giovedì 2 febbraio 2012

Carta canta

Franzen dice che le cose su carta sono preferibili perché non vanno soggette a cambiamenti, dice che i file spariscono, vengono modificati, che sul monitor stai leggendo una porcheria e il momento dopo un capolavoro. Non ha detto capolavoro, ha detto Jane Austin, ma suppongo volesse dire letteratura. Ha detto che le cose digitali sono fatte per non durare, nel senso che vengono scritte come nelle news, che non hanno pretese di lunga scadenza, non cercano nemmeno di essere piacevoli per lungo tempo. Qui potremmo perderci le ore a discutere di consumismo, intrattenimento, se esista l'arte popolare, ma in sostanza dice che se metti su carta fai un gesto simbolico forte, è come se dici queste cose le ho scritte con la presunzione che abbiano un valore degno di essere reso disponibile nel lungo periodo. Che ci metti l'impegno, la faccia, ti giochi la reputazione, non puoi cancellarlo o modificarlo come un post su un blog. L'arte come religione, l'ha chiamata così, ci è arrivato da solo, perché anche le cose su carta non durano, e ci sono cose su carte che sono lì solo a testimoniare l'errore di chi pensava meritassero non solo la stampa in copia unica, il che avrebbe senso nella logica dell'edizione come imprimatur culturale, ma addirittura la diffusione a mezzo stampa. Franzen è un po' monacale, anche dove dice che si deve spegnere tutto, tv e internet, per concentrarsi in maniera esclusiva e totale sul proprio lavoro, sul proprio dono intellettuale al mondo, questo è la mia letteratura, prendete e leggetene tutti. È proprio vero che per continuare a rispettare un autore di cui si magnificano le opere è necessario non conoscerlo mai di persona, perché Franzen non ha mai avuto bambini attorno, non ha mai scritto nei locali della pausa caffè di una lavanderia industriale, non ha mai subito il rumore del traffico, il tubare dei piccioni sul tetto e il rosicchiare dei topi nelle pareti, le sirene antifurto dei vicini in ferie. La funzione ieratica dell'autore è così aristocratica da suscitare invidia e senso di ingiustizia, anche in presenza di meriti innegabili, laddove si presta a giustificare un censo allargato a chi invece meriti non possiede se non quello di trascinare verso il basso gli standard per adeguarli ai gusti dei potenziali clienti. Franzen, non voglio fare nomi, ma sappiamo tutti e due che esistono intere saghe che sul monitor le chiameresti porcherie e su carta come le chiami? Quindi il discorso è più complesso di così, ti stimo troppo per insinuare che hai fatto il furbo quando ti è venuto in mente che il settore in cui lavori campa con roba stampata su carta, roba il cui valore non cambia a seconda del supporto, altrimenti incidiamolo nella pietra, quanto dev'essere importante un'opera letteraria per meritarsi la pubblicazione su pietra? Quanto i dieci comandamenti? Ha fatto bene Salinger a mendare tutti a fare in culo, a non rispondere neanche al telefono, è quello che farò anch'io appena esce gw2, e più vai avanti con l'età e più è facile che spari cazzate, è meglio stare zitti se non si ha intenzione di scendere a patti con se stessi e vendersi agli emissari del marketing. Se vuoi parlare devi essere un King, che la critica non lo digerisce e può dire quel che gli pare senza il rischio di perdere la corona di un Roth o di un DeLillo, per citare i più recenti, scrittori che assurgono alla soglia dell'empireo e non gli rimane a quel punto che perdere terreno, abbruttirsi, tornare a indossare pian piano i panni dell'uomo normale, senza superpoteri attribuiti da giurie di loro impari, osannanti e proni di fronte a cotanta maestria. King rappresenta il plebeo, l'antieroe del sistema aristocratico che, nei fatti, è la realtà di ogni arte, dove si tende al sovrumano, all'assoluto, con i contenuti religiosi che Franzen percepisce. King che da parecchio la vive male, si sente respinto con motivazioni pretestuose, che reputa di incarnare meglio la funzione della letteratura come narrazione che sfrutta il piacere dell'intrattenimento per impartire insegnamenti morali o trasmettere esperienze formative. Il nonno preistorico che tiene occupati i ragazzini raccontando antiche e terrificanti battute di caccia. King è il bardo, Franzen lo sciamano. King ti vendeva il miglio verde a fascicoli settimanali per fare il Dickens, Franzen è in grado di classificare un libro tenendo conto di parecchi indicatori qualitativi, King vendeva scritti su internet quando internet la usavano ancora in pochi, the plant mi pare si chiamasse quel racconto, e non lo faceva perché aveva bisogno di soldi come all'inizio carriera, quando spediva racconti ai giornali per pagare le bollette, per Franzen invece internet è troppo generalista, sarebbe come mettere un approfondimento sulla situazione geopolitica mediorientale del New York Times fra le pagine di Amazing Stories. Franzen è lo scrittore che, al momento, reputo il migliore autore vivente nel campo della letteratura, ma scrive, come dice lui stesso, 'per chi ama leggere', ovvero per chi è in cerca di prodotti di fascia alta, di lusso, che hanno l'ambizione di durare se non in eterno almeno quasi, e questa è una posizione nobile, romantica che più romantica non si può, ma che nasce minoritaria per motivi intrinseci: l'élite è per definizione la crème de la crème, laddove il sistema di selezione meritocratica funziona e, anche laddove funziona e solo i migliori eccellono, si deve pagare il dazio alla sovrastruttura di potere che seleziona anche in base a contenuti adeguati alla morale dominante, allo spirito dei tempi. Per cui il mecenate, che sia il capo dei barbari, l'imperatore, il gran sacerdote, il ricco mercante o il mercato/la massa dei consumatori, in ogni caso vedremo premiare i peggiori che dicono alla maestra quello che alla maestra piace sentirsi dire. In questo la religione di Franzen, è lui che la chiama così, è tradizionalista e conservatrice, il suo dio non è l'arte in sé ma la cultura della società in cui vive, l'occidente in decadenza che va scoprendo di essere in inferiorità numerica e in debolezza di intenti, fragile di carattere e privo di guida, ridicole scimmie senza dio agli occhi di motivatissimi poveri e ignoranti ma pronti a indossare un cintura esplosiva, o a mangiare e dormire in fabbrica, lavorando per due soldi, costruiscono merce per noi, sono soldati pagati da noi per farci la guerra. La posizione che gratta gratta, accomuna i sedicenti di sinistra ai sedicenti di destra (non la destra fascista e socialista italiana ma la destra liberale anglosassone), i progressisti e i conservatori in questa grande schizofrenia che affligge la cultura in generale e la nostra cultura in particolare. Gli uni e gli altri che si sentono a disagio con l'abbattimento di ogni élite meritocratica per mezzo di criteri di valutazione del capitalismo di mercato che tengono conto solo del fatturato e utilizzano strumenti push di marketing privi di intenti educativi, anzi, spesso forniscono modelli di comportamento delinquenziali. Per non avere più i vincoli del mecenate, uno qualunque, palese e conosciuto, ci siamo affidati al nulla. Non esiste più un motivo per distinguere destra e sinistra, ci sono solo vari gradi di libertà, vari gradi di qualità, dove mamma sinistra e papà destra litigano mentre la casa brucia, il nostro pianeta, al quale strappiamo ogni anno il doppio delle risorse che più rinnovare e ci avviamo a consumare del tutto ciò che non può nemmeno rinnovare. 

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