mercoledì 5 maggio 2010

Picasso è morto.

L'arte. Ho letto qualcosa in rete che parlava di arte vera e arte finta, di artisti veri e artisti finti. L'arte vera, diceva questo critico famoso di cui non ricordo più il nome, è qualcosa che ti resta nella memoria. Poi parlava degli artisti e diceva che è impossibile stabilire una relazione fra artisti e arte perché artisti veri possono produrre arte finta e viceversa. Insomma cercava di inquadrare in un modello logico formale tutte le variabili, un metodo scontato di ragionare che è tipico di chi si aggrappa al positivismo per esporre argomentazioni formalmente inattaccabili. Una specie di teoria dei giochi con quattro caselle. Non sto sminuendo il lavoro del critico di cui non ricordo più il nome, per essere un critico quello che dice va bene così. Voglio dire, non stiamo parlando di un grande filosofo o di uno scienziato molto dotato alle prese con massimi sistemi. Ci sono due variabili, artista e arte, e due qualità, autentico (il critico usa il termine 'sincero', rivelando una propensione al sentimento nel giudizio) e finto.

Mentre facevo altro continuava a venirmi in mente questo semplice grafico cartesiano e cercavo di inserire correlati empirici nei quadranti. Il critico parlava di Picasso come esempio di vero artista che produce vera arte, quadrante in alto a destra. Ma il suo discorso voleva essere valido per qualsiasi forma d'arte, citava fotografie, filmati. Non la scrittura però, non so se per dimenticanza o se scrivere si debba considerare un'arte che merita un discorso a parte. Le pitture rupestri dei trogloditi in che quadrante le metto, mi chiedevo, sempre facendo altro. Ho capito di dovermi togliere questo chiodo dalla testa cercando di chiarirmi le idee in proposito.

Arte significa insieme di regole per produrre qualcosa di concreto. Le famigerate regole d'arte. Oggetto fatto a regola d'arte. Penso si debba partire da questo, dalla differenza fra artigiano e artista. Quand'è che un artigiano diventa artista? Si può essere artisti senza essere artigiani? Immagino che la differenza stia in quel “restare nella memoria” di cui parla il critico. Ma se rimane nella memoria qualcosa che non ha significato si può parlare ancora di arte? L'analisi si deve spostare dunque su aspetti dell'arte che prescindono dai contenuti, su qualità che fanno leva su emozioni, istinti, fattori legati all'impatto emotivo che prescindono da qualsiasi intermediazione intellettuale.

E che dire degli artisti che 'fanno' gli artisti al posto di 'essere' artisti? Non fanno forse di se stessi l'opera d'arte? Certi personaggi che entrano nell'immaginario collettivo per ciò che fanno, per come si propongono, piuttosto che per quello che producono? Gente che promuove sensibilità nei confronti di problematiche sociali per suscitare interesse sulle proprie opere al solo fine di aumentare la fama del personaggio che interpretano. Le regole del mercato non impongono forse la formula del 'push', dove la promozione è più importante del prodotto? Eppure nelle parole del critico non c'è niente di tutto questo. Parla in modo più prolisso di artisti finti che vendono arte finta per mezzo di galleristi finti. Parla di arte come 'urgenza' di esprimere qualcosa che gli artisti finti pretendono di avere quando in realtà non hanno niente da dire in grado di fissarsi nella memoria di chi fruisce dell'opera.

Credo che l'intero discorso vada impostato in maniera differente. Si deve parlare di intrattenimento, di arte da consumo occasionale, di spettacolarizzazione del banale, e contrapporla alla ricerca, alla decorazione del concettuale, di innovazione di modalità espressive. L'artista non esiste. Esiste solo l'opera d'arte. Tu sei di fronte a qualcosa che ti fa dire 'Chi l'ha fatta ha sperimentato uno stato di grazia', oppure 'Chi l'ha fatto ha avuto accesso a risorse mentali singolari', ecco la natura di un'opera d'arte. Non c'entra la sincerità, le regole, l'atteggiamento o l'attitudine o il famigerato, abusato, fantomatico talento. L'opera chiede di essere fatta e l'arte si esprime nel modo in cui, attraverso un singolo essere umano, con la sua storia, la sua sensibilità, la sua intelligenza, viene ad esistere. È l'opera che definisce il livello di autenticità dell'artista.

Se invece pensi che questa sia un'opera d'arte perché l'ha fatta qualcuno che è stato definito artista da qualcun altro vuol dire che stai capovolgendo le realtà, adeguandoti a questi tempi di marketing. Se i quadri di Picasso ti fanno cagare vuol dire che, a prescindere dall'opinione dominante, per te Picasso non è un artista. Se non lo è per te che non provi niente di fronte alle sue opere vuol dire che Picasso non è un artista e le sue opere non sono opere d'arte. Non c'è scritto da nessun parte che dobbiamo essere tutti d'accordo. Non esistono più le regole d'arte. Non è più possibile, se mai lo è stato, classificare in modo oggettivo un'opera in base a parametri soggettivi o a criteri definiti da 'esperti'. I libri di Stephen King sono arte? Per anni si è discusso se i suoi libri fossero o meno letteratura o piuttosto spazzatura. Lo stesso King si è sentito a volte spinto a impegnarsi di più per fare qualcosa che, dal punto di vista di chi mette il sigillo ufficiale di arte sulle opere, risultasse più artistico. La cosiddetta 'alta letteratura'.

Sarò sciatto ma temo che l'opera d'arte lo sia solo per alcuni, per un po' di tempo. Magari poi torna a esserlo secoli dopo, per altre persone, in un'altra parentesi temporale. Per me è solo uno strumento per scatenare emozioni e riflessioni. Se non lo fa, in quel momento, per chi la sta usando, non è arte. Anche l'artista è qualcosa che esiste solo nel momento in cui sta facendo l'opera, poi cessa di esistere. È il primo a sperimentare quello che vuole venga sperimentato dagli altri. Ci sono tanti tipi di artisti e di opere d'arte tante quanti sono i desideri, i sogni, le speranze, i segreti, i sensi di colpa, le ambizioni. Non possiamo parlare di arte vera o finta, di artisti veri o finti. Possiamo parlare di persone che condividono stati di grazia o condizioni di miseria interiore. Il valore delle opere sarà vincolato allo spirito dei tempi, gli artisti potranno anche svanire nell'oblio senza rilevanti conseguenze.

Se fossi un critico mi concentrerei sullo spiegare perché certe opere d'arte 'parlano' di più alla gente che vive oggi in questo mondo. Sul perché certe altre sono come mute, forse in letargo, forse esauste. Parlare di arte significa parlare del mondo in cui viviamo, della gente che vive adesso in questo preciso contesto storico e culturale. Dire che Picasso era un vero artista non serve a niente. Chi se ne frega di Picasso, se era artista vero o finto, è morto. Le opere di Picasso piuttosto, oggi, ci dicono qualcosa? Cosa ci dicono adesso, le opere di Picasso, hanno qualcosa da dirci o sono l'epitaffio sulla tomba di uno spirito dei tempi ormai svanito, le pitture rupestri di un troglodita?

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