martedì 8 giugno 2010

Masquerade.

(Disclaimer: pensieri alla rinfusa, probabilmente caotici, si consiglia di evitarne la lettura.)

La mia generazione, quelli allevati da mamma tv, a cavallo tra analogici e digitali, dovrà prendere posizione, schierarsi dalla parte degli uni o degli altri. Il punto principale, che secondo me riassume bene il conflitto, è la privacy. Sbandierata dai vecchi e snobbata dai giovani.

I vecchi hanno una lunga tradizione, lunga secoli, millenni, di maschera pubblica. Frasi come scheletri nell'armadio, lavare i panni in casa, l'abito non fa il monaco. La cultura dei vecchi è fondata sull'occultamento, sul privilegio, sulla connivenza, sulla complicità. Proteggere la catena di comando, rendere inaccessibile le informazioni e la conoscenza, stabilire gerarchie. Perfino le case nelle nostre città sono fatte in modo che gli splendidi cortili e giardini siano chiusi e invisibili, in modo che possa goderne solo chi vi abita. Barriere, ovunque, materiali e immateriali.

Posiamo uno sguardo equanime sulla società analogica prima di pensare in termini digitali. Vediamo personaggi pubblici che vogliono nascondere nefandezze etiche e morali invocando la privacy, scandalizzati da intrusioni nella loro vita privata, ritenuta sacra e inviolabile. Vediamo persone che evadono le tasse però chiamano polizia, ambulanze e pompieri, mandano i figli a scuola, vogliono strade pulite e illuminate, parchi pubblici ben curati. Vediamo cittadini che hanno paura di esprimersi perché quello che dicono o scrivono potrebbero influire sulla loro vita privata o professionale. Popolazioni intere sotto ricatto, costrette all'anonimato per cause di forza maggiore.

Gli analogici hanno paura. Si rintanano, camminano addossati ai muri, si rannicchiano nell'ombra. Il loro ragionamento è: tutti hanno qualcosa di cui vergognarsi, tutti sbagliano, tutti rischiano una punizione. Meglio che tutto avvenga di nascosto, così che gli errori rimangano segreti e si possa andare avanti come si è sempre fatto, protetti da occhi, orecchie e bocche chiuse. Se vogliamo usare un termine forte, potremmo parlare di mentalità mafiosa, di terrorismo. Il postulato sembra essere l'impossibilità di realizzare una società aperta che non lo sia solo di facciata, in quanto i meccanismi per farla funzionare richiedono una sorta si gruppo elitario al comando disposto a sporcarsi le mani e la coscienza, che sa cosa che gli altri devono ignorare altrimenti il sistema diventerebbe ingovernabile. La 'gente', anche se avesse accesso alle informazioni, non capirebbe e, se anche capisse, non farebbe la scelta 'giusta'.

Dall'altra parte ci sono i digitali, con la loro totale noncuranza di quello che gli altri vedono, vengono a sapere, ottengono da noi. Mamma tv cerca di adottare anche i digitali col roba tipo il grande fratello che trasmette la vita delle persone in diretta giorno e notte, anche quando vanno in bagno, con trasmissioni con gente qualunque raccattata in strada. Ma la vera origine della mentalità open source è la Rete. I giovani pubblicano foto di se stessi imbarazzanti, permettono di far sapere al mondo dove si trovano pubblicando la loro posizione gps sulle mappe di siti appositi, non esitano a distribuire copie di opere protette da diritto d'autore a chiunque le voglia. Parlano, giocano, interagiscono via computer con perfetti sconosciuti al punto che l'amicizia sta perdendo qualsiasi connotato esclusivo di gruppo, di branco, in favore di una maggiore apertura al diverso, allo straniero. Se potessero girerebbero nudi, senza limitarsi a mostrare chiappe e ombelico. Non esiste per i digitali una giustificazioni per le barriere.

Certo, parlo per estremi, semplifico. Ci sono vecchi che da sempre sono per la condivisione ('to share' è diventata una parola d'ordine in certi luoghi, anche se parlare di luoghi non ha molto senso nel mondo della Rete), ci sono vecchi che ora sono confusi perché ai loro tempi l'idealismo era concentrato su progetti di socialità alternative, dove il potere decideva stili di vita, opinioni, programmi di sviluppo a lungo periodo. L'idealismo della Rete non ha nulla a che fare con modelli politici per la gestione delle risorse e il progresso sociale, qualsiasi forma di competizione cessa di esistere quando le risorse in formato digitale sono replicabili all'infinito.

Laddove i vecchi lavorano su oggetti fisici e trovano naturale la gestione della scarsità, la rincorsa all'eccellenza, il traguardo del benessere, l'efficienza produttiva, la soddisfazione del lavoro, i giovani non hanno mai avuto modo, finora, di sperimentare situazioni di scarsità, di bisogno insoddisfabile. I supermercati sono pieni di cibo a buon mercato, luce acqua e gas arrivano in casa, i loro genitori e loro stessi hanno condotto, finora, una vita comoda grazie a un welfare e a un incremento del reddito pro capite sostenuto col debito pubblico che proprio i giovani sono adesso chiamati a ripagare.

