Nella Germania iperinflattiva del dopoguerra c'era un detto: meglio prendere un taxi perché lo paghi a fine corsa. Esiste tutta una filosofia del denaro prodotta da chi il denaro non sa cosa sia. Il denaro viene legato alla colpa di averne troppo, di spenderlo male, di adorarlo. Quando devi costruire una trama che si regga sulla passione ci puoi mettere una donna, il potere o il denaro, e se vuoi che sia approvata dai buonisti deve avere un finale romantico, dove qualcuno o qualcosa interviene per imporre con la forza il trionfo del bene. Nessuno di questi tempi vuole finali realisti, dicono che sono tristi, come se la vita non lo fosse, come se bastasse nascondere i malati dentro agli ospedali, i delinquenti nelle prigioni, i matti negli incubi. Sono quasi due secoli che impera la dittatura del romanticismo e adesso che sta andando in crisi inizierà a mordere come un animale in trappola. Se è ancora sul trono è perché non si trova con cosa sostituirlo. Fa comodo una forza persuasiva sentimentale in grado di modellare il significato della realtà, di rendere prevedibile la pubblica opinione e di permettere una guida che non ricorra sistematicamente alla violenza per disincentivare la naturale propensione gregaria delle persone a una crescente degenerazione morale.
Ma non voglio dipingervi il quadro della situazione culturale alla stregua di eidolon della crisi economica. L'origine della crisi economica risiede nel modello culturale alla base delle scelte fondamentali della politica che si traducono solo in seconda battuta in decisioni condivise riguardo per esempio all'impianto progressivo delle imposte o a soluzioni per contenere le conseguenze di una fase recessiva. Chi non sa di cosa parla cerca di darvi a bere che è una fase, che il progetto complessivo è comunque valido, che è tutta colpa del capitalismo e in particolare della finanza, ovvero del denaro. È come se qualcuno vi dicesse che è normale correre su un piede solo per tutta la vita e che le vesciche sono colpa della scarpa, che è sufficiente aggiustarla o buttare la vecchia per la nuova e si potrà riprendere a saltellare su un piede solo per un altro paio di secoli. Il che è anche possibile, la parte più spaventosa è che non solo è possibile trascinare il romanticismo per altri secoli, ma è anche possibile sostituirlo con qualcosa di peggio: sbagliavamo a credere che si dovesse usare un piede solo e procedere a saltelli, abbiamo scoperto che si deve strisciare sulla pancia.
La grande sovrastruttura del socialismo è palesemente contro natura, nel senso che è ovvia la funzione riparatrice della coscienza civile nei confronti di meccanismi spietati che non consentono la sopravvivenza dei meni 'fortunati'. Si tira in ballo la fortuna, il caso, non hanno di meglio d offrire come spiegazione della diversità, a meno di inserire nell'equazione una sorta di vendetta/opportunità divina dai propositi complessi e tutto sommato insondabili. La bestia nera dello scientismo, così spaventato da tutto ciò che è inspiegabile dalla ragione da volerlo eliminare. Il romanticismo impone un lieto fine e questo lieto fine la scienza e la filosofia lo ottengono eliminando fisicamente ogni fonte di colpa o distorsione caotica. Ho parlato qua, alcuni interventi fa, della soluzione dei dilemmi morali tramite l'eliminazione dei contenuti delle leggi morali (se elimini dio non ha più senso il primo comandamento, se elimini la famiglia non esiste più il tradimento coniugale, se elimini la proprietà non ha più senso il furto, e via dicendo). Allo stesso modo la scienza tenta inutilmente da decenni di eliminare le diseguaglianze togliendo di mezzo i diseguali. Comunismo e nazismo sono la stessa cosa: l'applicazione del principio romantico che in filosofia cancella (annichilisce) la morale vanificando i precetti, nella scienza elimina i malati, i brutti, i poveri, i deficienti.
