lunedì 26 settembre 2011

Chi è perché

Possiamo classificare in molti modi i vari siti che tutti insieme formano il web. Innanzitutto i siti punto com, siti aziendali, siti nati per fare soldi o per fornire servizi ai clienti. Poi i siti che hanno come entrate monetarie solo il finanziamento pubblico o privato e/o il contributo volontario degli utenti. Infine i siti che non hanno nessun tipo di entrata e che esistono solo grazie all'ospitalità di chi fornisce web hosting gratuito. Certo, possiamo cavillare dicendo ci sono aziende commerciali che si pongono visioni da filantropo e fanno cose per il gusto di farle, senza tornaconto. Ci sono siti gratuiti che progettano entrate milionarie nel futuro, in meccanismi che valorizzano il numero degli iscritti come potenziali acquirenti e permettono quotazioni da capogiro nel web, dove il bacino d'utenza conta miliardi di persone. Ci sono siti da hobby che mirano a diventare professione mediante la capacità di diventare famosi, attirare visitatori e mostrare loro i banner pubblicitari. Questo è per sommi capi la Rete dell'informazione e movimenta pochissimi bit rispetto allo scambio di file p2p, allo streaming del settore intrattenimento, musica giochi video tutto ciò che è trasposizione in digitale di prodotti analogici che è la preoccupazione dell'industria mediatica tradizionale.

C'è però anche una classificazione sociale del web che provoca fraintendimenti della realtà qualora si creda che internet sia lo specchio del mondo. Non lo è. Per niente. Tanto per iniziare permane la separazione linguistica, se non conosci l'inglese sei tagliato fuori e, anche se lo conosci, sei tagliato fuori dalle zone in cui milioni di persone parlano una lingua che non conosci, come il cinese, lo spagnolo. Quando entri in Rete magari credi di avere accesso al mondo ma non è così. Per niente. Non solo sei escluso da zone linguistiche che non comprendi, i traduttori on-line per ora non riescono a farti superare la barriera, e mai comunque riusciranno a farti superare barriere culturali, sei escluso anche da una marea di siti che non arrivano alla tua percezione, non sono portati a galla da passaparola, agenzie di diffusione virale, mode, citazioni sui media tradizionali, eventi collaterali. Tu vedi solo quello che è al momento reso più visibile da tutta una serie di fattori che pochi o nessuno controllano, di certo non tu, a meno che tu stia cercando qualcosa che interessa solo te e allora finirai in un labirinto di segnali messi in ordine di importanza dall'algoritmo più o meno segreto del motore di ricerca che ti indicano una marea di opzioni.

Ma non è finita qui. Che dire di tutta la gente vera, la fuori, che non entra nel web e che, se anche ci entra, non produce contenuti ma si limita a consumarli? Pensi davvero che i contenuti del web rispecchino la società reale? Quanti blog di operai che fanno i turni alla pressa segui col tuo reader? La maggior parte di quello che leggi sul web è scritto da studenti, da giornalisti o spacciati per tali, da dipendenti pubblici o privati che hanno accesso alla Rete dall'ufficio e hanno tempo da perdere in attività extralavorative, da persone pagate per sostenere un'opinione, pubblicizzare una marca, fare l'opinion maker, per sostenere e diffondere, ma anche casalinghe e disoccupati che cercano di crearsi abbastanza followers da garantirsi un'entrata mensile aggiuntiva. La gente che lavora sodo dal mattino alla sera di solito non tiene nessun blog, non perde ore a scrivere post, a perdere la vista e la vita su programmi di grafica e/o di videoscrittura, non ci tiene a far sapere come la pensa su questo o su quello. Quando entri in internet per farti un'idea su qualcosa è meglio che tieni presente chi sei tu e cos'è il web, perché tu nella realtà non sei quello del web e il web non è la realtà.

P.S: Mi si chiede se io scrivo per lavoro, se è la mia professione. No. Sto tenendo tre blog da un paio d'anni, divisi per genere, il mio io narrante, il mio io pensante, il mio io sociale, e so quanto tempo e impegno richieda un'attività come il voler fare qualcosa di un po' più complicato delle foto di gattini e del commentino (anti?)conformista sui fatti del giorno. Non che sia vietato o immorale tenere blog con foto di gattini e propaganda politica, dico solo che si può camminare su un vialetto al parco e si può correre in salita nei boschi. Non è facile, non è che siccome uno ci riesce e lo fa allora ci dev'essere nato, non fa fatica come farei io al suo posto, ha un vantaggio genetico. No, fa fatica invece, solo che quando fanno fatica gli altri a noi ci sembra un gioco da ragazzi, e non è che potrebbe farlo anche stando disteso sul divano, no, deve uscire e mettersi a correre, anche se ha la febbre e si sente a pezzi. Perché allora fare tutta quella fatica se poi non ci guadagni neanche dei soldi? Per dimostrare qualcosa a se stessi? Al mondo? Non so, personalmente per dare qualcosa a mio figlio che possa aiutarlo a conoscermi meglio. Non per renderlo orgoglioso o per dargli un modello, non per farlo vergognare o per diventare una presenza incorporea opprimente, ma solo per la gioia di poterlo fare, un modo come un altro per dire ti voglio bene con altre parole. Non so gli altri, ma ecco perché a me non interessa niente di guadagnarci e di avere lettori. Faccio un uso personale del web e ho motivi ben precisi per farlo, e come me chiunque altro, anche chi dice di no, anche chi non si è mai posto il problema.

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