mercoledì 2 febbraio 2011

Io civile, tu selvaggio.

In questi giorni non si può parlare di niente che non tenga l'Egitto come sfondo, ovvero come mai in Egitto sì e qui no, perché è questo che molta gente su internet si chiede di nascosto, mentre produce a raffica pergamene intrise di indignazione e frementi di speranze rivoluzionarie. Libia, Tunisia, Egitto, come quando si mostrava Parigi e Londra prima di Roma per dare l'impressione che in sala proiezione la Storia avesse inserito i rulli di 1789, un remake in 3D, da gustare con gli occhialini ideologici. La domanda in sovrimpressione che con gli occhialini non si vede riguarda il consenso popolare, il fatto che per quanto i media si scandalizzino e la magistratura scarichi bordate, gli elettori non reagiscono.

È questo che manda ai pazzi gli opinionisti che di giorno entrano nella fanciulla di ferro del self control democratico, indossano la museruola dell'aplomb pluralista. Gli stessi che poi non ce la fanno più a trattenersi e buttano benzina sul fuoco dell'indignazione popolare, esaltano le manifestazioni, pregustano i festeggiamenti che seguiranno la caduta del Faraone italico. La frustrazione è così grande che vorrebbero buttare giù col nemico anche tutti coloro che lo votano, sono milioni, che l'hanno votato, che continuano a sostenerlo malgrado sia scesa in campo la cavalleria, sia arrivata la copertura aerea, il campo di battaglia è tutto fuoco e fiamme, eppure non ci sono caduti, non si vede un soldato non dico morto, ma nemmeno ferito.

Sembra un gioco per computer scritto da un programmatore che ti vuole prendere in giro: finalmente arrivi al boss finale, lo attacchi con tutto quello che hai e quello non solo rimane lì ma quando arrivano le elezioni ti esce di nuovo l'odiosa scritta 'game over', 'insert coin to continue'. È dal 1994 che l'attuale opposizione insert coin per continuare a giocare un gioco che si è dimostrato ampiamente impossibile da vincere. Eppure insiste, vuole buttare giù il boss finale e passare al livello successivo, come se esistesse davvero un livello successivo già pronto in cui opporsi a un nuovo governo, guidato da un boss differente. Perché è questo che succederà, gli elettori non voteranno per chi ha ucciso il boss, nella loro visione del gioco il boss non va ucciso, va battuto alle elezioni.

Il vice presidente del principale partito dell'attuale opposizione, l'altra sera, non potendo rimangiarsela in toto, si è rimangiato in parte la posizione del partito? solo sua? sulla patrimoniale, dal dire che la vuole è passato a dire che adesso non è il momento tirando in ballo l'evasione fiscale. E ha anche smesso di difendere l'ICI. La cosa positiva l'ha detta il presidente: noi scriviamo il programma e chi non lo sottoscrive non diventa nostro alleato. È già meglio che dire siamo disposti a compromessi di tutti i tipi pur di mettere le chiappe sulla poltrona del governo. La questione della fedeltà degli alleati, quelli disposti a un ruolo di mero supporto esterno privo di identità, dopo il voto rimane comunque un fattore di rischio.

Ma questa è banale tattica elettorale, che non va a toccare la vera natura della politica, quella dei cosiddetti poteri forti, le pressioni corporative, gli interessi di parte, gli intrecci fra economia e politica, fra istituzioni e politica, fra lobbies e politica. Ragazzi sveglia, la politica è questa, non quella che vedete in tv. La politica è lo scontro tra chi riceve danno e chi viene favorito da una legge, che sia riforma scuola, riforma giustizia, riforma fiscale. La politica è lotta fra chi vuole mantenere lo status quo, i conservatori, e chi vuole cambiare la situazione, i progressisti. Chi rimane incastrato nelle caselle ideologiche storiche di destra e sinistra si goda la proiezione in 3d che intanto altrove si fanno cose vere e concrete.

In tutto questo inserite i rapporti internazionali, politici ma anche economici, noi importiamo risorse, noi non possiamo alzare la voce con chi ci vende gas e petrolio e ci permette di pagarlo andando a casa sua a costruire strade e ponti, o appoggiandolo in questioni diplomatiche. Poi se preferite tenere su gli occhialini e guardare il film che vi propongono per strapparvi il voto fate pure, l'unico mio timore è che vi carichino di rabbia al punto da far scoppiare casini dove ci si fa male. Non avete mai pensato che quando cade il Faraone magari va al potere Hitler, Stalin, Pol pot? Beh, pensateci, perché è possibile, è già successo, potrebbe succedere ancora. Vi ricordo che Hitler è stato eletto, non ha nemmeno avuto nemmeno bisogno di andare al potere con la forza.

L'impressione dunque è che siamo di fronte a un grande fallimento di strategia politica. Nel senso che l'abbattimento del capo del governo fine a se stesso è ridicolo quando non sposta un voto. L'evidenza è che l'elettorato non sta votando il capo del governo ma sta votando un programma di partito, sta votando la parte politica che propone le riforme. Riforme è dunque la parola chiave. Ora, possiamo anche stare qui dei mesi a litigare sul fatto che ci sia o meno un reato, che ci sia o meno persecuzione giudiziaria, che ci sia o meno conflitto di interessi. La verità è che ci vogliono far guardare un film per evitare di coinvolgerci nella guerra sotterranea sulle riforme, sul ristrutturare il bilancio o mettere pezze come la tassa patrimoniale che abbatte il debito al fine di continuare a mantenere alti livelli di spesa pubblica. E sono i parametri europei a fissare dei paletti, per fortuna, a obbligarci al rigore nei conti pubblici.

Perciò se vi piace continuare a credere che la questione sia incentrata sulla vita del capo del governo, sulla persona del capo del governo, e che tolto di mezzo lui tutto andrà meglio... beh, contenti voi. Quello che mi chiedo io, che guardo un altro film, quello sulle riforme e sulla crisi economica e sull'immigrazione e sulla concorrenza sia sui prodotti che sul lavoro dei paesi emergenti, un film dove non ci sono donne nude, purtroppo, un film noioso ma qualcuno lo deve pur guardare. Quello che mi chiedo, dicevo, è cosa scriveranno i libri di storia, se gli uomini del futuro studieranno le inchieste sul capo del governo definendola Storia. E mi chiedo anche: se davvero non è colpevole, come la vive? È orribile per me immaginare di essere accusato di qualcosa perché l'accusa nei miei confronti diventi funzionale a certi progetti politici. È una faccenda sporca, molto sporca. Ma non perché c'è una storia di gente che fa sesso per soldi o, perlomeno, non solo per quello.

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