giovedì 22 marzo 2012

Liberi di non esserlo

Come il giusto non è mai completo anche la libertà non mai assoluta. Dato un sistema di regole qualsiasi ci sarà sempre qualcuno che si sente fin troppo libero e chi si sente prigioniero. È un fenomeno sociale anch'esso paragonabile a eventi fisici, che obbediscono a leggi universali o comunque a vincoli di realtà. Anche parlare di libertà è spesso solo un modo per imporre un volere che si ritiene preferibile il linea di principio o per via delle finalità che si perseguono. Sono tante le parole chiave che simboleggiano l'assolutismo ideologico di un'epoca che ha fatto suo l'estremismo sentimentale e il fondamentalismo positivista, esplicitandoli all'interno di un'economia sviluppata per mezzo di un'impennata tecnologica unica e irripetibile, basata su risorse destinate a un rapido esaurimento. Questione di decenni e ci lasceremo alle spalle una parentesi durata più di due secoli. Tutto è collegato, non si può parlare di cultura come qualcosa che avviene al di fuori delle concrete situazioni esistenziali della popolazione, che ignora guerre, ideologie, invenzioni, redditi, diritti. E parlare di cultura significa anche parlare di libertà, se si ha la libertà di farlo.

Non si ha la libertà di parlare della libertà per tanti motivi: perché è una parola sequestrata da un partito politico o da un movimento eversivo, perché in un certo periodo storico o in un certo luogo geografico è una parola che viene associata a altre parole meno condivisibili tipo libertà sessuale, libertà dei mercati, libertà di movimento di merci e persone. La libertà è anch'esso un valore bifronte, una lama a doppio taglio, come il giusto di cui ho parlato qualche giorno fa e come tanti altri concetti che servono per dividere e non per unire, come quel tizio venuto a portare il fuoco sulla terra, no, non Prometeo, nemmeno un qualsiasi lucifer mitologico, quell'altro. La libertà è più complicata da gestire per via dei paradossi che genera fin dal principio, quando si discute fra il dire e il fare. Perché si può dichiarare che esiste la libertà di, che è lecito, che si può, ma non basta a impedire che ci sia paura a esercitarla, o se non paura convenienza, o preferenza per quieto vivere. È qui che si distingue una società libera da una che no, uno stato libero da uno che no.

Per esempio puoi garantire la libertà di pensarla come si vuole, di dire quello che si vuole, di credere in quel che si vuole. Grandissime libertà. Fondamentali per l'espressione completa di un essere umano. Eppure nei fatti queste libertà non esistono. Mai. Da nessuna parte. Non solo il mondo è ingiusto ma adesso salta fuori che la libertà è un'illusione. Nessuno è libero. Siamo solo liberi di crederci tali. Dove andremo a finire, signora mia? Che tempi viviamo! Non voglio nemmeno ascoltare certe sciocchezze, andiamo via. Prego, signora, l'uscita è da quella parte, liberissima di tapparsi le orecchie. Dicevo la libertà è solo di chi non si trova in condizione di doverla esercitare. Ti senti libero se ti esprimi con belati, hai le corna e sei circondato da caproni. Ti senti libero se sei biondo con gli occhi azzurri e sei circondato da svedesi. Ti senti libero se le tue opinioni, quello che pensi e quelli che hai la libertà di dire, coincide con quello che pensa e dice la gente attorno a te. Il giorno in cui tutti dicessero cose che ti irritano cominceresti a capire cosa significa libertà.

E fin qui non sarebbe nulla. Semplice dialettica, dialogo, confronto, amorevole fratellanza, convivenza pacifica. Se ti piace sgozzare galletti e imprigionare anime in vasi di terracotta invocando il baron samedì allora cominci a trovarti a disagio se ti trasferisci da un'isola dei caraibi in una cittadina texana dove si gira con speroni e pistole e si fa il barbecue tutte le domeniche. Ma d'altro canto che senso ha parlare di libertà se tutti la pensano allo stesso modo, fanno le stesse cose, nessuno si prende la libertà di. Per cui parliamo sempre di libertà relativa, di un certo grado di libertà, potenziale ed effettiva. Se qualcuno vi dice libertà come se dicesse una cosa infinita probabilmente si confonde con la prima volta che ha sperimentato l'orgasmo, sorridete a annuite fino a quando va a rompere le scatole a qualcun altro. Altro paradosso, stavolta a valle, della libertà, è che assume importanza in funzione di quanto poca si percepisca di averne. Come l'amore: più ne hai e più lo dai per scontato, più ti sembra inutile. Più ne dai e più ti sembra rubato, eccessivo, svalutato.

