venerdì 8 aprile 2011

Gringo, questo paese è troppo piccolo per tutti e due.

La confusione è diventata l'arma preferita di un certo modo di fare politica. Non ho ancora capito se è una cosa voluta, tesa a ingannare l'elettorato per strappare consenso all'avversario, o se è un altro dei molti sintomi a far ritenere inadeguata al proprio ruolo l'attuale classe politica. Che se intervieni a soffiare via il fumo ti guardano come se sei tu a far confusione, perché spiegare a chi non ha gli strumenti per capire è più complicato che ridurre a minimi termini questioni complesse tirando conclusioni sbagliate, comode ma false. Come quando si finanziano ricerche scientifiche a sostegno di un risultato che si vuole ottenere a priori, allo stesso modo creo delle spiegazioni all'apparenza coerenti che però supportano artatamente un punto di vista di parte. Per conto mio sono e resto convinto che si tratti di processi sociali, storici, culturali troppo grossi per venire guidati o arginati, ma questo non vuol dire che si venga giustificati qualora si lavori per accelerarne l'avvicendamento, anzi, trovo ci sia qualcosa di meschino e deprimente nel verificare quanto le masse siano facili da imbrogliare, al punto da renderle autrici della loro stessa disfatta. Forse è davvero un processo automatico, privo di una volontà organizzatrice o semplicemente fattiva al di là di corrette capacità previsionali, eppure rimane il dubbio che qualcosa o qualcuno lavori affinché vengano raggiunti obiettivi secondari di breve periodo anche a costo di sacrificare obiettivi primari di lungo periodo.

Quello che si può fare è tentare di evidenziare le distorsioni più manifeste o lasciare che la situazione si sviluppi fino a ritrovare da sé l'equilibrio. Il principio generale al quale infatti è impossibile sfuggire è l'equilibrio dinamico: per quanto siano frequenti e massicce le azioni che intervengono a sconvolgere le reciproche relazioni di forza, il sistema tenderà sempre, e con sempre si intende sempre, a riconquistare l'equilibrio, che sia lo stesso equilibrio al quale tendeva in precedenza oppure un nuovo equilibrio. Una volta che tieni presente questo semplice concetto capisci che l'insieme degli accadimenti si degrada a un'importanza del tutto relativa e diventa ancora più sciocco l'atteggiamento di chi si concentra e si sforza per assumere un qualsivoglia controllo sul flusso degli eventi. Partendo da un elevato punto di vista come questo non ha più importanza l'effettiva capacità individuale di influire sulle componenti del mainstream, sarebbe come tentare di convincersi di non essere un salmone mentre si risale, come hanno fatto e faranno generazioni di salmoni prima e dopo di noi, il torrente che sarà presto la nostra tomba. Eppure qualcosa si dovrà pur fare a questo mondo, mi si può obiettare, e dico certo, dico giusto, il problema è che molti, magari in buona fede, con le migliori intenzioni, quello che fanno è solo creare confusione, quindi danni al posto che benefici, discordia al posto di collaborazione, disorganizzazione al posto di programmazione.

Per stare all'attualità basta aprire qualsiasi canale mediatico per imbattersi nella confusione dilagante, specialmente laddove, come nel nostro paese e non da oggi o da ieri ma da secoli, due o più fazioni si combattono con tutto quello che trovano, arrivando a far del male a se stessi pur di ferire lievemente l'avversario. Un panorama sconsolante, asfittico, per il quale sono state coniate espressione come 'turarsi il naso' da chi è stato gambizzato in una delle molte parentesi nelle quali la violenza verbale delle fazioni in campo ha pensato bene di giustificare e fomentare l'esercizio della violenza fisica come strumento dialettico. La decadenza e il grottesco prendono piede in una società abituata alle concessioni che il benessere permette, concessioni che impattano anche abitudini di consumo, valori e costumi, percezioni e convinzioni, all'improvviso si trova spiazzata da una crisi economica con radici strutturali, non ricomponibile bilanciando gli interessi di singole regioni ma che necessita di un ripensamento globale riguardo a sviluppo sostenibile e scarsità di risorse. In siffatta contingenza si vorrebbe che i popoli, le masse, si orientassero senza attriti su innovative forme mentis e si adeguassero in tempi brevi alle mutate caratteristiche ambientali. E invece succede che la politica si fa interprete tendenziosa, per convenienze sottaciute, e strumentalizza le difficoltà e le disgrazie per incolpare la fazione avversa e ricavarne profitto in termini di consenso.