I giovani non vogliono più segreti. Sembra che tengano alla privacy solo perché hanno paura che qualcuno venga ad arrestarli per violazione del diritto d'autore, per aver scaricato di tutto dalla Rete. Per il resto se ne fregano di tutto ciò che invece preoccupa i vecchi. Telecamere dappertutto per combattere i reati? Va bene. Intercettazioni a tappeto? Va bene. Eliminazione dei contanti, permessa solo la moneta elettronica per debellare evasione, contrabbando, droga? Va bene. Un'email che si preferirebbe non aver mai scritto circolerà per sempre in Rete? Chi se ne frega, ieri è già preistoria, conta cosa scrivo adesso, cosa scriverò domani, la gente cambia, non è un reato rendersi ridicoli ogni tanto, meglio ammettere un errore che fingere di non averlo mai commesso e negare l'evidenza. Il mito della notorietà va in crisi nel momento in cui diventa evidente la pressione del marketing come strumento per creare simboli vuoti, finalizzati esclusivamente all'incremento delle vendite.

Questo processo più essere descritto in termini di decadenza, di perdita di contatto col mondo reale con le sue regole crudeli. Mancanza di spirito competitivo, di spinta alla supremazia, di voglia di emergere, di ambizione al successo. Assenza del bisogno di realizzazione personale come esperienza necessariamente individuale. La disgregazione dell'Ego e di tutto ciò che lo nutre. Essere più ricchi degli altri, più belli, più colti, più forti. Tutto questo si è trasformato in finzione, in mascherata. Non serve ricchezza se diventa fonte di isolamento e disprezzo. La Rete allarga gli orizzonti, aumenta gli stimoli, permette di creare percorsi di crescita autonomi, immuni al vincolo della dipendenza da un insegnante. Come è accaduto a noi generazione X con la tv, peccato che la tv è una pessima insegnante perché non ti lascia scegliere cosa imparare, anzi, ti vuole stupido. È vero che anche la Rete nutre gli stupidi, ma non solo quelli, puoi decidere tu cosa introiettare, dove andare.

La bellezza in Rete non conta, se proprio sei vanesio puoi ritoccare le tue fotografie. La forza nemmeno, non serve essere forti per usare un computer. La competizione viene sostituita dalla collaborazione di fronte a prodotti che sono come i pani e pesci del famoso miracolo. I giovani non hanno ancora scoperto quali sono le nuove discriminanti da usare per riempire il vuoto lasciato dai vecchi. Alcuni pensano che sia la quantità di gadget tecnologici che possiedi. Altri il numero degli amici che riesci a racimolare nei social network o i click sul video di youtube. L'abilità nei videogiochi, la comprensione dei linguaggi di programmazione. La scienza sta dimostrando che la Rete e il computer stanno modificando fisicamente il cervello, la rete neurale che portiamo in giro nel cranio. I digitali sono un'evoluzione della specie che sta avvenendo sotto i nostri occhi, come quei film di fantascienza dove l'uomo sviluppa le branchie o le ali.

Dopo questa immersione afrodisiaca nel mare di un mondo alieno, dove non conta come appari ma come sei, dove la meritocrazia è imperante perché bravura e talento sono giudicati dal mondo intero in tempo reale e non da un manipolo di 'esperti', dove non devi misurarti con gli amici del paese o i compagni di scuola ma scendi in un'arena dove il tuo avversario/collaboratore vive dall'altra parte del mondo. Un mondo dove c'è posto per tutti e puoi decidere se metterti alla prova andando in cyberluoghi dove le cose si fanno difficili, mettendoti in contatto con persone di grande valore, o restare dove il quoziente intellettivo medio è paragonabile a quello dei primati.

A un certo punto devi spegnere il computer e, dopo aver erroneamente pensato che la scuola fosse antiquata e avulsa dal mondo reale, ti ritrovi a vederti offrire un lavoro stupido a tempo determinato, apri la partita IVA per far risparmiare tasse alla ditta che già ti paga poco, non puoi nemmeno pensare di comprare casa e metter su famiglia perché nelle tue condizioni non hai accesso al credito senza la fidejussione nel vecchio che prende la sua bella pensione. Benvenuto nel mondo dei vecchi. Mangi pesticidi, respiri smog, puoi scegliere se restare chiuso in casa col condizionatore a manetta o andare a farti spennare per una vacanza da psicopatici tra colonne e affollamenti vari. Però hai la tua privacy, ringrazia i vecchi, non vedi che ti guardano come se tu fossi un ingrato, scansafatiche, viziato, smidollato? Non ti lamentare, non si fa in pubblico, vergognati, impara da loro, adeguati e sfrutta il sistema, trova uno sponsor, fatti furbo. Non c'è più nemmeno un estero dove scappare, siamo noi l'estero dove gli altri scappano in cerca di una vita migliore.

Digitali, a noi generazione X ci hanno fatto pelo e contropelo, adesso tocca a voi, o vi date o mossa e mandate a casa i dinosauri o resterete fregati anche voi. Se gli permettete di sghignazzare di fronte alla mentalità digitale e di trasferire nel computer tutte le barriere e i disequilibri che hanno messo nel mondo reale allora è inutile, spegnetelo subito il computer, buttatelo via. Se aspettate che i vecchi capiscano cosa si potrebbe e dovrebbe fare con la tecnologia che abbiamo a disposizione per creare una società nuova farete in tempo a morire prima che di strappargli dalle mani una briciola di potere. Non è vero che non capiscono, che bisogna spiegarglielo, la verità è che non lo vogliono, sono abituati così e finché campano non permetteranno che le cose vadano diversamente. Perderebbero soldi e potere e voti, a quello pensano, non gli interessa il futuro, tra poco saranno morti, vogliono solo vivere una vecchiaia di lusso, quelli che vengono dopo si arrangino. Non vi sembra di sentirli ridere a volte, nella privacy delle loro stanzette?

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