venerdì 25 febbraio 2011

L'importanza del greggio

Sono molto affascinato dallo steampunk. Si tratta di oggetti ripensati, riprogettati e ricreati con un vincolo preciso: i derivati del petrolio non sono ancora disponibili, oppure il petrolio è finito (prima o poi succederà). La maggior parte di questi oggetti non funziona o funziona solo in quanto è racchiuso all'interno un prodotto già disponibile sul mercato, pieno di plastica e altri componenti che devono la loro esistenza al petrolio. Lo steampunk ipotizza l'utilizzo di legno, ottone, vetro, materiali molto più nobili, rari e costosi della plastica. La presenza di tubi, valvole, misuratori analogici con la lancetta che si muove lungo un percorso millimetrato, tasti e leve e manopole, rende queste opere d'arte il simbolo di un'età antica così come futura, rivelando la natura provvisoria del tempo in cui viviamo, la parentesi del petrolio che è da considerarsi l'unico e autentico motore del progresso esponenziale degli ultimi tempi.

Quando finirà il petrolio svanirà anche l'illusione su cui si fonda l'ottimismo che scaturisce dal benessere, il benpensare delle anime nobilitate dal senso di colpa che trasuda dallo stile di vita dei paesi ricchi, quelli che fino a ieri definivano i poveri come sottosviluppati. La parola d'ordine dello sviluppo, della crescita, di pance sempre più gonfie, vite sempre più lunghe, sorrisi sempre più larghi, la vita come un giro sulla giostra: senza problemi, divertente e spensierata. Lo steampunk mi ha fatto sbocciare in testa l'idea che quegli oggetti non dovrebbero sembrarci così strani, irrealistici, degni di un mondo fantastico, perché sono del tutto ammissibili in una realtà senza petrolio, sono gli oggetti che avremmo, o che avremo in futuro, tra le mani se non ci fosse il petrolio e un'intera economia mondiale fondata sul suo sfruttamento. Senza contare gli effetti sulle popolazioni che ci campano, sull'estrazione.

Parliamo spesso di fonti di energia alternative, possibilmente ecologiche. Ammesso che l'umanità non abbia già innescato un processo di estinzione irreversibile, sentiamo ogni giorno profetizzare futuri entusiasmanti, le solite cose da secoli: vivremo a lungo, macchine volanti, energia abbondante a costo pressoché nullo, fine della violenza, fine dell'ignoranza, fine delle razze, delle religioni, delle differenze in generale. Un mondo alla Star Trek dove il cibo esce da un distributore automatico che lo ottiene riciclando la nostra stessa merda in un circolo chiuso, dove le uniche differenze sono nel colore della calzamaglia che siamo autorizzati a indossare la mattina, dove il chirurgo opera con una penna colorata al posto del bisturi e quello più stupido gioca a scacchi su cinque piattaforme in tre dimensioni.

Non so voi, ma io non credo più al fulmicotone, propendo invece per un ritorno per nulla indolore a un passato sicuramente migliore di quello che fu, ma di certo anche peggiore dei molti futuri coi quali ci tengono su di morale ma che mai si realizzeranno. Fate caso alle differenze tra oggi e, quanto facciamo, due secoli va bene o facciamo quattro secoli fa? Il tempo che ci vuole per spostarsi da Bergamo a Milano è lo stesso di quando si viaggiava con carretto trainato dal cavallo, anche se ora usiamo macchine che possono raggiungere i 200 all'ora. Si muore come allora di malattie incurabili, difetti genetici, incidenti. Si lavora molto di più di quanto si facesse allora, si è molto più tristi e ansiosi e preoccupati. Le guerre ci sono ancora, così come i delinquenti o i pazzi che ti uccidono per soldi, per sesso o così, senza un vero motivo, per divertimento.

Se non ci fosse il petrolio useremmo telefoni cellulari a vapore? Ci sposteremmo a centinaia, a migliaia, spesso senza motivi fondati, magari in aereo per passare una settimana diversa dal solito dall'altra parte del mondo? Come sarebbe il presente in una realtà senza petrolio, è un tema affascinante da esplorare, avremmo cieli anneriti dalla fuliggine di carbone? La gente si comporta davvero come se usare il petrolio fosse normale, come se non dovesse mai finire, e la parentesi di alienazione in cui sguazza la cultura (Moderna? Post-moderna? Occidentale? O possiamo chiamarla petrolifera?) perdura e riproduce l'autoinganno dell'infinito, ovvero delle cose andranno sempre meglio, ce ne sarà sempre di più e ce ne sarà per tutti. Peccato che la Terra ha dei limiti, non può produrre un'infinità di roba per soddisfare un'infinità di persone.


(Immagine: 'Steamnocchio' by Fabricio Moraes, CGS Image Master Award winner)

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