Ma sono partito con l'intenzione di parlare solo del denaro, non della religione del socialismo reale con le sue ingenuità e le sue aberrazioni. Il socialismo come prodotto culturale è implementazione del romanticismo che ha figliato l'ateismo scientista e nichilista. Il problema è che l'unica alternativa che ci viene in mente è antisociale, individualista e immorale. Un problema che risale a Sparta e Atene, non è roba nuovissima, inutile che vi fate prendere dall'eccitazione, non è una novità di quelle con cui vi ha abituato la pubblicità e la retorica progressista che ogni cosa dev'essere nuova, pulita, splendente, più bella, più forte, più resistente, più eccitante e gioiosa. E vissero felici e contenti, lunga vita e prosperità. No, la vita di solito non lo è e chi non si rassegna finisce depresso e drogato, comunque infelice e insoddisfatto. Al punto che quando arriva un terremoto, un'alluvione, una crisi economica la gente è felice di poter giustificare la sua animosità senza volto, la sua rabbia provocata da un mondo che non si conforma alle aspettative. Se la prende con i potenti, con i ricchi, con gli immorali (di solito donne 'puttane'). È il romanticismo, baby, va avanti da quasi due secoli e tu ci sei nato dentro, ci vivi dentro e non te ne accorgi, come i famosi pesci di Wallace: salve ragazzi, com'è l'acqua?
Ma io volevo parlare del denaro, solo del denaro. Il denaro è un sistema di misura del valore. Il valore è dato dall'incontro tra quando è possibile incassare e quanto si è disposti a pagare in un dato momento. Il valore dipende anche dal quando e dal dove, un ghiacciolo, per esempio, vale meno in inverno, in Alaska. Il denaro è solo questo: uno strumento per effettuare scambi senza gli intoppi e le seccature del baratto. Il denaro può solo essere troppo o troppo poco. Se è poco la banche non hanno nulla da prestare e calano gli investimenti, spendi oggi e recuperi in tot anni, calano i consumi, non ti finanziano la sostituzione della macchina, e di conseguenza calano i prezzi, la produzione, e di conseguenza scattano i licenziamenti. Non è il denaro in sé a provocare tutto questo, è la sua scarsa disponibilità. Non è colpa delle banche se c'è poco denaro, non è colpa dei governi se il denaro viene a mancare. Si tratta del sistema, non del sistema capitalista, non c'entra niente il capitalismo nel discorso, la stesa cosa può accadere in qualsiasi sistema, capitalista o comunista che sia, ovunque si utilizzi il denaro si accettano le regole che determinano il funzionamento di qualunque strumento di pagamento. La finanza tratta solo del rischio legato al prestito, allo scorrere del tempo, al verificarsi di condizioni più o meno limite. La gente parla del denaro come parlasse del tempo, oggi piove, sì, e la colpa è degli speculatori.
Il motore dello sviluppo basato sulla crescita infinita è attuato sia nel capitalismo che nel comunismo, voglio essere chiaro su questo. Nei paesi comunisti si produce come nei paesi capitalisti, non aumenta il numero di pezzi stampabili da una pressa idraulica a seconda che si assuma il rischio imprenditoriale una società di capitali privati o lo Stato. L'aumento di popolazione è l'unica risorsa sulla quale i regolatori di mercato non hanno controllo, perfino sul prezzo del petrolio si può influire, a costo di fare una guerra se necessario, ma sulla popolazione no. La crescita infinita non solo presuppone risorse naturali infinite (e già questo basta per affermare che è una logica necessariamente di breve periodo, smith o non smith), ma anche una continua fonte di manodopera a basso reddito che sostenga i consumi. Masse motivate all'acquisto della qualunque, povere e poco istruite, che accettino lavori di merda per paghe di merda. Altrimenti devono trovare schiavi da fuori, d'importazione. Se poi, adesso che sapete tutto questo, volete andare in piazza a occupare, agitare cartelli, respirare lacrimogeni, far casino, sai che roba, sono molto impressionato, cercate di divertirvi che siete giovani (se siete vecchi mi fate solo pena).
