pulsioni umane, non sono sovrastrutture delle quali possiamo e dobbiamo fare a meno per essere uomini più completi o puri o meritevoli. Nessuna autorità mondiale potrà mai 'superare' (la nota del PCGP è piena del verbo superare, forse si sentono alla guida di una formula uno) né quelle tre ne altre decine di caratteristiche della realtà che collidono con i progetti miranti alla perfezione (e qui sì che Babele ci sta). L'utilitarismo è una necessità del sistema prima che una consapevole applicazione umana nel senso previsto dal naturale evolversi della situazione. Puoi opporti a ciò che è oggettivamente utile al perseguimento dello scopo del mondo, di un governo, di un gruppo, di un individuo, ma non puoi opporti alle equazioni sottostanti. Se quando è nato Gesù si stimano 200milioni di persone in tutto il mondo e oggi siamo in 7 miliardi non possiamo far finta che non sia una variabile da tenere in considerazione nella formulazione di soluzioni tanto e più di valutazioni di ordine etico o di opportunismo. Un vincolo materiale non è indizio di materialismo. PCGP, mi spiego? L'individualismo è un'altra qualità imprescindibile dell'uomo. L'uomo nasce individuo, si rappresenta come tale di fronte a sé e di fronte a Dio, possiede coscienza solo del sé. Credersi in grado di comprendere e assorbire l'alterità è superbia (anche qui Babele ci sta), incaricarsi di agire anche per conto degli altri in nome dell'altruismo è inganno. Non esiste società se non di individui liberi e indipendenti, non esiste famiglia laddove i componenti sono considerati meccanismi che partecipano di un corpo istituzionale e non essenziali componenti di un corpo mistico. L'individualismo è applicazione del libero arbitrio e non deve essere sacrificato a esigenze di ordine superiore.

Ci rimane la tecnocrazia. È una delle tante teste del mostro che domina le nostre vite e modella l'ambiente in cui siamo prigionieri. Limitarsi alla tecnocrazia è come indicare nell'influenza stagionale la summa di tutte le malattie mentre è solo la più comune e visibile. È vero che non possiamo opporci alla scienza applicata che ci persuade col marketing, quando non ci obbliga per legge, a utilizzare marchingegni di cui potremmo fare a meno. Lo fa per il nostro benessere, la nostra comodità, la nostra sicurezza, la nostra salute. Siamo nelle mani della scienza e a lei ci rivolgiamo nella speranza che scopra il segreto della bellezza, della gioia e della vita eterna. I sacerdoti della scienza continuano a fare promesse e a nutrirci di sogni, la pillola dell'intelligenza, i viaggi nel tempo e nello spazio interstellare, la società matematicamente progettata per eliminare ogni differenza, robot che fanno tutto il lavoro, energia gratuita e abbondante, una vita facile tutta da godere mentre quel che si ottiene è stress, traffico, inquinamento, uniformi, meno tempo libero, meno libertà, condizionamenti, vergogna, droghe, pressioni, violenza, disperazione. Ma siccome il PCGP non può scagliarsi contro la scienza o gli dicono che è creazionista, reazionario, bigotto, antimodernista, allora il PCGP deve evitare scontri frontali e ricorrere a mezzucci come la tecnocrazia, abbassa il livello della discussione al moralismo assai noto agli ipocriti, quello che tiene separati pensare e agire in una prospettiva di accettazione e perdono, e il PCGP allora dice che “è necessario colmare il divario tra formazione etica e preparazione tecnica evidenziando la sinergia tra 'praxis' (agire morale) e 'poièsis' (agire tecnico e produttivo)”, una sintesi che ha troppo dell'Hegeliano (così si spiega tutto quell'uso che fa il PCGP del verbo superare?). Ancora Hegel, ancora percorsi storici finalizzati, millenarismo babelico da paradiso robotico dentro un romanzo di fantascienza, ancora il primato della politica da affiancare alla delusione della realpolitik, ancora il massimalismo, il determinismo, e tutta la pappardella già ingoiata e digerita negli ultimi secoli che ha ucciso milioni di persone con la scusa di andare oltre, di venirne fuori. Ma non dobbiamo prendercela con il PCGP, cosa dovrebbe dire di diverso? La Chiesa quando esercita potere temporale si occupa dell'umanità intera e non dei singoli uomini che la compongono, il potere spirituale è demandato a quegli stessi individui che non vengono presi in considerazione dal PCGP, si sa che nelle grandi visioni politiche le strategie si fanno militari e i singoli diventano pedine inutili e sacrificabili.

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