martedì 7 dicembre 2010

Te sei Laika con la balalaika, non laico.

A volte si ha l'impressione che il termine 'laico' non venga usato come definizione di uno Stato che tiene separata la politica dalla religione ma alla stregua di un lenzuolo ipocrita per nascondere un sentimento antireligioso tout court che non ha niente a che vedere con l'essere laici. Bisogna essere chiari: il laico può essere religioso. Dal verbo religere, legare. Un sacco di gente crede di sapere cos'è la religione e invece non sa niente di niente di religione, pensa che sia solo una pappardella scritta in libri antichi, un'accozzaglia di balle assurde per menti deboli, ad ogni modo qualcosa di molto semplice che non merita l'appellativo di cultura. Laico non è il purgatorio che separa l'inferno dello schiavo della religione dal paradiso della libera mente atea. Il laico, come una qualsiasi persona religiosa, non può fare a meno della morale e dell'etica, non è una specie di superuomo in grado di risolvere senza fatica le implicazioni etiche e morali di cui è fatta la politica in ogni sua manifestazione. Laico significa che riconosce la necessità di separare il potere spirituale da quello secolare, non che elimina l'uno in favore dell'altro. Il bello poi è che questi laici d'assalto, che spesso si vantano d'essere seguaci fedeli della scienza, fanno proprie convinzioni prettamente religiose diventando estremisti non solo ideologici ma allo stesso tempo religiosi, come quando si dichiarano nemici del cristianesimo e allo stesso tempo definiscono il denaro come sterco del demonio e i ricchi come malvagi a prescindere, pretesa che certo non ha nulla di razionale né di scientifico, tanto quanto il lapidare gli adulteri o, che so, l'esorcizzare un'abitazione dagli spiriti maligni. Fanno ragionamenti assurdi del tipo: sono laico allora voglio la droga libera, affitto l'utero di mia nonna per diventare padre di mia sorella e uccido mia madre malata terminale perché è quello che voleva, sposo il mio cane e noleggio un figlio per il week end. Non esiste un limite morale nel laico? Questo non è essere laico, è essere pirla. Essere laico non impedisce a nessuno di essere pirla, di fare ragionamenti idioti. Essere laico come corazza e patente per sentenziare condanne a carico degli oppositori, accusandoli di agire da esponenti religiosi. Essere laico come autorizzato a distruggere le istituzioni e l'idea di vita che ogni singola istituzione verifica e protegge. Essere laico come disprezzo per le regole in un mondo in cui la morale è sempre e comunque relativa, prodotto di falsità e autoinganno, degna solo di venire annientata affermando la libertà dell'individuo ad agire contro la morale condivisa in nome di una morale interamente soggettiva e autoreferenziale. L'uomo al centro, tutto il resto nel cesso. I pensatori che hanno dato contenuto al concetto di laicità si strappano i capelli nella tomba nel vedere a che razza di pirla è finito in mano il testimone del laicismo. Quello che il laico d'assalto farebbe meglio a capire è che la religione non è un insieme di regole, credenze, liturgie formalizzate in un insieme di postulati e teorie indimostrabili. La religione è prima di tutto l'espressione più profonda, atavica, naturale, dell'autocoscienza umana. Lo stupore di sapere se stessi, di sapere il mondo come altro da sé, di sapere che esiste qualcosa al di fuori del conoscibile. L'essenza della religione è implicita nell'atto stesso del vivere, non è una scelta intellettuale sul credere o meno in qualcosa. Da qui a dire che il laico deve sempre pensare e fare l'opposto di quello che pensa e fa una persona religiosa ce ne passa, è un'idiozia. E invece è proprio ciò che accade, chi si accanisce contro la religione senza sapere nemmeno di cosa sta parlando si fa scudo dell'essere laico come se bastasse a spiegare la sua cieca militanza ideologica. È più fanatico un idealista laico infoiato con l'ideologia di partito che un estremista fondamentalista religioso.

È addirittura penoso osservare la debolezza della posizione laica quando si affrontano tematiche che, come quasi tutti gli argomenti politici, sono di natura etico-morale. Pur di non cedere sul piano dell'auto assoluzione, di non rischiare un cedimento sul piano dell'alterazione di coscienza, sono disposti a dichiarare razionale qualsiasi comportamento che sia frutto di logica, anche quando l'utilizzo della logica porta a effetti privi di senso e contrari a quelli desiderati. E accade spesso, molto spesso, che la ragione non sappia fornire soluzioni ai cosiddetti dilemmi, non necessariamente morali. L'eutanasia è uno di quei casi. Il suicidio assistito può ancora incontrare il favore del raziocinio nelle sue connotazioni etiche e morali, l'omicidio autorizzato no, varca un confine giuridico che nessun laico onesto potrebbe ignorare. Lo stesso vale per dilemmi che scaturiscono dalle molteplici implicazioni dell'inseminazione artificiale e di tutta una serie di tematiche che sollevano grossi interrogativi sia teorici che pratici. C'è infine il laico fulminato totale, incapace di accorgersi che non esiste patto sociale che possa esimersi da fondamenta religiose in grado di raccogliere e valutare la somma delle istanze morali più diffuse nella popolazione e andate formandosi in secoli e secoli di sviluppo culturale. Il laico fulminato totale è il più pericoloso di tutti, è convinto di essere il rappresentante di una specie umana superiore col compito di liberare il resto dell'umanità dal giogo di quella che reputa credulità popolare, strumento di oppressione delle masse, attrezzo per tenere schiave le menti e i corpi della gente. Il laico fulminato totale è buffo ma la sua carica distruttiva può diventare un dramma qualora riuscisse a influenzare pesantemente la politica e il governo di uno Stato. Nei dilemmi non c'è un'opzione più sensata di un'altra alla quale il laico possa aggrapparsi, giusto o sbagliato sono espressione di considerazioni morali irrazionali ma non per questo irragionevoli. Non c'è razionalità in scelte di ordine giuridico che prescindano da considerazioni etiche e morali di stampo religioso. Non esiste laico che possa vivere un'esistenza priva della sua componente religiosa. Se non si capisce questo si finisce per diventare un tipo specifico di persona religiosa, il credente di una chiesa laica che si chiama partito politico, con le sue liturgie, i suoi testi sacri, le sue guerre sante. Non c'è niente di più spaventoso di un laico che ignora del tutto la sua evidente e perversa esaltazione religiosa quando cerca in ogni modo di convincerti del contrario. La cosa più strana è il bisogno di avere un nemico e una guerra da combattere, questo semplice e lampante fattore dimostra la natura irrazionale del laico fasullo più di qualsiasi analisi sulle possibili motivazioni che accomunano il laico d'assalto a un terrorista fondamentalista religioso. Hai davvero l'impressione di avere di fronte se non un pazzo o un indemoniato, di sicuro qualcuno che è preda di un grave stato confusionale. Quando un sedicente laico inizia a diventare violento e arrabbiato, verbalmente se non fisicamente, per riuscire a convertirti con la forza alla sua religione politica non sai se ridere o rabbrividire.

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