martedì 17 maggio 2011

Feromoni.

Negli ultimi giorni la frenesia dell'attivismo politico ha contagiato persone che di solito non si prestano a veicolare la propaganda. I feromoni della tornata elettorale hanno galvanizzato le ranocchiette dell'attivismo fino al limite dello stress, per se stessi ma soprattutto per gli altri, nel caso specifico per me, che ogni volta non so più come fare per isolarmi dal bombardamento di opinioni non richieste, di slogan, tifo, insulti, fischi e pernacchie, applausi e scappellamenti, insomma tutto il repertorio dello scassamento di coglioni all'ennesima potenza come solo la politica e lo sport riescono a far montare. Internet al posto di offrire oasi di pace si rivela la trincea dove anonimi professionisti dell'irritazione e della provocazione gratuita si divertono a violentare qualsiasi tentativo di dialogo, di ragionamento, di serena valutazione dei programmi. Si tratta ormai di guerra senza esclusione di colpi bassi, dove si può dire tutto e il contrario di tutto, una cosa vera la si stravolge al punto che chi l'ha detta deve adeguarsi e accusare se stesso per aver prestato il fianco al nemico fornendo l'opportunità di ribaltare i fatti. Non contano i programmi ma le persone, si vota contro uno che ci sta antipatico, si vota per chi ha una faccia più allettante, si vota per chi si è sentito nominare più spesso nelle ultime ore. Questa è la verità, lo sapete anche voi che fate finta di niente o che fingete di cadere dalle nuvole.

C'è inoltre una patina nauseabonda di ideologia che sopravvive e ricopre di emozioni e sentimenti quelli che dovrebbero essere invece programmi di governo, cosa si vuole e cosa no, come ci si pone nei confronti di, come si ha intenzione di risolvere il tal problema. Si usano parole d'ordine, potrei elencarne a decine, non si dice cosa si vuole tassare, no, si dice che si è a favore della giustizia, contro la povertà, un po' come le candidate a miss mondo nelle parodie demenziali che alla domanda sul loro più grande desiderio rispondono tutte quante 'la pace ne mondo'. Argomenti pericolosi come le tasse, che sono l'attività principale di ogni governo, la redistribuzione delle risorse attraverso erogazioni dirette e servizi garantiti. Questo fa il governo: prende i soldi qui e li mette là. Può farlo anche semplicemente stampandoli, i soldi. È proprio quello che ha fatto l'Italia furbetta per decenni, stampi soldi, produci inflazione, i risparmi perdono valore, nessuno risparmia e dunque compra di tutto e investe pur di non farseli mangiare dall'inflazione. L'inflazione riesci anche a esportarla se sei in regime di cambi fissi o nel serpente monetario, ci riesci fino a quando gli stranieri non ti dicono 'ok, ci hai derubato abbastanza, adesso basta' e la tua moneta da un giorno all'altro si svaluta del 10%, del 30%, del 70%.

L'Euro è in sostanza lo strumento che è stato adottato per impedire il solito giochetto che vi ho appena descritto. I vincoli di bilancio servono proprio a quello, a impedire di fare i furbi a quelli che stampano moneta per i bisogni dello stato. E chi si arrabbia sono soprattutto quelli che vogliono che continui il paradiso dello statalista socialista: le tasse sono formalmente basse perché i soldi non hanno bisogno di prenderteli, te li sfilano con l'inflazione, stampando tutte le banconote che gli servono. Poi ci si ritrova con deficit, con debito pubblico alle stelle e a chi danno la colpa? Ma agli evasori fiscali, a chi sennò? Ai ricchi, ai padroni, di certo non al povero disgraziato che fa fatica a tirare la fine del mese. È da quando sono nato che la gente fa fatica a tirare la fine del mese, da quando sono nato che 'se non ci fosse l'evasione fiscale'. Sento raccontare le stesse cazzate da decenni e non ne posso veramente più. Sono falsità, sono stupidate, sono ragionamenti da rincoglioniti genuini o da truffatori consapevoli. Se volessero colpire seriamente l'evasione avrebbero modo di farlo, ma a che prezzo? Quante attività imprenditoriali chiuderebbero, quanta gente a processo e in galera? Non stiamo nemmeno a spiegare le differenze fra nord e sud, se ancora qualcuno non le conosce vuol dire che vive su Marte perché negli ultimi anni, di fronte ai dati e alle statistiche, nessuno è così pazzo da ridimensionare il problema o sfruttarlo per dare colpe a vanvera e suggerire le solite forti iniezioni di contante.

