mercoledì 23 novembre 2011

La speranza è rimandata a domani

C'è stato un periodo che tutti davano l'idea di aspettare il parto, la mezzanotte di capodanno, l'estrazione della lotteria. Ti dicevano vedrai adesso che c'è l'internet, vedrai che cambiamenti, vedrai cosa scoppia, la rivoluzione. Passano gli anni e pur di continuare a crederci mi vengono a dire che è grazie a internet che in certi paesi ci sono manifestazioni, ci sono rivolte, che son cose che tutti aspettavamo da chissà quanto tempo e finalmente, grazie a internet, adesso stanno succedendo. La musica è un file, il film è un file, il libro è un file, siamo liberi dai supporti, non sei contento? Le probabilità di una tempesta magnetica dovuta a un brillamento solare sono molto basse, non c'è bisogno di stampare tutto per paura che vada via la luce o che si rompano i computer. Quando, rivoluzione dopo rivoluzione, internet non combina niente di spettacolare e il mondo rimane il vecchio bastardo di sempre, in quel momento un po' di imbarazzo si percepisce nei meno invasati, nei fedeli meno accaniti, in coloro che tengono da parte un margine di ragionamento nel loro buttarsi a piedi uniti nell'avventura del momento. Perché là fuori le persone normali sono tante, sono quelli che garantiscono la sopravvivenza delle competizioni sportive, che alimentano il commercio, che godono ricevendo sogni in dosi pubblicitarie quotidiane.

Parlo degli esseri umani, di comuni esseri umani, della gente qualsiasi. Non facciamo finta di non renderci conto di cosa è davvero la gente, là fuori, quella che non ha tre lauree, quella che non discute di politica nei salotti dell'alta società ma al massimo scende in piazza a far casino per conto del populista di turno, la gente che non scrive, non legge, al massimo appare a fare pirlate in tv, la gente che poi anche quella che si tira fuori dalla massa, la gente che si veste da aristocratica e non sa niente, sicura che l'immagine nella società moderna basti e avanzi, la gente che sta recitando la parte del benestante privilegiato e si trattiene, evita gli eccessi per lavoro, pubblicamente, e in privato si dà o comunque si darebbe, se solo riuscisse a concederselo, ai festini sessodroga, alle pokerate, alla guerra, al di tutto e di più, devozione remissiva agli istinti più bestiali, alle peggio tentazioni distruttive e autodistruttive. È così che funziona la mente di tutte le creature viventi e l'uomo può ritenersi al centro dell'universo solo nella misura in cui riesce a concepirsi differente dagli animali, evoluto, portatore sano di scintilla divina, a costo di vivere nell'illusione, quella che fa credere che sia solo questione di tempo e tutto finirà per il meglio, di questi tempi, mentre secoli fa l'opinione era invece che tutto sarebbe finito in un gran botto con giudizio morale a seguire, come nelle trasmissioni dove si critica e disserta su xfactor o il grande fratello.

Adesso che ci siamo intesi sulla gente, quella che sospira leggendo le riflessioni sull'innamoramento di Alberoni (bellissime, fantastiche, se sbagli a parlare magari ti becchi una querela e noi non la vogliamo, una querela, quindi Alberoni per noi è un fottuto genio, lo amiamo), la gente che guarda i film che fanno molto ridere o molto piangere, le emozioni, ah, che gran cosa le emozioni, i sentimenti, che senti le farfalle nella pancia e i brividi e scarsa salivazione e tremolio alle gambe, no, quella è ricaduta sul sistema nervoso centrale di una lesione subdurale, ma non son pratico, forse mi confondo, insomma tutto ciò che non implica la fredda analisi di una realtà deludente e priva di speranza, tutto ciò che invece stimola il cervello a produrre sostanze legate alla tranquillità, al desiderio sessuale, all'appetito, al buonumore, sono ormoni, enzimi, sono gli stati mentali che rendono le droghe, dall'alcol alla metanfetima, dall'aspirina alla morfina, così studiate, sperimentate e apprezzate. Parliamo di gente drogata e assuefatta da questa o quella cultura, che sia il millenarismo o il romanticismo, che sia il sogno americano o la scienza sociale nazi-comunista. La gente è questa, non veniamo a raccontarci che là fuori è pieno di asceti e cervelloni, non prendiamoci in giro ipotizzando un'umanità da fantascienza, evoluta al limite della perfezione o sul percorso che conduce a un paradisiaco futuro terreno ricolmo di meraviglie.

