martedì 3 maggio 2011

Social Darwin

La più grande baggianata che viene sostenuta a proposito delle teorie di Darwin è la legge del più forte. Non è così, è solo una delle moltissime semplificazioni sbagliate che a lungo andare prendono il posto della verità. E, guarda caso, è un esempio perfetto del darwinismo in azione: la verità è più forte ma non vince. È la spiegazione mediamente più comprensibile, e sottolineo mediamente, quella che si impone, che presenta un maggior numero di esemplari in vita, la verità finisce per abitare un ecosistema limitato e precario, lottando contro il pericolo di estinzione. Abbiamo visto in azione la dittatura della mediocrità anche in precedenza, quando parlato del far west inteso come assenza di regole in economia e non come mancanza di forza di un'autorità in grado di fare rispettare le regole, quando abbiamo parlato della leggenda sul voto informato dove invece l'attore non riceve/cerca le informazioni e anche qualora entrassero in suo possesso non sarebbe in grado di elaborarle. Il passepartout concettuale per svelare il funzionamento reale del sistema è appunto il buon vecchio Darwin, la sua capacità di dire l'ovvio che nessuno vuole ascoltare: le cose vanno così perché non possono andare altrimenti. Non c'è modo di innescare la razionalità, e specialmente la morale tipica degli umani, nei processi naturali, meccanici, vincolati a regole che non possono essere modificate a piacimento.

La dittatura della mediocrità è la stessa che rende compatibili gli opposti, accettabili le contraddizioni, vivibili i paradossi. In quella fascia grigia della mediocrità, in cui viviamo tutti, volenti o nolenti, anche coloro i quali se ne credono fuori, si convincono di esserne fuori o al di sopra, anzi, spesso sono proprio i mediocri per eccellenza a credersi straordinari e a sentire il profondo bisogni di sentirsi tali. Se invece accettiamo la nostra mediocrità e lo straordinario potere che la mediocrità esercita sulle comunità, le collettività, i branchi, i greggi, le razze e le specie di animali sociali o individuali che siano, allora ci verrà facile comprendere perché ogni tentativo di forzare la mano agli eventi, attività prediletta di chi vuole realizzare le ideologie politiche, sarà sempre fallimentare. Non sopravvive il più forte quando si passa dal confronto fra singoli individui e gruppi numerosi di individui: nei grandi numeri vince il più numeroso. Vincono i ratti, le formiche, gli scarafaggi, non gli uomini, eppure l'uomo schiaccia un insetto, avvelena un topo, ma loro sono tanti, si riproducono a ritmi forsennati, sono immuni a malattie che uccidono l'uomo, sanno sopravvivere e prosperare in condizioni estreme.

Quello che capita sul terreno della fisicità capita anche in quello della cultura: la persona intelligente da sola non può nulla contro la dittatura della mediocrità. Non è un termine offensivo, la mediocrità è lo standard, è la normalità, chi è troppo o troppo poco rappresenta la diversità, lo scostamento dal valore medio, l'esperimento che sul terreno della fisicità si realizza con inedite combinazioni genetiche, sul terreno della cultura con pensieri non condivisi dalla maggioranza, magari dopo secoli lo saranno e tutti penseranno che la terra gira attorno al sole, ma al momento no, sei il più forte ma non vedrai affermarsi o meno la tua discendenza, puoi solo testimoniare il tuo pensiero esprimendo la tua opinione come testimoni col corpo la tua dotazione cromosomica. Il rischio che corrono i diversi è sempre lo stesso: emarginazione, eliminazione, impossibilità di riprodursi. Lo stesso accade in ambito culturale: ostracismo, mancata pubblicità, critica negativa, mancato sostegno pubblico. Nessuno vuole venire associato al diverso, perfino i discepoli di Gesù l'hanno rinnegato per non incappare nella repressione che tutte le dittature pongono in essere, compresa quella della mediocrità.

I meccanismi di formazione dell'opinione dominante sono emblematici per comprendere il funzionamento del darwinismo naturale in campo sociale e culturale. Laddove cessa l'ipotesi di una ragione superiore che governa in maniera infallibile i processi naturali, il rassicurante Dio pre-evolutivo, si libera il campo al dominio dell'opportunità razionalmente vincolata, peccato che i vincoli siano molto ma molto deboli, sottomessi alle esigenze produttive e ri-produttive della dittatura dei mediocri. Non c'è colpa in questo, intendiamoci, essere mediocri non è una colpa imputabile ai singoli ma al massimo, per i filosofi e i teologi, a un'entità soprannaturale che si realizza nella storia come antitesi, come nemesi, come avversario, agendo per tramite di decisioni collettive, dettami del cosiddetto buon senso, lo spirito dei tempi, il determinismo storico, il finalismo politico-religioso e via dicendo. La presa di coscienza individuale e collettiva del quadro di riferimento che si deve tenere presente nell'esercizio legittimo della mediocrità nel senso più largo della parola potrebbe condurre a una più sana e umile dialettica del confronto, specialmente in condizioni di socialità evolutive, che hanno perduto il fondamento paternalistico che univa e guidava la società tribale alla quale molti uomini ancora oggi, più o meno consapevolmente, anche nelle democrazie più avanzate, guardano con nostalgia.

Volevo anche parlare dei caporali che scelgono lavoratori da sfruttare per 5 euro l'ora nell'Italia del 2011, volevo parlare anche dei complottisti che si sono lanciati sull'affaire Bin Laden per lanciare anatemi e stabilire ragioni e torti come un capoclasse che scrive sulla lavagna l'elenco dei buoni e dei cattivi, non so quanto altrove ma la sindrome del capoclasse in Italia si è molto diffusa, e di come ogni fatto venga giudicato in base a criteri di branco, di gruppo, di partito, e così ogni persona, a prescindere da ogni tentativo di giudizio oggettivo basato concretamente su parole, opere e omissioni. E considerazione di valore che non sentono ragioni producendo ridicole gag che si credevano già superate dal sillogismo greco degli antichi sofisti e inceve sono tornate in auge, promosse dalla dittatura della mediocrità a non plus ultra dell'essere alla moda, al passo coi tempi, come deve essere per il vincente, rispettabile, dignitoso uomo moderno, a partire dal tutti devono avere libertà di parola e ti impongo di tacere se non sei d'accordo per finire con meglio terroristi che capitalisti. Anche lo schiavismo del lavoro nero, la disinformazione propagandistica che si sperava scomparsa insieme alla guerra fredda, sono tutti aspetti riconducili al darwinismo sociale e culturale. Addirittura, volendo, si può applicare lo schema anche alle dinamiche del bullismo scolastico o dell'aspirazione alla popolarità negli adolescenti. Ma per oggi basta, sugli argomenti di oggi bisognerà ritornare un giorno, sono parecchio vasti e ingombranti, oltre che interessanti.

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