lunedì 10 gennaio 2011

e vissero felici e contenti

La cultura è anche l'insieme delle credenze popolari, anche quelle così incistate nell'immaginario collettivo da non essere percepite come tali. Mi riferisco in particolare alla cultura in cui vivo io, quella dei paesi occidentali, nella quale sono maturate molte credenze popolari prive di fondamento che però vengono considerate vere in virtù di un irrazionale buon senso, di una palese evidenza. La proliferazione di favole e leggende ha motivazioni antiche, come il bisogno di speranza e ottimismo, e motivazioni più moderne, come il mutismo dell'esperto.

Le motivazioni antiche sono le stesse che hanno nutrito il mercato delle opere d'arte, la narrazione in tutte le sue forme, dai pittogrammi rupestri ai distici elegiaci, dalla rappresentazione teatrale al romanzo gotico. L'umanità, sia come singolo individuo che come soggetto sociale non ha bisogno di qualcuno che spieghi, che racconti il vero, che distrugga illusioni e scoraggi slanci di ottimismo elencando teoremi e statistiche. Ha bisogno di qualcuno che racconti, che inventi risposte adeguate a domande che si ha paura di porre. Nessuno vuole che alla sera, prima di dormire, ci venga ricordato che la probabilità della Terra di essere nel mirino del lampo di raggi gamma di una supernova che collassa è del cento per cento, solo il quando è aleatorio. Le motivazioni antiche sono di ordine psicologico e non hanno niente di strano, anzi, sono necessarie alla sopravvivenza della specie umana. La religione, non l'insieme di comportamenti ritualizzati e le regole condivise ma la spinta interiore al vivere, il desiderio di guardare il cielo, il senso di colpa e l'enorme ventaglio di sentimenti ed emozioni sono una parte fondamentale dell'essere umano. Tutto ciò che fa leva sulle motivazioni antiche della narrazione, della finzione, ha una caratteristica religiosa non necessariamente malvagia e/o dannosa: l'uomo ha bisogno di fantasticare per sopravvivere.

Un mondo più giusto, in cui tutti gli abitanti sono buoni. Il lieto fine. Il bene che trionfa sul male. L'eroe che vede premiati i suoi sforzi. Un mondo senza malattie, carestie, litigi, diseguaglianza, ingiustizia. Siamo circondati da credenze popolari che ci trasciniamo dietro da millenni. Il problema sorge quando qualcuno cerca di dimostrare che non sono solo storie della buonanotte ma qualcosa di realizzabile. A un certo punto c'è sempre qualcuno che salta in piedi e dice noi dobbiamo fare qualcosa, combattere perché questo inferno diventi, o ritorni a essere, un paradiso. Siccome nel passato si sono ottenuti dei progressi – si sono ottenuti davvero? Molti filosofi avrebbero opinioni contrarie e motivate da esporre – allora anche in futuro si otterranno. Un'iperbole che si avvicina all'asintoto, questa è la geometria di un punto di vista siffatto. Come quelle ragazze che vedono film romantici e li scambiano per matrimoni possibili. Ragazzi che vedono film di guerra dove le pallottole colpiscono l'eroe sempre di striscio. Nei racconti ci sono persone sensibili e intelligenti che raggiungono la felicità e persone grezze, egoiste e ingrate che finiscono male. Nella realtà non funziona così, nella realtà non c'è destino, fortuna, deus ex machina. Ecco che interviene qualcuno che dice: allora facciamolo noi, prendiamo in mano la situazione. È quello che ignora cosa sia un free raider, una scelta ottimale nel dilemma del prigioniero, la crescita sostenibile, la scarsità delle risorse. È quello che non riesce vedere che il mondo non è un paradiso perduto ma un hotel abbandonato, se c’è stato fasto e lusso ora non c’è più.

E qui appare la motivazione moderna delle credenze popolari: esigenze di politica e di economia che impediscono la maturità dell'individuo, fatta di presa di coscienza, di disillusione, di responsabilità. Laddove prima chi non sapeva taceva e non aveva potere, ora non più, perché il cittadino vota per chi lo convince, non per chi dice cose intelligenti e sensate, guarda la tv e fa aumentare lo share di programmi stupidi, compra i prodotti più assurdi. La politica e l'economia preferiscono avere una popolazione di persone stupide, ignoranti e malvagie. Per loro fortuna l'umanità è da sempre composta in prevalenza di persone stupide, ignoranti e malvagie. È una legge matematica: ci vogliono decenni di costante applicazione per vincere l'ignoranza in almeno una materia, la propria stupidità si riconosce ogni tanto ma comunque a posteriori, la malvagità è lo stato naturale dell'uomo, se così non fosse avremmo leggi che suggeriscono di provare a delinquere per una volta nella vita. Appurato che non si può incolpare l'umanità per il fatto di essere composta di stupidi, ignoranti e malvagi, non possiamo nemmeno incolpare una minoranza di intelligenti, istruiti e altruisti. Incolparli di cosa poi? Di non aver istituito una dittatura elitaria finalizzata a impedire lo sfruttamento della situazione? Ritorniamo al punto di partenza: la credenza popolare che sia possibile avere un governo composto esclusivamente da persone intelligenti, istruite e altruiste. Nella realtà non esiste alcun modo di trasferire nel mondo reale la perfezione di meccanismi simulati. Le persone non sono programmabili, le ideologie politiche ci hanno provato in mille modi, uccidendo milioni di persone e creando assolutismi del terrore.

Oggi molta gente nutre credenze popolari nella convinzione di discutere di politica, economia, filosofia, scienza e via dicendo quando in realtà non sa di cosa sta parlando, non ha studiato la materia. Assistiamo a credenze popolari moderne causate dall'impossibilità dei sacerdoti del sapere di chiarire a profani e ingenui perché quell'affermazione è falsa, quel ragionamento è illogico, quel teorema è assurdo. È difficile rendere comprensibile la verità a chi è privo degli adeguati strumenti intellettuali. Nella dialettica moderna vince chi dice cose magari sbagliate ma facili da capire, che fanno leva sul buon senso, che si richiamano a valori condivisi, che fanno appello ai sentimenti o, più semplicemente, che promettono vantaggi e guadagni. Se c'è uno slogan in rima, una modella seminuda e una musichetta orecchiabile tanto meglio. L'esperto perde anche se sta dicendo il vero perché la maggioranza che esercita il potere sotto forma di voto o di acquisto non capisce di cosa sta parlando. Per risolvere il problema dovremmo rinunciare a libertà e democrazia, un prezzo eccessivo per credere a una brutta verità al posto che a una bella favola.

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