Invece in questi tempi di stupidità benestante il giusto, la libertà, l'amore sono oggettivizzati, reificati, svalutati dal materialismo come i giocattoli smontati e resi irreparabilmente inutilizzabili da un bambino curioso, per vedere come sono fatti dentro, come funzionano; se lo fai con una cosa viva poi non ti stupire se diventa fredda e morta. Se non lo fate ora non importa, ho tempo, posso aspettare, arriverà il giorno in cui mi darete ragione. Facciamo degli esempi. Quanta libertà se è necessario discriminare per dare lavoro a qualcuno? Discriminare intendo sia per motivi ideologici che economici. Per esempio non ottieni i finanziamenti pubblici perché passano dal partito al momento al potere. Oppure perché il pubblico non compra prodotti che lo identificano con una posizione politica: tipo il disco di un cantante impegnato che si è schierato a favore o contro un canditato alle presidenziali. E la libertà è un prezzo molto alto da pagare quando significa rifiutare di essere pagati per quel che si fa, e in molti casi lavorare si riduce a quello: venire pagati per cose in sé prive di valore.

Ma anche la possibilità di accoppiarsi è un valido incentivo a pensare le cose che ti fanno sentire libero e non quelle che ti fanno sentire strano. Dire le cose che ti procurano click sul tasto 'mi piace' da parte degli altri e non quelle che la gente inizia a far finta di non conoscerti. La libertà ha un prezzo altissimo, sempre, che può arrivare a dare la vita, a morirci sopra. Quei finali da morì povero ma felice, morì in prigione ma in pace con se stesso, venne torturato ma non rinnegò né una volta né tre. Di libertà se ne riempie la bocca chi si schiera dalla parte dove la libertà è gratuita, perché quelli che conoscono il prezzo della libertà autentica sanno che è un pessimo affare. Chi combatte per la libertà combatte per imporre la propria perché non esiste potere, istituzionale o emergente dalla coercizione della maggioranza, che non sia illiberale. Non è un discorso anarchico, l'anarchia tratta la libertà come l'ateismo tratta dio: escludendolo, squalificando l'interlocutore, ignorando il problema.







[Da qui si può smettere di leggere.]