Stare nell'Euro significa eliminare l'evasione fiscale perché le tasse diventano l'unica fonte di soldi, non si può stampare moneta a piacimento. Se non si riesce a eliminare l'evasione ecco che occorre fare grossi tagli di spesa. Avremo evasori sempre ricchi come prima da una parte e uno stato che non ha più soldi per fare nulla. Toh, è proprio quello che succede in Italia! Ho indovinato, che fortuna, eh? Oppure si esce dall'Euro e si ricomincia a stampare soldi – a quel punto si potrebbe anche eliminare del tutto le tasse, lo Stato stampa quello che serve e se stampa troppo implode come capita ai paesi comunisti dove a un certo punto ci si trova con uno che lavora e dieci che ci mangiano sopra. E in questo dilemma di cosa parla la gente? Di troie e di rivoluzione. Che candidati predilige? Gli estremisti di ogni stampo e colore. Senza che nessuno venga fuori a spiegare loro un paio di cosette, delle quali questa sopra dell'Euro è solo una delle tante. No, assecondano la coglioneria generale del cittadino medio, ignorante e felice di esserlo, la buttano in caciara, si urlano addosso, si feriscono a colpi di sguardi con la ferocia pacioccosa del tagliagole mancato. Branco di buffoni che non sono altro. Non ce n'è uno che tiri fuori uno studio per impedire, ad esempio, che il made in Italy sia il mettere l'etichetta su roba fatta in Cina, una proposta per defiscalizzare le imprese straniere che decidano di venire da noi, che avanzi strumenti pratici per migliorare l'organizzazione, per promuovere sincretismi, per sostenere lo sviluppo in settori critici.

No, sono troppo occupati a litigare per rubarsi la poltrona, la poltrona che permette di sistemare un mucchio parenti e amici, e amici degli amici degli amici. In paesi seri ci sono due partiti che vogliono portare il paese nella stessa direzione e chiedono all'elettorato di scegliere il modo che preferisce fra due opzioni entrambe valide. Noi abbiamo cento partiti, alcuni vogliono farci diventare come Cuba o la corea del Nord, altri come la Svizzera o gli Usa, altri come la Svezia o un califfato emirato però con tanta sabbia e zero petrolio. Partiti che non trovano di meglio da fare che estremizzare e radicalizzare il confronto, e quando finirà con feriti per le strade ci sarà gente che festeggerà pure quello, gridando evviva, sta cambiando tutto è la revolucion! Robe da matti. Abbiamo migliaia di comuni. A questo giro ci sono stati 20mila candidati, dico 20mila. Se ognuno di essi mobilita 100 persone – una stima molto prudente – significa che 2 milioni di persone sono entrate in fibrillazione per lo spettacolo deprimente delle elezioni. 2 milioni su 12 milioni di votanti significa il 16%. Un sacco di gente vive direttamente o indirettamente di politica in questo paese. La politica da noi è un business e chi non l'ha capito, chi si lascia irretire e suggestionare dalla retorica del conflitto ideologico e dai richiami alla partecipazione è solo un povero mentecatto che si merita tutto quello che gli accade e gli accadrà perché se lo sarà tirato addosso con le proprie mani. Non è questione di astensionismo o voto di protesta ma di classe dirigente, di classe politica incapace di responsabilità e lungimiranza.

Nessun commento:

Posta un commento