Di esempi dell'inganno quotidiano se ne trovano ovunque, basta avere la voglia, la pazienza, la forza, il tempo, gli strumenti per verificare le affermazioni che vengono date in pasto alla pubblica opinione dai mass media ma non solo dai mass media. Una miriade di media che non sono di massa ma sono di nicchia, e quindi dovrebbero essere più affidabili, si rivelano invece essere solo armi più affilate e letali, che confermano appositamente e colpevolmente le imposture assemblate da un vero e proprio marketing politico. Alcune 'campagne' sono molto sofisticate, altre meno. Anche la terminologia aiuta a dar forma al corpo di una società impazzita, caduta nella schizofrenia, infatti le campagne una volta erano solo militari, adesso sono strategie commerciali e comizi elettorali. Ieri, in parlamento, non in piazza per mano di un deficiente qualsiasi, hanno dato dell'assassino al ministro dell'interno e poi si sono scusati, rendendosi conto di aver esagerato, ma domani succederà qualcosa di simile come è successo in passato. Non lo pensano davvero, che sia un assassino, ma fa effetto, porta voti, fa niente poi se la gente passa dall'indignazione alla rabbia e va in piazza e finisce che un ragazzo muore mentre sta scagliando un estintore addosso a un poliziotto o gli spacca la faccia mulinando un casco integrale un altro manifestante. Anche pochi minuti fa ho sentito un giornalista alla radio, un giornalista moderato, che si occupa di mondanità e di sport oltre che di politica, dire che non bisogna restare indifferenti ma indignarsi, per non dire la parola con due zeta (intendeva la parola incazzarsi presumo). Questa roba nasce da Gramsci, hanno tirato in ballo Gramsci a una baracconata musicale per dire che bisogna schierarsi per i partigiani. È una catena, una escalation, una parola che si usava molto ai tempi della guerra fredda e che ora può venir buona solo per rendere interessante la telecronaca di un rocciatore.

Abbiamo la protesta contro i tagli alla scuola che si trasforma in una protesta contro la scuola privata (ovvero contro la chiesa, ovvero contro la religione marxianamente oppio dei popoli) così, senza reale motivo. E se dici che non c'è reale motivo sono sicuro che ti guardano male, come se fossi tu a mentire, come se motivi veri ci fossero e che la tua fosse mera contro informacia. Oppure la difesa dell'ICI (tassa sulla proprietà proudhonianamente furto) come soluzione federalista. Una tassa locale, che sia basata sui servizi erogati favorendo i comuni più efficienti o sul patrimonio immobiliare favorendo i comuni turistici non rende federalista uno Stato. Ma vai a dirlo ai salmoni che sono tutti concentrati a resistere alla corrente, impegnati a combattere per superare le rapide, intenti a vincere la gara a chi si accoppia di più e muore per ultimo. Oppure che il liberismo economico equivale al 'far west' e non all'idea che un eccesso di regolamentazione sia controproducente, a un certo punto qualche addetto al marketing politico ha appiccicato sulla fronte del liberismo l'etichetta 'far west'. Il bello è che all'inizio non si riferiva alla mancanza di regole ma al non rispetto delle regole vigenti. È stato stravolto nel significato per adeguarsi a esigenze di propaganda.

Intendiamoci, a me non me ne frega niente a un certo punto se c'è l'ICI o no, se vogliono spendere il doppio o la metà per la scuola, non sto parlando di questo, sto parlando dell'inganno, della strumentalizzazione, delle conseguenze di un modo di fare politica e informazione che ritengo non solo da irresponsabili ma anche da stupidi, molto stupidi. A volte mi preoccupo, a volte mi stupisco, a volte mi insolentisco, a volte mi deprimo, a volte mi inalbero, ma alla fine quello che faccio e desistere, ignorare, lasciar perdere, perché è inutile invitare i salmoni a non obbedire all'istinto, mettersi a spiegare come e perché le loro azioni finalizzate all'ottenimento della soddisfazione li condurranno a esiti spiacevoli. E quando sento inviti all'azione rispondo che anche il rifiuto di partecipare è un'azione, anche l'indifferenza è una scelta ben precisa, anche prendere le parti di chi non prende parti è lecito e legittimo, specialmente quando prendere parte significa una sola cosa, imbracciare le armi per la parte che critica l'inazione e squalifica qualsiasi tipo di opposizione all'affermazione di un mainstream, qualunque rifiuto a risalire il fiume per ordine della Natura se sei un salmone, della Storia se sei un figliastro di Hegel. No grazie, non vado nemmeno a votare senza turarmi il naso dai tempi della balena bianca, non vedo in giro un partito in grado di rappresentarmi.

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