Nel paese in cui sono nato e in cui vivo, per fare un esempio che conosco ma anche altrove è la stessa cosa, anche peggio, è la società umana che è fatta così, dal branco di primitivi che vivono nelle grotte ai giaccacravatta sempre in riunione a commentare grafici. Nel paese in cui vivo non esiste una destra di stampo anglosassone, perfino il termine 'destra' è offensivo. Di conseguenza tutto ciò che non è considerato di sinistra diventa automaticamente sospetto, brutto, malvagio. Un clima dove la mancanza di libertà si misura in quanti si dichiarano di sinistra, tantissimi, e quanti di destra, nessuno. Siamo pieni di attori, cantanti, scrittori, giornalisti, presentatori, calciatori, comici, musicisti, registi, professori, scienziati, industriali, sociologi, medici, tutti di sinistra o la massimo di centro, cattolici moderati, liberali riformisti. Di destra? Nessuno. Solo quelli iscritti a qualche partito che si richiama a valori della destra socialista del primo '900 che non sanno fare altro e prendono abbastanza soldi da sopportare la valanga di merda che si tirano addosso ogni volta che aprono bocca. Eppure siamo un paese libero. In Italia ci vantiamo di essere il paese più libero del mondo. Scommetto che anche i cubani si ritengono liberi in uno stato libero, una parte di essi, magari quelli che lavorano per il Leader Maximo, il Migliore, e vedono Cuba come un'isola con le fantastiche cadillac color pastello, la musica, i sigari, il rum e le belle ragazze: un paradiso per l'uomo con le palle, vedi alla voce Hemingway. Nei fatti Cuba è una dittatura dove la libertà, quella consentita e soprattutto quella esercitata, è pochissima. C'è gente che in Italia si sente libera allo stesso modo dei cubani, conformandosi al sistema, aderendo alle aspettative, non accettando di farsi spada che divide per farsi testimone vivente di una scelta di vita che va oltre, mira all'eterno, vuole dare significato a un'esistenza che non viene ridotta al quotidiano e al materiale. Non sto dicendo che sia sbagliato essere di sinistra, sto dicendo che dove non esiste la destra (la destra liberista di stampo anglosassone, non la destra televisiva della piccola borghesia, non la destra sociale del fascismo e del nazismo) è pretenzioso fingere di vivere in un paese libero. Da noi qualsiasi argomento non di sinistra viene utilizzato per etichettare di 'destra' chi lo esprime e per disprezzarlo e deriderlo come persona. Si prendono le singole persone e se ne fanno macchiette, si va a scavare nella vita privata per dimostrare che chi ha detto quella cosa di destra è una persona orribile. Al contrario se emerge qualcosa a carico di una persona di sinistra ci si volta dall'altra parte, si perdona, si inventano giustificazioni, si ribaltano le accuse facendo insinuazioni. Capite che ambientino? Uno appena appena furbo secondo voi cosa fa? Uno che vuole fare carriera da che parte si mette? Rischia di beccarsi una pistolettata nella gambe per aver firmato un articolo? Di venire ammazzato per strada per essere stato consulente di un Ministero? Esagero? Andiamo ancora più nel dettaglio: se dici troppe tasse fai demagogia perché le tasse sono belle e la colpa è degli evasori. L'immigrazione è un problema? Sei razzista, gli immigrati ci servono, fanno lavori che noi no, fanno figli che noi no. Statalismo? Sei anarchico, neoliberista, non ami l'Italia che i partigiani sono morti evviva Garibaldi. Aziende pubbliche? Finanziamenti pubblici? Vuoi la privatizzazione selvaggia, vuoi togliere diritti al popolo. I servizi pubblici sono costosi e di infima qualità? Servono più soldi, lo stato deve investire di più, è colpa dei tagli orizzontali. Il mercato è soffocato dalla burocrazia? Vuoi il far west nell'economia. I tempi e i modi della giustizia sono da terzo mondo? Attacchi la magistratura. Terrorismo rosso? Colpa dei servizi segreti deviati e della P2. Questioni etiche morali come aborto famiglia eutanasia? Sei un bigotto cattopirla baciapile amico dei preti pedofili, oppure un berlusconiano puttaniere corruttore padrone del vapore. Troppo debito pubblico? Colpa di agenzie rating e speculatori che ci hanno messo sotto attacco. Troppa inflazione? Colpa della finanza e dell'Europa dei banchieri che ci hanno messo nei pigs. La crisi economica? Colpa di wall street e di Bush. Troppa spesa pubblica improduttiva? Vuoi togliere il pane di bocca a chi non arriva a fine mese. Israele? Palestina! Usa? Imperialismo, individualismo egoista, luogo infernale dove il capitalismo fa morire di fame i poveri per strada e i malati senza soldi non vengono curati. Polizia? Assassini, fanatici delle armi incapaci di ribellarsi al potere. Questo è un paese libero, figurati se non lo fosse. Sentiamo, sei libero di scegliere di tirarti addosso i romani e i farisei, vivere tutta la tua vita isolato, solo tu e la tua cazzo di libertà, oppure puoi farti i cazzi tuoi, se proprio non vuoi partecipare cerca almeno evitare di metterti di traverso, pensa a fare soldi costruendo mobili nella falegnameria di papà e andare a pescare con gli amici nel weekend, cosa fai? In Italia, oggi, tu, che ti credi tanto libero, quanto facile ti viene esserlo? Quante opinioni non di sinistra hai? Non che me ne freghi, a me la politica fa schifo, tutta, ma non posso parlare di libertà così, sui generis, senza entrare nel merito per paura che sennò magari a qualche militante fanatico gli va il sangue alla testa e la bava alla bocca.

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