Ogni volta che c'è qualche novità si registra l'eccitazione degli attendisti, degli assuefatti alla droga dell'irrazionale ateo e mondano, di quelli che si ammazzano in gruppo con veleno perché il santone ha previsto l'arrivo dell'astronave madre stasera dopo cena, quelli che si curano coi cristalli e vantano i pregi dell'omeopatia, quelli che si sentono blade runner perché abitano in un bilocale alla periferia di una grande metropoli e quelli che vivono su un pianeta virtuale frutto della loro fantasia e ti sembra di vedergli un triangolo sopra la fronte come ai Sims, quelli che sono così educati e civili e altruisti da rompere le balle a tutti su inquinamento, malattie, problemi, valori, una lista di scassamento di palle lunga così e poi scopri che sono i primi con l'armadio pieno di scheletri inconfessabili. E comunque di proposte alternative accettabili e prive di costi spaventosi zero, non ne hanno, ma l'importante è esprimere sentimenti positivi, non avere mai quel fastidioso e antipatico atteggiamento negativo, poco costruttivo e non collaborativo. Non venitemi a dire che la gente non è così, che bisogna avere fiducia nell'innata bontà umana, dal buon selvaggio al contratto sociale, ho letto qualcosa anch'io, non è che chi non la pensa come te è perché non ha letto questo o quel vangelo filosofico al quale nessuno può resistere più di un'ora senza convertirsi. Son tutte balle, se arriva una carestia la gente fa di tutto per non morire di fame. Se aggredisci lui o la sua famiglia quello ti salta al collo. La politica serve solo a fare il possibile per evitare che la gente si comporti come gli piacerebbe, o come si troverebbe costretta a fare, o come si sente giustificata a fare.

Ma veniamo al dunque, al fatto che la gente a un certo punto era ed è tutta lì davanti a internet in attesa del miracolo. Quale miracolo esattamente non si sa, qualcosa di esplosivo, culturalmente e politicamente parlando. Son passati decenni e ancora io non vedo niente, ma se ti poni come termine l'infinito qualcosa di positivo da imputare a internet vedrai che prima o poi succede. È come aspettare una crisi economica per poter finalmente dire visto, lo avevo profetizzato, questo dimostra che ho sempre avuto ragione a criticare il sistema vigente. Come lo scontro con il sistema editoriale, con l'accusa di scegliere solo roba adatta alla gente di cui sopra, roba da vendere per fare profitti, la solita menata contro il mercato capitalista, come se il mercato non fosse solo il luogo dove si incontra chi ha qualcosa da vendere e chi ha interesse a comprarlo. Ma oggi lasciamo da parte le solite stupidaggini sull'economia. Internet a ben guardare è piccolo, se togli la fuffa ti resta in mano poco o niente, io tutti queste menti geniali che si diceva non avessero successo perché venivano tenuti fuori dal sistema tradizionale per colpa di società segrete, alieni, gli speculatori, le corporazioni, la mafia, gli illuminati... Dove sono, adesso che sono liberi di esprimersi, tutti questi geni incompresi e vittime del sistema, perché io non li trovo nemmeno su internet. Delle due l'una: o internet come territorio per l'emersione spontanea delle eccellenze ha fallito, o non c'è nessuna folla di geni che attendeva solo l'avvento di internet per emergere. La gente è sempre pronta a lasciarsi illudere, a dare in pasto le proprie speranze al primo pifferaio che passa. Il paradosso è che il rifiuto del razionale è, in definitiva, la scelta più razionale, dato che l'alternativa è il nulla. L'evoluzione porta all'estinzione i meno adatti e la gente di cui sopra non si estinguerà mai per lasciar posto a una specie che può esistere solo nell'immaginazione di poeti e visionari. Il razionale è senza speranza, l'intelligenza ti uccide, se hai la fortuna di essere stupido è tutto più facile, hai solo da scegliere in quale presunta menzogna crepare, scommettendo su verità indimostrabili. Pensiamoci prima di inalberarci la prossima volta che uno stupido ci darà dello stupido, da un certo punto di vista bisognerebbe rispondere: grazie, non sarebbe male, se mi dai anche del gregario istintivo sono ancora più contento.


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