Anche troppi soldi non va bene, ma è sempre meglio che pochi, per via della finanza, quella stessa finanza che ora viene accusata di ogni male. Se la finanza non avesse pompato soldi nel sistema l'unica cosa che sarebbe accaduta è che la crisi sarebbe capitata prima. La finanza ha rimandato il peggio dando modo ai governi di sistemare le cose. Come chi fa un prestito a un padre di famiglia che sta attraversando un periodo difficile. Solo che il periodo difficile non è temporaneo ma prolungato, l'ingresso nel mercato di nuovi attori (è un termine tecnico, in economia si chiamano attori nel senso che agiscono, non che recitano) ha creato un fortissimo disequilibrio, uno sbilancio con ripercussioni che avremmo potuto evitare solo continuando a isolarci, noi paesi occidentali dico, tenendo fuori il resto del mondo, quello sì ricchissimo, ma di gente povera e ignorante che non vede l'ora di seguire le nostre orme, solo che recuperano uno svantaggio di secoli in tempi rapidissimi perché la tecnologia, la conoscenza, permette salti di passaggi. Un selvaggio non si deve reinventare la ruota per costruire una fabbrica di biciclette, gli basta assumere un ingegnere appena uscito da un'università occidentale. Noi invece siamo ricchi di gente istruita e benestante che non sa nemmeno cos'è il denaro, e nessuno glielo spiega, non sento dire da nessuno le cose che scrivo io. Eppure sono cose semplicissime, non ci vuole un genio per capirle.
Se la carenza di denaro è nociva, anche se ineluttabile quando l'amministrazione pubblica consuma una fetta esagerata della ricchezza nazionale, il caso di molti paesi più socialisti di altri, ovvero garantiscono standard di benessere che il sistema produttivo non può assolutamente permettersi spendendo cifre che non possono venire parificate dal prelievo fiscale. Quando i soldi se ne vanno tutti al sostegno del bilancio statale i soldi vengono a mancare, ma qui si innesca la finanza, buona o cattiva. Perché oggi vi spingono a odiare la finanza? Presto detto, perché per il socialismo la finanza buona è quella che immette liquidità. Perché è buona la finanza che aumenta la quantità di denaro in circolazione? Presto detto, perché crea inflazione e svalutazione, permettendo al governo di esternalizzare il costo delle politiche socialiste. L'inflazione è una tassa sul denaro. Solo chi è in possesso dei titoli di credito (ogni singola banconota è un titolo di credito che permette di esigere un controvalore dalla corona/tesoro/emittente) perde ricchezza. Il solo fatto di essere ricchi implica un costante e inesorabile impoverimento dovuto a erosione del potere d'acquisto. Musica per le orecchie del socialista ma anche per lo Stato assistenziale, per il voto di scambio, per le mille possibilità di spesa improduttiva e di corruzione e di alterazione dei principi concorrenziali nelle mani del potere. Per chi non è ricco ma ha debiti, come lo Stato, l'inflazione è un ulteriore toccasana perché riduce il valore dei debiti. La svalutazione invece riduce automaticamente l'esposizione con i creditori esteri. Chi ha investito in valuta locale vede deprimersi il controvalore.
No so perché nessuno ve lo spiega. Spero che non sia un segreto di stato e di non pagare conseguenze per averne parlato. L'equazione è smaccatamente lineare: stampo moneta per finanziare la crescita, affinché gente povera e ignorante diventi ricca e istruita, dopodiché mi serviranno nuovi poveri e ignoranti, nell'ipotesi che le materie prima siano sempre abbondanti e a buon mercato e che l'inflazione non superi mai il livello tale da far preferire il taxi perché si paga a fine corsa, o da ritrovarmi nel paradosso comunista delle tasche piene di soldi ma negozi vuoti, o da spingere gli stranieri a non comprare i miei titoli né accettare la mia valuta in pagamento perché ritenuta carta straccia a causa delle continue svalutazioni. Spero che adesso abbiate capito un po' meglio come funziona il denaro e che la prossima volta che vi invitano a manifestare sprechiate qualche secondo a chiedervi perché e per chi lo state facendo. Se invece vi piace far parte della massa, siete inguaribili romantici, allora accomodatevi, che magari riuscite a farvi riprendere dalla tv e diventate famosi per i warholiani quindici minuti.
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